I primi messaggi di Maria Santissima a Medjugorje (1981 - 1984)

Il più grande intervento di Dio nella storia. Così un giorno saranno ricordate le apparizione della Santissima Vergine in questo piccolo paese della Bosnia Erzegovina. Apparizioni iniziate il 25 Giugno 1981, esattamente dieci anni prima dell'inizio della sanguinosa guerra in Iugoslavia.

Gli ultimi trent'anni sono stati anni davvero particolari - trent'anni di tremenda degenerazione in cui l'umanità ha dimenticato Dio. La Madonna è venuta a ricordarci che Dio esiste e che si è fatto uomo:

•- "C'è un solo Dio. E tra Dio e gli uomini, c'è un solo mediatore: Gesù Cristo" (23 Febbraio 1982)

Ed è venuta a ricordarci che la Chiesa Cattolica non è un'istituzione umana:

•- "Siete tutti figli miei: musulmani, ortodossi, cattolici. In tutte le religioni c'è del buono. Ma solo nella Chiesa Cattolica c'è la pienezza della grazia".(25 Febbraio 1982)

Ma i cattolici non si illudano:

•- "Non basta essere cattolici per salvarsi. Bisogna rispettare la volontà di Dio. Anche i non cattolici sono creature fatte ad immagine di Dio e sono destinate a raggiungere la salvezza se vivono seguendo rettamente la voce della loro coscienza. La salvezza è offerta a tutti senza eccezioni. A chi molto è stato dato, molto sarà chiesto; a chi poco è stato dato, poco sarà chiesto". (20 Maggio 1982)

Il 30 Ottobre 1981 una profezia epocale (che testimonia chiaramente la veridicità delle apparizioni):

•- "In Polonia, tra breve, ci saranno gravi conflitti, ma alla fine i giusti prevarranno".

La Madonna qui profetizza il trionfo di Solidarnosc (1983). L'inizio della fine del comunismo, ma anche l'inizio dell'accettazione acritica dell'edonismo consumista che ha portato allo sfascio attuale:

•- "State costruendo un mondo senza Dio. Ecco perché siete infelici. Ma senza Dio non c'è né futuro, né salvezza eterna".

Il 17 Aprile e il 2 Maggio 1982, la ragione di queste visite che durano ormai da tre decenni:

•- "Queste apparizioni a Medjugorje sono le mie ultime apparizioni sulla terra. Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l'ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra. Affrettatevi a convertirvi!".

Ovviamente, in un tempo in cui i preti non parlano più dell'inferno, la Madre di Dio è venuta a ricordarci che c'è un giudizio a cui nessuno potrà mai sottrarsi:

•· "È sbagliato insegnare alla gente che si rinasce più volte. C'è una sola vita. E dopo la morte, c'è la salvezza o la perdizione eterna. Solo Dio, nella sua infinita giustizia, conosce il grado di responsabilità di ogni essere umano e pronuncia il suo Giudizio Finale nell'ora della morte. Oggi la maggior parte degli uomini, quando muore, va in Purgatorio; un numero molto grande va all'inferno; solo qualcuno va direttamente in Paradiso. Vanno all'inferno coloro che rifiutano deliberatamente Dio sulla terra. Quelli che vanno all'inferno non hanno più alcuna possibilità di redimersi. Le anime dei dannati continuano a rifiutare Dio e nell'inferno lo maledicono ancora più di quanto facevano quando erano sulla terra".

Ai veggenti, la Madonna ha affidato un certo numero di segreti di cui non si sa quasi nulla. Prima della realizzazione di questi segreti (che sono castighi per i peccati dell'umanità) verrà dato all'umanità un segno soprannaturale indistruttibile e permanente che apparirà a Medjugorje e che dimostrerà l'autenticità delle apparizioni.

In quei giorni, tanta gente si recherà a Medjugorje, ma molti di coloro che vedranno il segno non si apriranno al pentimento. Vedranno ma non crederanno:

•- "Non aspettate il Segno per convertirvi. Quando il segno apparirà, per molti sarà troppo tardi. Prego tanto per i non credenti. Anche loro sono figli miei. Non sanno quale tremendo destino li aspetta".

