Ho letto tante recensioni sui Wintersun. Tutte (o quasi) quelle italiane rimangono critiche riguardo questa band e il lavoro che ha composto; tutte (o quasi) quelle straniere invece, si sciolgono la lingua a tesserne le lodi e ad impalmarli a più non posso.
Probabilmente un giudizio oggettivo di questo album lo si può dare solamente collocandolo al centro dei due opposti pareri, ma forse, per quanto mi riguarda non è proprio così. Per chi non lo sapesse, i Wintersun sono il progetto solista di un certo Jari Mäenpää, ex cantante e chitarrista degli Ensiferum, band che, al solo nominarla, tra gli estimatori del genere Folk/Epic/Viking, crea uno scompiglio superiore, in devastazione, ad un maremoto.
Gli Ensiferum, sono stati e forse sono ancora, un'istituzione nel campo "Swedish Metal", e con il loro omonimo album di debutto, sono riusciti a dettare nuove regole e nuovi canoni per quanto riguarda il suonare ed il raccontare di storie epiche in piena tradizione scandinava.

Fatta questa premessa, capirete bene perché in molti sono critici nei confronti dei Wintersun. Perché poi, il paragone con gli stessi Ensiferum è inevitabile, anche perché lo stesso Mäenpää ne rappresentava la spina dorsale e uno tra i principali compositori, ma è scorretto a parere di chi scrive. Questo album dovrebbe essere giudicato per quello che è, e non per quello che "potrebbe essere" se messo a confronto con altri suoi similari, anche se questo lo si può concedere. E difatti di analogie e di, semplicemente, cose "simili" agli Ensiferum, le canzoni ne sono profondamente permeate.
Ciò non toglie che la perizia, la maestria, la squisita tecnica compositiva, il "sentimento" che i Wintersun ci mettono è assolutamente imprescindibile da qualsiasi giudizio o opinione si possa o si voglia dare.

Canzoni come la prima "Beyond the Dark Sun", pur non spiccando in originalità, e già dal titolo lo si capisce bene, o come la seconda "Winter Madness", o come "Death and the Healing", sono episodi degni di più note, che prepotentemente fanno capire che il talento, unito ad una buona dose di tecnica e di gusto, possa far nascere album che certamente non verranno annoverati come capolavori o epigoni di un genere, ma che, come si suol dire nel "nostro" gergo, "spaccano" e pure di brutto. Provare per credere. Sarà un piacere ascoltare quasi sessanta minuti di musica pompata, epica, dal facile piglio e dalle parti sempre taglienti e tese sul bilico del Power da una parte, e del Death svedese dall'altra.
Niente perifrasi, niente che non sia riconducibile ad una scena precisa e che già annovera tante band capaci e ben strutturate, ma non per questo si dovrebbe voltare le spalle e correre disgustati lontani da simili, calpestati, lidi.
Le parti di batteria, opera di un certo Kai Hahto, sono decisamente bestiali, ben bilanciate, corpose e che non sbagliano un colpo. Le chitarre, opera dello stesso leader Jari Mäenpää, ricamano assoli su assoli, scale iper-tecniche su ossature melodiche infarcite di tastiere e synth, e la sua voce, oltretutto, è graffiante e suggestiva nel miglior modo possibile (ricordando in certi frangenti quella, simbolo di un certo Death Metal, di Jeff Walker dei Carcass), e le composizioni globali che ne escono, non annoiano mai, ma fanno venire sempre voglia di metterle al massimo del volume nello stereo per scatenarcisi.

Se poi tutto questo non vi basta, allora farete bene a tornare ad ascoltarvi i Children of Bodom (a cui i Wintersun, come se fosse una maledizione per chi suona un genere simile, sono molte volte paragonati), o magari, se non sopportate troppo la tecnica, gli Eternal Tears of Sorrow, ma, sarebbe giusto e opportuno dare una chance anche a questa band, fosse solo per le atmosfere composite e magistrali che permeano una canzone come "Sleeping Stars", o per il Power schiacciasassi di "Starchild" che mette in risalto l'anima più epica e tecnica di Mäenpää e la stilizza in, ben, sette minuti e rotti di taglienti riff e di batteria al fulmicotone, decisamente notevoli, con in più, a completare il tutto e chiudere il cerchio, pure tanti richiami Folk che faranno la gioia di quanti, la notte, sognano di lande innevate, montagne vertiginose avvolte dalla nebbia, ruscelli d'acqua fredda che spaccano le vallate, e aurore boreali senza fine.

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