Quando si sente il nome di Will Saul viene spontanea una considerazione: chi è?
In effetti, prima di mettere le mani su questo disco, non lo avevo mai sentito nominare. Ignoranza mia, sia chiaro. Il commesso del negozio di (s)fiducia mi aveva avvertito: "Ascoltalo, non ti deluderà".
Lo aveva detto anche per "Human After All" dei Daft Punk che, dietro sua segnalazione, avevo comprato a scatola chiusa... Ancora oggi gli rinfaccio i 18 euro sprecati per quell'accozzaglia di samples robot-rock-izzati. Ma questa è un'altra storia...
Comunque un po' scettico, indosso la cuffia, schiaccio play e traccia dopo traccia mi convinco della bellezza di questo lavoro.
Una musica sospesa tra electro, dub, downtempo, hip hop, techno e brokenbeat, in una dimensione intermedia, the "Space between" appunto. Luoghi dove trova posto anche l'algida voce della poetessa di Philadelphia (Ursula "prezzemolina" Rucker), dapprima sul dub di "Tic Toc" e poi sui breaks di "Where is it". Memorabili "Soul in motion" e "Speak and spell" in una alchimia perfetta di drum machine, scariche di bassi, vocoder e voci femminili. Vengono in mente paragoni con i Recloose di "Cardiology", ma anche qualcos'altro.
Cerco informazioni nel booklet.. ah ecco! C'è la collaborazione di Fink della Ninja Tune. Tutto torna. Per concludere "Space between" si può definire un tour guidato attraverso luoghi poco frequentati della musica.
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