Nessuno più dell'Immacolata Concezione poteva istruirci sulla forza attuale di Satana:

•- "Dovete sapere che Satana esiste. Il diavolo ha avuto da Dio il permesso di tentare la Chiesa per un certo tempo. MA, QUANDO SI SARANNO REALIZZATI I SEGRETI CHE VI SONO STATI AFFIDATI, IL SUO POTERE SARA' DISTRUTTO. Già ora comincia a perdere il suo potere, e per questo è diventato aggressivo: distrugge i matrimoni, causa ossessioni, solleva discordie fra i consacrati, provoca omicidi". (14 Aprile 1982)

Un anno dopo:

•- "E' giunta l'ora i cui a Satana è consentito di agire con tutta la sua forza e la sua potenza. L'ora presente è l'ora di Satana". (10 Febbraio 1983)

E non si può non citare lo speciale messaggio dato alla parrocchia l' 1 Gennaio 2001:

•- "Ora che SATANA E' LIBERO DALLE CATENE, consacratevi al mio Cuore Immacolato e al Cuore di mio Figlio".

Con questo messaggio soprannaturale, capiamo finalmente il perché della agghiacciante accelerazione della devastazione morale di questi anni 2000.

I mezzi per battere Satana sono solo due: conversione della vita e preghiera. Su questo, i messaggi della Madonna non ci dicono nulla di nuovo. Ora tocca a noi.

Vi ho voluto dire solo l'essenziale. Potete trovare tutto il resto in:

I MESSAGGI DELLA REGINA DELLA PACE - SHALOM

Satana: favola o realtà?

Il diavolo non è favoletta; il diavolo esiste veramente. E anche lui è una creatura di Dio. Per comprendere il paradosso dobbiamo partire dall'inizio della creazione.

In principio, prima ancora di creare cielo e terra, Dio creò il mondo invisibile: l'aldilà e gli angeli. Quello che viene chiamato volgarmente "Paradiso" è, teologicamente parlando, la visione beatifica della Santissima Trinità. Tutto quella a cui la nostra volontà, il nostro intelletto e il nostro cuore anelano.

Vista la sua importanza, il Paradiso non può essere dato senza merito. A nessuno. Nemmeno agli angeli. Proprio per questo, subito dopo aver creato le creature angeliche, Dio le sottopose ad una prova. Il superamento o meno di questa prova - sulla cui natura la Sacra Scrittura non ci dice nulla - avrebbe determinato la loro sorte eterna.

Alcuni angeli la superarono; altri no. Tra questi ultimi c'è Lucifero (da Lux Fero, "portatore di luce" ), il più grande tra tutti gli angeli. Da quel momento, Lucifero è diventato Satana, detto il diavolo (divisore) - colui che, con la tentazione prima e il peccato poi, vuole dividere gli uomini da Dio, sorgente della vera felicità.

•- "E fu una guerra in Cielo. Michele, con i suoi angeli, ingaggiò una guerra col Dragone... E il serpente antico, chiamato diavolo o Satana, fu precipitato sulla terra". (Apocalisse 12, 7)

I progenitori, a causa del loro assenso al serpente (il cosiddetto "peccato originale"), hanno portato nel mondo il peccato (umano), la debolezza carnale (la cosiddetta "concupiscenza"), il dolore e la morte (spirituale e fisica).

Ma Dio, che è Amore (come ci dicono le lettere di San Giovanni) non può abbandonare le sue creature. E allora, lentamente, è entrato nella storia umana mediante la Rivelazione, rivelandosi come Misericordia (parola che si può tradurre come "compassione verso il cuore misero" (miser cord)).

Visibile espressione di questa Misericordia è stata l'Incarnazione di Cristo avvenuta nel grembo della Vergine Maria. Manifestazione ancora più grande della Sua Misericordia, la Passione e la Morte in croce di suo Figlio - il supremo e sublime sacrificio d'amore di Gesù al Padre, che ci ha meritato la vita eterna nella Risurrezione e che ha distrutto per sempre il potere di Satana in coloro che decidono di lasciare il peccato e di vivere secondo virtù.

Tuttavia, anche se la Risurrezione ha sconfitto (potenzialmente) il demonio, il suo potere non può essere sottovalutato. San Paolo definisce Satana "il dio di questo mondo" (2 Corinti 4,4); Giovanni dice che "tutto il mondo giace sotto il potere del maligno" (1 Giovanni 5, 19); e soprattutto il Signore, proprio durante la Passione (il suo titanico scontro faccia a faccia con il maligno) lo definisce "il principe di questo mondo" (Giovanni 14, 30).

