Uscito di galera dopo due anni e mezzo, il musicista di strada alcolista Bruno Stroszek - ingenuo quarantenne di origini ungheresi - torna a cercare la sua amica Eva, una prostituta che subisce le angherie di due protettori scellerati e senza scrupoli. Nonostante i buoni propositi, incapace di crearsi una quotidianità normale e di smettere di bere, Bruno riprende senza grossi risultati a suonare la fisarmonica nei cortili e nel contempo a fare i conti con la brutalità e la cattiveria di quelli che fanno parte del suo stesso disgraziato mondo. L'ennesimo pestaggio di Eva e le costanti derisioni subite da Bruno, convincono i due a seguire negli Stati Uniti l'anziano pianista loro vicino di casa, il quale è stato più volte invitato là da un nipote che ha un'officina meccanica nel Wisconsin.
Raccolto il denaro necessario per il viaggio grazie alle ultime autonome marchette di Eva, i tre trasvolano oltreoceano e si ritrovano catapultati pieni di speranze ed entusiasmo in una realtà che non è certo quella delle grandi metropoli e del cosiddetto "sogno americano". Il nipote del vecchio amico vive nelle gelide campagne ai margini di una piccola cittadina, tra campi incolti, case prefabbricate e un paesaggio rural-urbano che sembra non essere cambiato da decenni. Tuttavia la percezione di un cambiamento positivo non abbandona nessuno: Eva viene assunta come cameriera in un road-restaurant frequentato soprattutto da camionisti e Bruno comincia a fare l'aiuto meccanico in officina. In breve, i due riescono ad ottenere credito dalle banche e ad acquistare una bella casa prefabbricata. L'impatto con la dura vita di quella terra, però, non tarda a manifestarsi nei suoi aspetti più sottili. Manca l'interlocuzione con la comunità - soprattutto per Bruno, che di inglese non mastica che poche parole - e manca il contatto con quello spirito miracoloso che in Europa li aveva proiettati verso un futuro di blando benessere e serenità. Il dialogo nella coppia si fa vago, il denaro non è abbastanza per far fronte alle rate del mutuo e ben presto la banca mette all'asta le poche proprietà di Bruno. Mentre Eva, stanca di quell'approccio demoralizzante, decide di partire verso il Canada con un camionista che ha conosciuto al ristorante.
In un delirio di disperazione, certi di essere perseguitati da un Sistema demoniaco e impietoso, Bruno e l'anziano vicino imbracciano il fucile determinati a rapinare una banca. In realtà riescono a rapinare solo un barbiere e il vecchietto viene subito catturato dalla polizia. Bruno riesce invece a fuggire, impadronendosi del carro-attrezzi dell'officina e viaggiando verso Nord, su strade sempre più umide e nebbiose, tra foreste di conifere e piccoli villaggi di legno sempre più stranieri. Il suo volontario epilogo di fronte al fallimento di ogni rivalsa e volontà di riscatto sarà un colpo di fucile, seduto su una seggiovia in disuso che ha rimesso in funzione.
"La ballata di Stroszek" è uno dei più lucidi e spietati ritratti dell'uomo marginale (ed emarginato) che resta solo con il suo destino senza poter trovare alcuna via per redimersi e migliorare la sua condizione. Ingannato dalla falsa e stereotipata promessa che altrove le cose possono solo andare meglio, pur disilluso dalla consapevolezza dei suoi limiti, l'uomo debole e sensibile come Bruno fugge dal mondo di riformatori e bassifondi in cui è cresciuto quando è ormai un adulto segnato dalle esperienze più tristi e disonorevoli. E convinto che la vicinanza di una compagna possa dare una certa stabilità alla sua voglia di rifarsi, affronta la condizione di emigrante con una pacatezza determinata, anche se nel profondo non muore la sua visione persecutoria della società del denaro.E un artista; e il sorriso sornione che accompagna le sue ballate d'amore mal si concilia con il crudo opportunismo di magnaccia e prostitute, così come con l'american lifestyle tradizionalista di una cittadina lontana anni-luce da Chicago o New York. Le speranze per un attimo accarezzate con fiducia gli sfuggono rapidamente di mano e si ritrova abbandonato ancora una volta dalla sua donna e da chiunque altro, finendo ancora una volta dall'altra parte della legalità. Ovviamente, senza alcuna vera via di fuga.
Herzog gira nel 1976 il suo primo film a soggetto ambientato dichiaratamente nella civiltà attuale, utilizzando un taglio semi-documentaristico e un cast in cui l'unica attrice professionista è la ex-moglie del regista Eva Matthes (Eva). Dividendosi tra le tinte famigliari di un'Europa ancora ammantata di guerra fredda e le suggestioni pionieristiche di una parte degli USA che sopravvive uguale a se stessa da sempre, il grande cineasta tedesco scrive una pagina di cinema che non indulge in alcun sensazionalismo; e cerca anzi di ritrarre in presa diretta, con un taglio da cinema vérité purgatorio ed inferno di un uomo che il paradiso - probabilmente - non l'ha nemmeno mai sognato. La sensazione di disturbante sopraffazione e cattiveria esercitata a livello personale (e in modo gratuito) dai due protettori criminali nella prima parte del film, viene poi sostituita dalla sensazione glaciale di isolamento fisico e verbale in cui i tre emigrati si ritrovano; dove la sopraffazione non è più mirata sul piano personale, ma diventa inevitabile ed automatica per tutti coloro che non hanno i mezzi e la malizia per adeguarsi e fare un salto di qualità.Il modo cortese e laconico in cui il funzionario della banca parla a Bruno ed Eva, le incomprensibili conversazioni mimate dei due meccanici spesso alticci, la desolazione spoglia del paesaggio invernale diventano la cornice surreale di una deriva senza ritorno, il riveglio rovesciato dalla realtà ad un sogno che ha tutte le sue logiche e che, svanita l'illusione, rende lampante l'ineluttabilità del suo esito negativo
Di grande effetto e compartecipazione la prova attoriale di Bruno che riesce più credibile e umano di qualsiasi professionista di scuola hollywoodiana e infonde la sua difficile anima al personaggio senza soluzione di continuità. Il personaggio è in verità lo specchio di sé ed Herzog riesce a dirigerlo senza compiacimenti e sfruttamenti modellandovi sopra la storia; arricchendola quindi di tanti spunti narrativi che attingono comunque alla realtà dei fatti e dei luoghi mostrandoci un'America di folklorismi grotteschi ed estremi (il banditore d'asta, gli animali addestrati nelle vetrinette a gettone, l'uomo scomparso con il trattore, i vicini di terreno che da anni attendono di spararsi).
Amara parabola dei nostri tempi, "La ballata di Stroszek" resta un capolavoro attualissimo e tocca da vicino una grandissima fetta di umanità che ancora oggi - a distanza di oltre quarant'anni - deve fare gli stessi conti che fece Bruno con la redenzione personale e l'inutile aspirazione ad una vita meno grama.
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Altre recensioni
Di Wiserson
"La Ballata di Stroszek è un film che non lascia scampo: il Destino crudele segue come un'ombra i protagonisti."
"Bruno sembra parlare quasi a fatica per tutto il film, specchio delle sue difficoltà di inserimento in un mondo che non ha bisogno di lui."