Era ora, finalmente! Dopo aver preso ascensore, autostrada e crocevia, eccoci giunti ai confini dell'Inferno. E speriamo che da questo momento in avanti i posti riservati ai cinefili sulla barca di Caronte siano definitivamente esauriti. Che i cineasti horror di questo decennio in corso volessero, in qualche modo,  lasciare un segno (non solo in riva alle acque del cesso) con le loro opere (su tutte Saw e Hostel)  sembra evidente, ma con "Frontiers - Ai confini dell'inferno", stavolta ci si è spinti davvero troppo oltre. Tuttavia, dietro la banalità e l'abuso tematico del titolo, coerenti con il prevedibile svolgimento della trama, si celano intenti ben più "profondi".

Il primo capitolo della saga dell'Enigmista rappresentava un tentativo almeno apprezzabile di combinare lo splatter con il thriller vecchio stile (quando l'identità del colpevole veniva svelata solo alla fine), per poi sconfinare nei  4 sequel in un sadismo ai limiti dell'umana sopportazione.

Hostel, invece, ha ignobilmente screditato l'enorme potenziale macabro dello scenario alberghiero portato ai massimi livelli da Hitchcock, rivelandosi una bidonata super-pubblicizzata (ricordo che al cinema erano disponibili perfino sacchetti per il vomito come gadget) che ha solo alimentato la controversia sulla figura di Tarantino.

Se è vero che al peggio non c'è mai limite, a quanto pare bisognava per forza varcarne i "confini" per fugare ogni dubbio. Vi dicevo degli intenti; ebbene, mi è sembrato che l'unico obiettivo della pellicola di Xavier Gens fosse quello di superare in efferatezza i due film di cui sopra. A costo di mettere in scena una violenza, visiva e psicologica, davvero impressionante e fine a se stessa. Credo sia proprio questa l'ultima frontiera del cinema splatter: poco importa che la trama sia inverosimile, a tratti perfino grottesca, l'importante è che nulla sia lasciato all'immaginazione dello spettatore, e che il sangue e le varie parti dei corpi martoriati di turno ricoprano il grande schermo in maniera direttamente proporzionale al prezzo del biglietto (che di domenica sera costa anche il massimo).

Per un'ora e mezza si annulla qualsiasi confine tra la sala cinematografica e una macelleria. Il pretesto per la storia è la probabile vittoria alle elezioni presidenziali di un candidato di estrema destra; approfittando delle violente rivolte in strada, un gruppo di delinquenti  prova a fuggire in Olanda in seguito ad una rapina in banca. Tra di loro c'è Yasmin, unica donna nonchè unica della gang con un po' di sale in zucca, incinta del capo, suo ex ragazzo. Durante la fuga decidono di sostare in un inquietante motel gestito da una famiglia di psicopatici di stampo patriarcale e di ideali nazisti che, pur di preservare la purezza della propria "razza", incoraggia perfino rapporti incestuosi. Quasi dimenticavo l'altro simpatico vezzo dell'accogliente nucleo familiare - casomai la situazione non fosse abbastanza raccapricciante - il cannibalismo. I piatti preferiti, naturalmente, sono gli ospiti. Del tutto irrilevante mi è parsa, invece, la semi-pacifica presenza di creature poco umane segregate nei sotterranei (probabilmente i frutti di tali insani congiungimenti). Descrivere le singole torture non reggerebbe comunque il confronto con la loro visione. E' probabile che gli stomaci più forti, ormai assuefatti alle atrocità inscenate in film del genere, possano non sconvolgersi troppo; quello che è davvero disturbante non è tanto l'intensità della violenza, comunque non trascurabile, quanto la durata. Dai primi fotogrammi fino ai titoli di coda è un susseguirsi di brutalità senza un attimo di tregua, senza alcuna possibilità di ristorare la vista con qualche scena che raffigurasse un contesto diverso (una stronzata qualsiasi, le indagini della polizia, per esempio), in un'estenuante, continua ricerca dell'effetto più cruento. Dopo neanche metà film cominci a sbuffare (vi assicuro che l'ho fatto davvero) perché, complici anche le innumerevoli citazioni (Non Aprite Quella Porta, Le Colline Hanno Gli Occhi, e lo stesso Hostel), non ti riesce difficile immaginare dove la storia andrà a parare. Credo che, conoscendo questi film, possiate farlo anche voi senza sprecare un solo euro per il noleggio del dvd, nonchè il vostro preziosissimo tempo. A meno che non andiate fieri del vostro masochismo o, sotto sotto, crediate che Jeffrey Dahmer in realtà era Babbo Natale, perchè pensate che non c'è mai troppa violenza sotto i vostri occhi.

Se cosi fosse, non oso immaginare cosa potreste fare con una telecamera in mano...

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