In parole più semplici, nonostante la Risurrezione, la nostra lotta contro le insidie di Satana, durerà fino alla morte:

•- "La nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e sangue ma contro i principi, le potenze di questo mondo oscuro, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti"(Lettera di San Paolo agli Efesini 6, 12).

Chi combatte le tentazioni e si sforza di seguire (rettamente) la sua coscienza, un giorno avrà parte alla gioia eterna che Dio ha preparato per coloro che lo amano. Chi, invece, asseconda le tentazioni senza combattere, sarà eternamente condannato alla perdizione (teologicamente parlando "l'assenza di Dio").

Insieme alle tentazioni, in casi molto particolari, Satana può compiere, per permissione divina, altre due azioni:

•- La vessazione, con la quale il diavolo tormenta un'anima con pensieri spesso razionalmente assurdi, portandola in uno stato di prostrazione e di disperazione che può arrivare al suicidio.

•- La possessione, raccontata da W. Friedkin ne "L'esorcista", con cui Satana si impossessa letteralmente del corpo di una persona, pronunciando parole e compiendo azioni di cui la persona colpita non è moralmente responsabile. Le ragioni della possessione sono tre: la partecipazione a messe nere, la consacrazione al diavolo (mediante il "patto di sangue") oppure, più semplicemente, uno stato di indurimento radicale nel peccato (su tutti, le perversioni sessuali (omosessualità, orge, sodomia, rapporti orali, pornografia), l'uso della droga e l'aborto).

Viviamo nell'era di Satana. E come la Madonna ci ha detto a Medjugorje, oggi Satana è sciolto dalle catene. Se vogliamo trionfare ai giorni di disperazione collettiva che ci saranno, non rimane che cambiare vita.

Ecco le armi che Dio ci ha dato per battere il demonio:

•- Una vita senza peccato mortale volontario;

•- La devozione alla Madonna (l'Immacolata Concezione, l'unica creatura senza peccato originale);

•- Una grande fede nella Risurrezione del Signore, come lui stesso ci ha detto: "Ecco i segni che accompagneranno coloro che crederanno: nel mio Nome scacceranno i demoni". (Marco 16, 17)

Smettete di raccontarvi le favole e cambiate vita. Se non lo fate, il senso di solitudine e di angoscia che sentite dentro, è destinato ad aumentare sempre di più. Fino alla disperazione finale.

Evangelium Vitae

di Giovanni Paolo II

•- "Il vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù Cristo. Accolto con amore dalla Chiesa, questo vangelo va annunciato con coraggiosa fedeltà agli uomini di ogni epoca e cultura".

Così Giovanni Paolo II apre la sua enciclica centrata sulla difesa della vita umana. Un documento straordinario, apprezzato da tanti uomini di buona volontà e di ogni religione (ebrei, musulmani, induisti etc), e ovviamente ... criticato da preti, vescovi e cardinali.

Una premessa è di rigore. Un'enciclica papale non è un articolo di giornale che oggi viene letto e domani buttato nel cestino. Un'enciclica papale è un documento eterno, che chiama in causa il "Magistero autentico" e che, in materia di morale e dogmatica, chiama in causa il "Magistero Infallibile". Qui è il Figlio di Dio che parla a nome del Vescovo di Roma:

•- "Con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un innocente è sempre gravemente immorale e offende gravemente il Creatore. Tale dottrina, scritta nel cuore di ogni uomo, affermata dalla Sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione, e insegnata dal Magistero della Chiesa, è UNA VERITA' IMMUTABILE CHE LA CHIESA PROCLAMERA' PER SEMPRE. Privare un essere umano della vita, ANCHE QUANDO SI TRATTASSE DI UN FINE BUONO, rimane un atto illecito e intrinsecamente cattivo. Nessuno ha il diritto di uccidere un essere umano, feto o embrione che sia, bambino o anziano, malato incurabile o agonizzante. Solo Dio è padrone della vita! Di fronte alla norma morale, non ci sono privilegi ed eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l'ultimo miserabile della terra non fa differenza. Davanti al comandamento "Non uccidere" siamo tutti assolutamente uguali".

