Visto a Milano in un cinema quasi irreale. Sala piccolissima, semivuota, pervasa da una strana sensazione di intimità ed empatia. Eravamo in 13, io e Lollo compresi. Film visionario, difficile da digerire.
Herzog ha incollato pezzi di filmati già esistenti e ci ha aggiunto un monologo stralunato dell'eccezionale Brad Dourif che, come al solito, perfora lo schermo con i suoi occhi da pazzo maniaco. Per tutta la durata del film è completamente assente qualsiasi cosa possa essere chiamata ritmo. Impossibili da comprendere le complesse teorie scientifiche che vengono citate nel film (perlomeno da chi, come me, ha digerito a fatica il teorema di Pitagora).
Stupenda la teoria del trasporto caotico. A questo film associo sempre una sensazione estraniante, ma più che di sensazione credo sarebbe più corretto parlare di suono: questo è un film che ti lascia dentro un suono vuoto e inquietante, il suono dell'ignoto spazio profondo. E comunque Chaotic Transport sarebbe un bel nome per un gruppo musicale ma, a quanto pare, sembra che non ci abbia mai pensato nessuno..
Malinconica e poetica l'immagine del cielo di ghiaccio perforato dai nostri astronauti.
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Altre recensioni
Di sotomayor
Questo non è un film di fantascienza né un documentario scientifico, ma un percorso spirituale attraverso lo spazio e l’anima.
Alla fine, chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere in nessun tempo e in nessun luogo, ricercando quel calore umano che solo il contatto con i nostri simili ci può dare.