Fare rock oggigiorno non deve essere affatto semplice, d'altra parte si sa, tutto (o quasi) è stato detto e scoperto. Difficoltà che possiamo trovare nella maggior parte delle produzioni odierne di nomi noti e non, che, irrimediabilmente non fanno altro che farsi il verso a vicenda. Cosa fare quindi?! Buttarsi in qualcosa di personale e per certi versi stimolante oppure puntare dritti sulla strada del "già sentito"? Beh nel caso degli A Crime Called possiamo dire che la seconda opzione è sicuramente quella a loro più congeniale visti i risultati ottenuti in "Beyond These Days".
Questo disco di otto brani sembra la classica raccolta di b-side messa sul mercato da un qualsiasi gruppo statunitense anni 90 (Nickelback, 3 Doors Down, Black Stone Cherry), un lavoro dove la stragrande maggioranza dei brani fa l'occhiolino a melodie mielose e singoli da classifica. L'unico brano per certi atipico è quello di apertura, vale a dire "Out Of Flow" in cui il quartetto apre con un muro sonoro al limite dell'heavy che colpisce nel segno salvo poi andare a perdersi con una serie di simil cover di poca presa. Dispiace essere così critici di fronte a questa band ma è davvero complesso trovare qualcosa di originale o perlomeno meritevole di menzione nella loro proposta. A essere obiettivi tutto ciò è davvero un peccato in quanto i musicisti sanno il fatto loro in chiave tecnica, abilissimi nel creare scenari sonori all'altezza ma non altrettanto nel donare personalità alla proposta. Un'altra nota dolente è l'uso (pessimo) della lingua inglese, fin troppo italianizzata e che trova il suo punto massimo nelle due versioni del titolo del disco poste su copertina e CD stesso (il primo scritto nella maniera corretta "Beyond These Days" e il secondo "Beyond This Days"). Se si vuole partire dai difetti per un futuro più roseo la pronuncia (e regole grammaticali al seguito) è sicuramente il punto dal quale ripartire, per il resto con un po' di coraggio in più qualcosa di interessante potrebbe pur venir fuori in futuro.
Staremo a vedere!
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