Ad essere infallibile - in materia di dottrina dogmatica e morale - non è solo il Papa. Infallibili sono anche i Concili. Il Concilio Vaticano II (1965) afferma solennemente:

•- "L'aborto e l'infanticidio sono abominevoli delitti. Più in generale, ogni atto contro la vita - come il genocidio, l'eutanasia, la tortura, l'incarcerazione arbitraria, la deportazione, la mutilazione, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, e le ignominiose condizioni di lavoro che riducono i lavoratori e gli operai a semplici strumenti di guadagno - non è solo vergognoso, non solo guasta la convivenza umana, non solo offende orribilmente Dio, ma devasta interiormente coloro che compiono questi atti ancor più di coloro che li subiscono".

Il "Codice del Diritto Canonico" non ammette se e ma sull'aborto. Chi procura l'aborto incorre nella "scomunica automatica" ("latae sententiae"). La scomunica colpisce tutti coloro che commettono questi delitti conoscendo la pena, inclusi quei complici senza i quali non potrebbero essere realizzati. La scomunica è emessa per spingere chi ha commesso questi crimini alla penitenza e alla conversione della vita.

Contro l'aborto si sono schierati tutti i santi. Tra quelli più vicini a noi, come non citare Madre Teresa, e il suo discorso per Nobel per la Pace in Scandinavia, dove l'aborto è diventato da decenni agghiacciante normalità:

•- "Voi scandinavi oggi mi date il Nobel per la pace. Voi scandinavi la pace la date, ma non la volete. Se la voleste, smettereste di uccidere i vostri bambini" (Dicembre 1979).

E che dire del profeta di San Giovanni Rotondo:

•- "I peggiori ipocriti non sono i farisei. I peggiori ipocriti sono quegli assassini che uccidono i loro bambini e poi ne piangono la morte mentre bruciano i loro feti." (Estate 1968).

Ma la Chiesa ripugna l'aborto sin dalla sua nascita. Ecco le parole della "Didaché", il più antico scritto cristiano non biblico:

•- "Vi sono due vie: quella della vita e quella della morte. Ci sono i giusti e gli iniqui. Gli iniqui li riconosci dalle loro azioni: non riconoscono il loro Creatore; non hanno compassione del povero; non soffrono con chi soffre; allontanano il bisognoso; opprimono il tribolato; sono avvocati dei ricchi; sono giudici venduti; e uccidono i loro figli con l'aborto. Se vuoi essere un giusto, hai un precetto da seguire: non ucciderai e non farai perire il bambino con l'aborto".

E infine l'immortale pagina del grande Apostolo, in un'analisi che vale più di tutti i libri di psicologia fin qui scritti:

•- "L'ira di Dio si manifesta nell'intimo di ogni uomo che soffoca la verità nella menzogna. Perché ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è noto a tutti noi interiormente. Ma ci sono uomini che pur conoscendo la verità sul bene e sul male, non vogliono dare gloria al Creatore - nascondendo il rifiuto della verità con insulsi ragionamenti e arie da sapienti. Allora Dio abbandona questi uomini ai desideri del loro cuore, come impurità e passioni infami (...), punendoli nell'intimo per il loro traviamento, e lasciandoli in balia della loro anima depravata, colma ormai di ogni sorta di malvagità, malizia, malignità, cupidigia, invidia, rivalità, OMICIDI, frodi e imbrogli. Diffamatori, maldicenti, bestemmiatori, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, insensati, ribelli ai genitori, sleali, senza cuore e senza misericordia. E anche se costoro conoscono il giudizio di Dio su questi comportamenti, non solo li praticano, ma applaudono quelli che fanno altrettanto" (Lettera ai Romani).

La perversione di cui parla San Paolo ha raggiunto il suo climax negli ultimi decenni. Perché quello che è avvenuto negli ultimi 40 anni non ha eguali nella storia.

Ovviamente, anche i secoli passati sono pieni di carneficine di innocenti. La differenza è che oggi l'omicidio dell'innocente (in particolare l'aborto) è diventato legge:

•- "Triste e infame il giorno in cui gli Stati renderanno legale l'aborto" (Padre Pio, Agosto 1968).

