Cari tutti, pensavo di farvi un buon augurio pasquale ritornando a scrivere, con e per Voi, di musica italica "minore", a diversi mesi di distanza dalla mia ultima uscita pubblica ed anche in considerazione dei ripetuti inviti a rimeditare la mia scelta da parte di alcuni cari utenti del sito ai quali va il mio saluto speciale (Romeo1985, Birba, Rivoli, Il Giustiziere, Panapp).

Preciso subito che questa recensione non costituisce - ahimè - un mio ritorno in pianta stabile sul sito, quanto una fugace incursione nell'ambiente che mi ha partorito per riflettere brevemente sui modi attraverso i quali la musica giunge al fruitore in un'epoca frammentaria ed incerta come la nostra, a riprova della complessità dei tempi in cui ci tocca vivere e della fuggevolezza stessa dei mezzi di conoscenza del reale e di trasmissione del sapere o di diffusione dei prodotti dell'ingegno umano.

Orbene, dovete sapere che dalle mie parti è scoppiata la moda di Karima Ammar, la sensuale cantante di origini marocchine che, come noto, ha variamente folleggiato durante l'intero 2008 in quel di "Amici" di Maria de Filippi, presentandosi scalza nelle scorse settimane al Festival di Sanremo con la canzone "Come in ogni ora", pezzo davvero interessante ed arricchito, in una delle esibizioni serali trasmesse sulla Raitivvù, dalla presenza del grande Burt Bacharach (quello di "Raindrops Keep...").

La "Karimania" esplosa in questi ambienti ha spinto molti dei miei accoliti - nonostante il mio biasimo - a procurarsi il pezzo attraverso strumenti d'uso ormai comune come il p2p, con un interessante implicazione che spiega, in maniera piuttosto icastica, il concetto stesso di "eterogenesi dei fini": agire per uno scopo e raggiungerne un altro, magari anche positivo, ma del tutto inatteso ed imprevisto, a conferma di vite dominate più dal Caso che da un Disegno Intelligente.

Il fatto è che il pezzo scaricato da molti, pur portando il titolo del brano della Karima, è in realtà tutt'altro, ovvero "Cleo" di tale 4TU feat Anna (la cantante), erroneamente attribuito, in alcune zone del web, a Caterina Rappoccio, giovanissima cantante lanciata direttamente dal karaoke di Fiorello e già spalla di Max Pezzali degli 883 in pezzi in voga come negli anni '90, fra i quali "Aeroplano".

Davvero un inatteso tour per le vie più secondarie della musica degli ultimi lustri, questo, non si sa se dovuto ad un Accidente dell'Essere - e dunque, in questi tempi, dell'Internet - o ad una sapiente mossa comunicativa, in cui la brava Karima e l'evanescente Caterina Rappoccio vengono utilizzate, alla stregua di quanto avviene nei racconti di Paul Auster come pure in un noto film di fantascienza di Ridley Scott, come strumento per veicolare tutt'altro nei padiglioni auricolari dell'italiano medio.

Il pezzo, va detto, è meraviglioso, forse pure meglio di quello della succitata Karima e dei risalenti brani della Rappoccio, meritando la mia attenzione e la conseguente recensione ad uso di tutti Voi.

Sotto il profilo prettamente tecnico musicale, il brano si caratterizza come un incedere di derivazione blues per sola voce femminile e chitarra acustica, in cui mi sembra di sentire qualche reminescenza battistiana, soprattutto del periodo "Anima latina"; registrato con apparenti mezzi di fortuna in ambiente domestico, il pezzo restituisce all'ascoltatore la sensazione di essere calato in una tipica atmosfera lo-fai, domestica e raccolta, agli antipodi rispetto alla pirotecnica kermesse sanremese od al caravanserraglio del karaoke degli anni che furono.

La voce di questa Anna dà l'impressione della fresca gioventù e dell'inesperienza rispetto alle deviazioni dell'Esistere, soprattutto quando si inerpica sui toni più alti con discese ardite e risalite di vario genere, conferendo al tutto un effetto trasognato che, ascolto dopo ascolto, si finisce quasi per adorare, soprattutto laddove il brano si rivela come un accostamento di suggestioni verbali e linguistiche in cui si mescolano metafora e analogia, superando le pastoie del realismo verbale e del sentimentalismo, ombelicale ed autoriferito, à la Pausini, a mio parere il vero problema della musica italiana del nostro ultimo quindicennio.

Vengo così all'aspetto più interessante del brano tutto, ovvero al testo ed alle suggestioni stranianti che esso scatena nell'ascoltatore: non si capisce bene di cosa parli, a chi si riferisca, chi possa essere questa Cleo, quali sentimenti la leghino alla cantante, e dove sia esattamente ambientato il pezzo.  

Il senso ultimo della vicenda narrata mi sembra, ma qui posso fallare ed ovviamente lascio ad ognuno la libertà di interpretare il testo come più gli aggrada, una sorta di inno al vitalismo ed alla vitalità che si trasforma in Creazione ("Sul corpo sale caldo che/Non si scioglie/In testa una canzone in re/Piano scorre"), in cui la cantante si trova in tutti i luoghi e non luoghi del nord Italia parlando di questa Cleo, soggetto ormai lontano eppur vicino, Immanente perché visto e vissuto ovunque (Il 98 passa ancora qui vicino/soffice nella nebbia blu scompare... [Milano?] Cleo adesso guarda su/Venezia adesso ha il suo volto [Venezia?]).

Il realismo viene superato, oltre che dalla pluralità dei punti di vista e dall'accostamento quasi libero delle parole, dal richiamo a sinestesie di ascendenza classica (Son lacrime di lana bimba/Ti scalderanno e sarai donna... Dolce il suono del suo pianto... Per sempre il profumo/Della tua notte bianca), che danno al tutto un toni misteriosi ed ermetici di fondo, con esiti quasi psicotropi se la canzone viene riprogrammata ripetutamente fino a farla divenire un simpatico mantra da cantare eventualmente in coro in una scampagnata domenicale di primavera, in cui ogni fiore di prato reca in sè il senso, che si penserebbe perduto, del Tutto e della Natura che ci richiama a vivere e creare.

In sintesi conclusiva, posso osservare come questo brano sia, probabilmente, il più ammaliante pezzo di musica italica "minore" da me sentito nel corso degli ultimi anni, di una spanna superiore a tutti gli altri (tipo il "Pop porno" da me recensito a novembre) e meritevole, almeno per quanto mi concerne, di diffusione presso il medio e grande pubblico, augurandomi che gli autori proseguano in questa direzione senza farsi soverchiare dalle esigenze di un mercato che non sempre premia il meglio.

(Deus Sive) naturalmente Vostro,

Il_Paolo

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