Dai, su, alzi la mano chi non l'ha mai visto. E' uno dei più celebri, e amati, cartoon Disney di tutti i tempi, nonostante sia nato in condizioni produttive proibitive.
Disney, proprio lui Mr. Walt, muore nel 1967 durante la lavorazione de "Il libro della giungla", l'ultimo classico con la firma della sua supervisione. Non un capolavoro, un buon film, divertente il giusto e un tantinello sopravvalutato. Ma come fare senza il fondatore e senza colui che tutte le opere aveva fino ad allora visionato e a cui aveva dato l'ok definitivo? Ecco dunque riprendere in mano, in casa Disney, un vecchio progetto del fondatore, rifare una specie di "Carica dei 101" ma con i gatti al posto dei cani, spostando l'ambientazione dalla Londra attuale alla Parigi dei primi del '900.
Inizialmente, almeno nelle intenzioni di Walt, il film venne pensato come un documentario dal vivo, ma l'impresa, pensata sul finire degli anni '50, apparve subito improba. Oltretutto, il live action era, per così dire, ancora abbastanza rudimentale e "Mary Poppins" sarebbe giunto a destinazione solo nel 1964. Così, sfruttando una ricchezza di fondali mai vista (900!, è probabilmente il più elegante film Disney da un punto di vista scenografico) e utilizzando una colonna sonora jazz abbastanza innovativa per l'epoca (non si sentiva jazz con tanta facilità nei prodotti d'animazione!) curata, tra gli altri, da Maurice Chevalier la Disney realizza, nell'arco di tre anni, "Gli aristogatti".
Certo, la genialità de "La carica dei 101" non c'è, e nemmeno le invenzioni tecniche di quel film (il famosissimo procedimento Xerox che abbattè i costi di produzione dell'opera) e il cattivo, il maggiordomo Edgar, è mollaccione e fin troppo comico e certo è lontano anni luci dalla cattiveria semi-horror di Crudelia de Mon. Eppure, i personaggi dei gatti funzionano benissimo: Minou, Matisse e Bizet, i tre gattini cuccioli, sono di una tenerezza eccezionale e Romeo, sì proprio lui "er mejo der Colosseo", è divertente e indimenticabile quanto basta. Piccola nota, che credo sia doverosa: io odio i doppiaggi, i film a mio parere andrebbero visti in lingua originale coi sottotitoli, tuttavia, succede che a volte qualche doppiaggio risulti migliore dell'originale (in definitva, per fare un esempio, Stanlio e Ollio funzionano meglio in italiano) e qui, il nostro Romeo, è molto più divertente in dialetto romano piuttosto che nell'originale, e un po' sciapo, irlandese col nome di Thomas O'Malley. Doppiato magnificamente dal grande Renzo Montagnani.
Ritmo serrato, battute divertenti, personaggi secondari da incorniciare (l'avvocato centenario, che appare a inizio film, è uno spasso) e una colonna sonora che ha fatto epoca, a cominciare dal roboante sottofinale al suono di "Tutti quanti voglion fare jazz" (in originale "Everybody wants to be a cat"). E, se le canzoncine dei prodotti Disney spesso tendono ad interrompere l'azione o, a volte, semplicemente sono troppe, qui sono perfettamente inserite nel contesto e non risultano mai fuori posto.
La Parigi di inizio '900 è una meraviglia e, come spesso accade con la Disney, se il rapporto ricchi/poveri è sempre a vantaggio dei primi (i gatti vivono in una villa nel centro della città in compagnia di una ricchissima, e anziana, signora, mentre Edgar è costretto ad infrattarsi nei bassifondi dell'edificio), il riscatto dei più diseredati (in questo caso Romeo) appare inevitabile. A riguardo, da confrontare con l'altrettanto ottimo "Lilli e il vagabondo" (1955).
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