Giovanni Paolo II non è da meno dello stimmatizzato del Gargano:

•- "La leggi a favore dell'aborto sono il sintomo di un gravissimo crollo morale. Larghi strati dell'opinione pubblica giustificano i delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale. E su questo presupposto, non solo ne hanno preteso l'impunità, ma anche l'autorizzazione. Ma la libertà, quando è staccata dal concetto di verità (sul bene e sul male), diventa solo egoismo e capriccio. Rivendicare il diritto all'aborto, all'infanticidio equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri".

NON ESISTE LIBERTA' SENZA MORALITA'. Lo diceva Sant'Anselmo d'Aosta:

•- "L'uomo immorale non è libero. L'uomo immorale è schiavo delle sue passioni e dei suoi istinti".

Non è finita qui. Ecco un quadro perfetto della politica attuale:

•- "Nei sistemi politici partecipativi, i Parlamenti spesso si riducono a tutelare diversi e contrapposti interessi. Interessi di potentati economici così ricchi di risorse (come giornali e televisioni, N. d. R.) da essere capaci di influenzare la volontà degli elettori. Si capisce facilmente quanto la parola "democrazia" sia spesso una parola vuota. Anche per questo, nessuna fluttuante maggioranza parlamentare può decidere cos'è giusto e cos'è sbagliato. La legge morale non appartiene a nessuna assemblea parlamentare. E nessuna autorità legislativa può legittimamente imporre o permettere l'aborto o l'eutanasia. Tali leggi non hanno nessuna validità giuridica e non possono imporre obblighi di coscienza ma sollevano, piuttosto, un preciso obbligo ad opporsi ad esse mediante l'obiezione di coscienza".

Ecco la geniale semplicità di San Tommaso d'Aquino:

•- "La legge naturale ci dice cos'è il bene e cos'è il male. La legge umana è rispettabile solo quando è conforme alla legge naturale. Quando una legge umana non è conforme alla legge naturale, è una "legge iniqua" e, come tale, è un atto di violenza".

Nessuna legge potrà mai rendere morale un atto oggettivamente turpe. Ciò che rende l'aborto particolarmente turpe è il fatto che si tratta di una sopraffazione compiuta contro una creatura completamente indifesa:

•- "Nell'aborto, chi viene soppresso è un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di più innocente si possa immaginare. È totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. È debole, al punto da essere privo anche di quella forma di difesa costituita dai gemiti e dai pianti del neonato".

Togliere la vita a una creatura innocente ha un solo nome: disprezzo della vita umana. All'origine di questo disprezzo c'è ovviamente la sessualità sfrenata degli ultimi 50 anni. Chi vive il sesso solo per se, non ha altro pensiero che per se stesso:

•- "Assistiamo sempre più alla depersonalizzazione e alla strumentalizzazione della sessualità. Da luogo, segno e linguaggio dell'amore e del dono di sé all'altro/a, il sesso diventa sempre più occasione di affermazione del proprio io e di soddisfazione egoistica dei propri desideri ed istinti. La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all'origine del disprezzo della vita nascente. È un'illusione pensare di poter costruire una vera "cultura della vita" se non si aiutano i giovani a comprendere il vero significato del sesso come scambio di amore reciproco durante il quale ognuno dimentica se stesso in favore dell'altro/a".

Le cifre sono spaventose. 50 milioni di bambini abortiti nei sanatori ogni anno. 2 miliardi di esseri umani uccisi negli ultimi 45 anni - da quando l'aborto è stato reso legale (Inghilterra, America e via via tutte le altre nazioni).

Accanto all'aborto abbiamo l'eutanasia. L'aborto è il disprezzo della vita innocente che può disturbare i nostri progetti e la nostra linea snella. L'eutanasia è il disprezzo dell'anziano che non è più produttivo e non ha più nulla da dare alla società, e che quindi può essere eliminato per un motivo "inconfessabile": i macchinari per tenerlo in vita costano troppo.

La Chiesa, ovviamente, ripugna l' "accanimento terapeutico" - perché è inutile tenere in vita una persona il cui corpo è pronto per il trapasso. Ma da qui a staccare la spina ce ne corre. E ciò che è più grave è che, nel nostro tempo, alcune persone che staccano la spina (come il padre di Eluana Englaro) sono celebrati come eroi. Sembra un film surreale e invece è la realtà.

