SONO CADUTO NELLA TRAPPOLA...

Ormai è risaputo che con l'avanzare degli anni affiorano nuovi autori emergenti, giovani e giovanissimi, che propongono le loro storie, spesso trasgressive, altre volte leggere e scorrevoli.

In Italia c'è stata Melissa P. con il bruttino "Cento Colpi Di Spazzola Prima Di Andare A Dormire", dagli Stati Uniti con furore arriva invece questa ragazzina di ignota identità (pare non voglia mettere su internet sue fotografie e il suo stesso nome non è altro che un nome d'arte), con i peli sulla lingua... parecchi persino.

E se la traduzione italiana del titolo riuscitissimo "Please Don't Kill The Freshman" diventa un terribile "Scusate Se Ho Quindici Anni", comunque sul retro della copertina il libro viene mostrato come un'opera imprescindibile, come se fosse una sorta di grido della nuova generazione.

Quel riassunto così ingannevole mostra una ragazza che descrive i suoi amici con termini estroversi ed estremi, che si autodefinisce "Pomosexual" (ovvero omosessuale postmoderna, anche se inconsapevolmente nel libro si invaghisce di diversi ragazzi).

Sembra quindi il romanzo di una ragazzina tra l'intellettuale, l'anarchico e l'arte. Quando lo vidi di sfuggita mi incuriosì, mi incuriosì parecchio... e finii per comprarlo.

Prime righe. Già sono messo in difficoltà, la scrittura idolatrata da molti adolescenti americani e da parecchi critici, definita "innovativa e poeticamente perversa" non è altro che un guazzabuglio di termini, di ossimori, di belle scenette poetiche buttate lì come se fossero palle di neve.

Zoe Trope se ne frega letteralmente dalla trama, campando per aria una sorta di diario vuoto, senza la minima narrazione, puntando sulla forma, sul lessico, che sorprende, affascina, ma che non lascia nulla.

Frasi come "La sua presenza assomiglia alle mie labbra screpolate dalla panna" dimostrano un'anima quasi retrò-romantica, ma che al contempo vuole e pretende essere sarcastica. E così si continua tra pagine e pagine vuote: pagine in cui la ragazzina non fa altro che lamentarsi, dei genitori, del fratello, degli editori e degli amici.

Forse è innamorata del suo migliore amico asiatico e gay, non si sa. Non si sa: incertezza assoluta. Più scorrono le pagine e più i dubbi affiorano. E se il vertice poetico si raggiunge nel momento in cui la dolce pulzella osserva con i suoi occhietti il disastro delle torri gemelle, subito dopo si ritorna al vuoto assoluto.

Righe che non raccontano nulla, che sono così pretenziose e vanitose da far venire i brividi. Un romanzo che vuole essere affascinante, vuole sembrare originale, evitando, quasi per farlo apposta, un minimo accenno di una storia inesistente.

Le idee mancano. Mancano davvero.

Ed è un peccato, perché alcune trovate sono quasi geniali... Zoe sa scrivere, non c'è dubbio... ha un buon uso del lessico, della grammatica e della lingua, ma non bastano i requisiti linguistici per fare un buon libro. Rimandata a settembre.

"Tutti mi dicono che sono aspra come un limone ma un giorno sarò una mela. Imparerò ad essere dolce"

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