La Cina,
un paese di forti contrasti, di diversità, di metropoli e villaggi, dove tradizione e modernità spesso si scontrano. Un paese immenso, così immenso che fa paura, che fa sembrare l'uomo un puntino nero su un miliardo di fogli bianchi.
La Cina ha due volti: quello industriale di una potenza economica e quello rurale, arretrato. Quello delle olimpiadi e quello delle risaie. Ed è il secondo volto, quello povero e invisibile, il soggetto principale di questo film. "Non uno di meno" parla di quella parte della Cina rimasta a cinquant'anni fa, fuori dal mondo eppure così grande visto che occupa quasi tutta la parte occidentale, e non solo, di questa gigante nazione.
In uno di questi tanti villaggi sparsi per il paese il maestro Gao, insegnante di una scuola elementare che è più baracca che scuola, deve assentarsi per un mese per assistere la madre malata e chiede a Wei, una ragazzina di tredici anni di sostituirlo. Gli raccomanda di tenere i bambini constantemente a bada e di sorvegliarli, nemmeno uno di essi dovrà assentarsi al suo ritorno. Il compito è tutt'altro che facile, e la situazione peggiorerà ulteriormente quando uno dei suoi allievi fuggirà per andare a lavorare in città. Wei dovrà ritrovarlo ma in una grande città, si sa, le speranze di trovare qualcuno senza sapere quasi nulla di lui sono molto remote. La città è il caos, la confusione, è un altro mondo, roba da perdersi anche per chi ci abita. Odore di fritto, mercato, cinesi in bicicletta e poi tanta gente. E' strano che sia proprio questa gente ad aiutarla a ritorvare quel bambino, nella realtà se ne sarebbero fregati tutti. Lì invece gli fanno fare addirittura un annuncio in televisione, questa forse è l'unica nota di fantasia del film, che sembra voler concludere con un lieto fine se non impossibile almeno difficile da credere. Purtroppo la maggior parte dei lieto fine sembrano sempre poco credibili mentre le storie che finiscono male sempre più reali. Ma la realtà la viviamo già tutti i giorni, e ogni tanto non fa male vedere un film finire in modo diverso, dove tutti si ritrovano e ritornano a casa.
Questo film veramente ti fa vedere la Cina in un angolazione diversa. Scordatevi le arti marziali e i templi buddisti con l'incenso. Qui c'è una Cina cruda, fatta di terra e cemento. Tutto, dall'ambiente agli attori (che non sono attori professionisti), è preso dalla strada, da quello squarcio di vita quotidiana a noi tanto strana, e chissà se ci potranno mai essere veramente storie come queste a lieto fine.
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