Qualcuno ha addirittura proposto la soppressione sistematica di creature malformate o con handicap. E qualcuno attende con impazienza il giorno in cui l'eugenetica sarà capace di darci solo figli biondi, alti e con gli occhi azzurri. Diciamo di odiare i nazisti e poi abbiamo i loro stessi desideri.

C'è un solo caso in cui è permesso togliere la vita ad un essere umano, ed è la legittima difesa:

•- "L'amore per gli altri esige l'amore per se stessi come il Signore ci ha insegnato: "Ama il prossimo tuo come te stesso"".

Una persona non ha il diritto a rinunciare a difendersi (contro chi attenta alla sua vita) per scarso amore per se stesso (suicidio mascherato). Può farlo solo in forza di un amore eroico che lo rende simile a Cristo che accettò la morte volontariamente per la salvezza del mondo. Ma non a tutti si può chiedere di sacrificare se stessi e immolarsi per un bene superiore:

•- "Nella norma, la legittima difesa non è solo un diritto, ma un grave dovere".

Ovviamente l'aborto e l'eutanasia etc. fanno parte di un più generale "attacco alla vita", un attacco che il Santo Padre chiama "cultura della morte". E dietro questa cultura, fatta di pillole anticoncezionali, preservativi e altro, ci sono dietro tanti soldi. Ma questo lo sapevamo.

Ma Giovanni Paolo II - nemico giurato del capitalismo quanto del comunismo - ci rivela qualcosa che non sapevamo. Qualcosa di sconvolgente e che sembra perfetto per la sceneggiatura di un noir:

•- "Nei Paesi ricchi si registra un preoccupante crollo delle nascite. I Paesi poveri, invece, presentano un elevato aumento della popolazione - difficilmente sopportabile in un contesto di sottosviluppo economico. I potenti della terra, invece di aiutare i Paesi del terzo mondo a crescere, temendo che questi ultimi, sviluppandosi, possano rappresentare una minaccia per il loro benessere, garantiscono ai paesi poveri aiuti economici solo a patto di accettare le loro politiche antinataliste".

Se vuoi i soldi uccidi i bambini che potrebbero rendere il tuo Paese più ricco del mio.

Non stiamo vivendo solo il sonno della ragione. Stiamo vivendo anche il letargo della morale. Siamo davvero nella "notte etica" di cui parla il Concilio Vaticano II.

Ma la riflessione di Giovanni Paolo II non si ferma solo a questo raccapricciante quadro della nostra società - una società moralmente molto peggiorata rispetto al 1995, anno di pubblicazione dell'enciclica. La sua riflessione riguarda anche l'ipocrisia che avvolge questo mondo:

•- "Non può avere futuro una società che celebra valori come la pace e la giustizia, e subito dopo si contraddice radicalmente accettando l'uccisione dell'anziano e del bambino nel grembo della madre. Mentre in solenni consessi internazionali (come l'ONU , N. d. R.) si proclamano i diritti inviolabili della persona e si afferma pubblicamente il valore della vita (con le petizioni contro la pena di morte, la tortura etc), lo stesso diritto viene negato nei due momenti più emblematici dell'esistenza: la nascita e la morte. La verità è che le nobili affermazioni di rispetto per la vita sono, quasi sempre, sterile esercizio retorico".

Gli uomini di oggi fanno apparire santi i farisei del Vangelo. Il mondo di oggi non è così stupido da celebrare il male evidente. Gli uomini di oggi sono diventati maestri nel deprecare soltanto il male che per loro è comodo deprecare (AMORALITA').

Quindi troviamo una persona che oggi protesta - giustamente - contro la guerra in Iraq che ha portato alla morte di innumerevoli innocenti; domani, troviamo la stessa persona in un'altra manifestazione a gridare: "Viva l'aborto e l'eutanasia".

Ma non illudiamoci:

•- "Guai a coloro che chiamano bene il male e il male bene" (Isaia)

Giovanni Paolo II è meno sintetico del grande profeta, ma altrettanto efficace:

•- "Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia la verità e di chiamare le cose col loro nome, senza cedere a compromessi di comodo e alla tentazione dell'autoinganno".

