Quante incarnazioni può avere il diavolo ? Può un uomo essere al contempo pedofilo, manipolatore, misogino, torturatore, complottista, dittatore, appaltatore, ricettatore, e pervertito della peggior specie ? Per informazioni chiedere a Paul Schafer, leader carismatico della colonia cilena nota come Colonia Dignidad.
Divertiamoci. Prima guardate il film Colonia (2015) di Florian Gallenberger che vi darà un’idea dell’antefatto, dei fatti storici, delle collocazioni. Cast sontuoso. Poi, con l’acquolina, guarderete la docuserie di cui in oggetto.
E’ presto detto. Schafer nel dopoguerra la pensò buona. Iniziò a predicare, come un novello messia, bazzicando le vallate, per creare un seguito. Carismatico, persuasivo, creò un seguito consistente, una comunità. Ma in Germania non sono fessi: le prime distorsioni fecero eco da subito, lo smantellarono.
Allora a ridosso degli anni ’60, con una dose massiccia di adepti, emigrò in Cile. Al sud, in una landa deserta, raccolse risorse e forze per allestire una comunità con tanto di scuole e ospedale. La sua forza ? Semplice: il regime sanguinario che proprio in quei mesi deponeva Allende.Il regime di Pinochet. Che ovviamente non era un filantropo, e in cambio volle molto. Collaborazione. Vite. Risorse.
La comunità di Paul Schafer (o Pius, come amava farsi chiamare dai suoi) prosperò per lustri. Donne, uomini, bambini, divisi come nemmeno nei collegi più rigidi. Violenze, torture, sia fisiche che psicologiche. Attuate con pazienza certosina, fin dalla più tenera età. Fino ad ottenere adorazione e devozione.
Fino a inebriarsi e morire, quasi novantenne, in carcere, quando ormai non vi era più nulla da scontare. Sì, possiamo dirlo: Paul Schafer l’ha fatta franca. Mai nessuno lo ha fermato. Ci hanno provato, ma sono stati tentativi flebili, mosse, mezzi passi. Nessuno ha mai osato. Né la polizia. Né le ambasciate. Né i diplomatici. Nemmeno i politici.
Perché ? Chi era quest’uomo che catturava menti, vite, terre, legioni e nessuno aveva il coraggio di sfidare ?
Vi invito a documentarvi, ne vale la pena. Davvero.
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