Musicalmente parlando non provo alcuna fascinazione per il conformismo, non provo interesse verso chi non ha il minimo coraggio nell’osare, verso chi si nasconde dietro la confortevole barriera del “già sentito”, al contrario la mia mente viene stimolata dalle novità, da chi sa creare qualcosa di nuovo, da chi sa progredire ed evolversi con coerenza. Non sono una persona che approva la mediocrità, non sono un tipo da “6 politico”. Musicalmente parlando gli A Forest of Stars fanno proprio al caso mio e di chiunque la pensi come me.
Già con il loro esordio “The Corpse of Rebirth” la formazione inglese era riuscita ad imporsi sulla scena con il suo sound estremamente personale, purtroppo, causa una produzione non sempre all’altezza, l’album, non riusciva a convincere sino in fondo. Su “Opportunistic Thieves of spring” la situazione cambia; la produzione e decisamente in linea con la proposta della band, riuscendo ad esaltare tutti i passaggi e tutti gli intrecci strumentali, pur rimanendo (fortunatamente) ben lontana dai lidi del pomposo e del bombastico.
“Opportunistic Thieves of spring” è un album incredibilmente elegante e misterioso, capace di creare atmosfere ipnotiche ed ammalianti, grazie anche a frequenti incursioni di strumenti inusuali (per questo genere) come tamburi, flauti e l’immancabile violino, i quali vanno spesso a delineare partiture dallo squisito sapore mediorientale i cui intrecci proiettano in un modo magico ed esoterico. Apparentemente, influenze musicali di questo tipo, potrebbero apparire azzardate per una band Black Metal, sicuramente i puristi del genere storceranno il naso durante l’ascolto di questo disco, ma infondo è normale che sia così.
Nel complesso questo lavoro degli A Forest of Stars si accosta perfettamente al termine “gotico”, ma badate bene, non mi riferisco ad ammalianti donzelle troppo truccate, pizzi neri e ritornelli ai limiti del pop tipici del genere attualmente definito “Goth”, mi riferisco piuttosto alle atmosfere misteriose ed inquietanti di un buon romanzo di fine ‘800, mi riferisco a particolari sensazioni che possono essere descritte esclusivamente con tale termine.
Consiglio a tutti i potenziali acquirenti di reperire la versione digibook dell’album, la quale può vantare un’estetica sopraffina a metà strada tra una fiaba d’altri tempi e un erbario rinascimentale.
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