Come disse lui stesso alla Giornata Mondiale della Gioventù di Denver (1993):

•- "Le minacce contro la vita stanno assumendo dimensioni enormi. Non si tratta solo dei tanti Caino che assassinano gli indifesi Abele; si tratta di minacce programmate in maniera scientifica e sistematica. Il XX secolo sarà considerato non solo un secolo di continui massacri di innocenti, ma anche l'epoca in cui i falsi profeti hanno conosciuto il maggior successo possibile".

San Pietro, nella sua seconda lettera, ci parla profeticamente dei falsi profeti dei nostri tempi (rock-star, femministe, abortisti, politici progressisti):

•- "Ci saranno falsi maestri. Molti seguiranno le loro dissolutezze e, per colpa loro, la via della verità sarà coperta di improperi. Nella loro cupidigia, vi sfrutteranno con parole false. Temerari, arroganti (...) stimeranno la felicità il piacere di un giorno. Saranno tutta sporcizia e vergogna e si diletteranno dei loro inganni mentre faranno festa con voi. Avranno gli occhi pieni di disonesti desideri e saranno insaziabili di peccato. Con discorsi gonfiati, adescheranno le anime instabili e prometteranno la libertà mentre saranno schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto".

San Paolo, nella seconda lettera a Timoteo, rincara la dose:

•- "VERRA' UN TEMPO IN CUI NON SI SOPPORTERA' PIU' LA SANA DOTTRINA E ALLORA GLI UOMINI SI CIRCONDERANNO DI MAESTRI SECONDO LE LORO VOGLIE, RIFIUTANDO LA VERITA' PER VOLGERSI ALLE FAVOLE".

Ma Giovanni Paolo II non può raccontare favole:

•- "Nessun artificio - come quello linguistico che sostituisce la parola "aborto" con la nobile locuzione "interruzione volontaria della gravidanza" - riuscirà mai a soffocare la voce del Signore che risuona nella coscienza di ogni uomo - credente o non credente".

È proprio così. Non c'è bisogno di essere cristiani, men che meno cattolici, per conoscere la verità sul bene e sul male, come ci dice San Paolo (Rm 2, 14 - 15):

•- "Quando i pagani, che non hanno la Rivelazione, agiscono per natura secondo i comandamenti, dimostrano che quanto Dio esige è scritto nei loro cuori".

Ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, riesce a comprendere il valore sacro e inviolabile della vita umana, dal suo inizio fino al suo termine naturale.

Per esempio, il grande intellettuale Norberto Bobbio, uomo di sinistra e dichiaratamente ateo, l'8 Maggio 1981, in un'intervista a Giulio Nascimbeni, disse:

•- "SUL DIRITTO DEL CONCEPITO A VIVERE NON C'E' DISCUSSIONE. E' UN DIRITTO ASSOLUTO. LO STESSO DIRITTO PER IL QUALE SONO CONTRARIO ALLA PENA DI MORTE. MI DOMANDO QUALE SORPRESA CI POSSA ESSERE NEL FATTO CHE UN LAICO COME ME CONSIDERI UN IMPERATIVO CATEGORICO L'ASSERZIONE "NON UCCIDERE". E MI STUPISCO CHE I LAICI LASCINO AI CREDENTI IL PRIVILEGIO E L'ONORE DI CHIAMARE L'ABORTO OMICIDIO".

Anche Jack Nicholson, dichiaratamente ateo, si dichiara "secular pro-lifer".

Ma il capolavoro dottrinale di Giovanni Paolo II è un anche capolavoro di equilibrio. Il Santo Padre sa che le cose non sono sempre bianche o nere:

•- "E' vero che molte volte la scelta abortiva riveste, per la madre, un carattere drammatico e doloroso. E molte volte la decisione di disfarsi del frutto del suo concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo. Talvolta si temono per il nascituro condizioni di vita tali da far pensare che per lui sarebbe meglio non venire alla luce. Molte volte, il colpevole dell'aborto non è la madre, ma il padre, che spinge la compagna ad abortire. Né vanno taciute le sollecitazioni che provengono dagli amici".

Ma niente illusioni. La decisione di abortire (o di staccare la spina) è sempre un atto libero della volontà della madre. Un atto che è e sarà sempre sbagliato, perché, chiunque, anche nella situazione più intricata, ha sempre la libertà di accogliere il bene e rifiutare il male.

Anche se, alcune volte, le persone abortiscono o staccano la spina senza egoismo di fondo ma con un fine buono, questo non rende buono il loro atto come ci dice San Paolo:

•- "Ci sono alcuni che dicono: "Compiamo il male per ottenere un bene". La condanna per costoro è scontata". (Rm 3, 8)

San Tommaso sviluppa teologicamente il pensiero dell'Apostolo:

•- "Non posso rubare per sfamare il povero. Perché anche se l'intenzione è buona (sfamare il povero), per farlo compio un atto moralmente cattivo (rubare). Andare contro uno dei dieci comandamenti, non è mai giustificabile. È inutile la buona intenzione se manca la buona volontà".

Giovanni Paolo II applica questo pensiero al comandamento "non uccidere":

•- "Nessuna circostanza, per quanto grave e drammatica, potrà mai giustificare la soppressione deliberata di un essere innocente".

Chiunque commetta un aborto o stacchi la spina, se non si pente di fronte a Dio, non avrà la vita eterna. Ce lo dice la Prima Lettera ai Corinzi:

•- "Non illudetevi. Gli immorali (...) non erediteranno il Regno di Dio".

L'inferno non è una favola che si racconta ai bambini. E coloro che si sono macchiati del crimine dell'aborto o dell'eutanasia, anche se pubblicamente si professano felici e mostrano uno splendido sorriso in pubblico, nell'anima sperimentano una lacerante angoscia che viene sedata, sempre più spesso, con sesso, alcol e droga; un'angoscia che si ripresenta continuamente finito l'effetto di queste scappatoie, e che dopo la morte, proseguirà nell'altra vita, dove le scappatoie non saranno più disponibili:

•- "Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male. Pace per chi opera il bene. Perché presso Dio non c'è parzialità. Per nessuno" (San Paolo, Lettera ai Romani).

Per Dio non conta il nostro certificato di battesimo o le offerte che facciamo la Domenica a Messa. Per Dio conta quello che facciamo.

Ma niente paura. Come Padre Pio, anche Giovanni Paolo II non pronuncia la verità per condannare; lo fa per spingere chi vuole ascoltarlo a confessare la propria colpa, cambiare vita, e ritrovare la pace interiore:

•- "Un pensiero speciale vorrei riservare alle donne che hanno fatto ricorso all'aborto. So bene quanti condizionamenti possano avere influito sulla vostra decisione (...). Apritevi con umiltà e fiducia al pentimento. Il Padre di ogni Misericordia vi aspetta nel sacramento della Riconciliazione, per offrirvi il suo perdono e la sua pace".

Mettete da parte il senso di colpa. Come l'Inferno non è una favola, anche il Paradiso non è una favola. Il vostro bambino vi sta guardando da lassù, e non tollera che continuate a vivere nel vostro tormento.

Coraggio dunque. Come ha detto il Signore in persona a Santa Faustina Kowalska:

•- "Per ottenere la mia Misericordia non occorre fare pellegrinaggi in terre lontane, né celebrare solenni riti esteriori. Basta mettersi con fede ai piedi di un Mio rappresentante e confessargli la propria miseria. Non respingerò mai un cuore che si umilia. Dì all'anima tormentata di chiedermi perdono e appoggiarsi sul mio Cuore pietoso. E io la riempirò di pace".

Cristo vi sta aspettando.

Ecclesia de Eucharistia

di Giovanni Paolo II

•- "La Chiesa vive dell'Eucaristia. Nell'Eucaristia, noi credenti sperimentiamo al massimo grado la verità della promessa del Signore: "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt. 28, 20)".

Così Giovanni Paolo II apre la sua ultima enciclica (2003). Un breve ma intensissimo capolavoro di teologia mistica. Tutta la devozione del Papa venuto da un Paese lontano verso "il dono per eccellenza" fatto da Cristo all'umanità - la sorgente stessa della Chiesa. Un'enciclica scritta col preciso scopo di ridestare quello "stupore eucaristico" che la Chiesa Cattolica di oggi - piena di impegni, programmi, affanni, convegni e chiacchiere - ha in parte smarrito.

Per ridestare questo stupore, dobbiamo partire da quello che avvenne nel Cenacolo quel Giovedì sera a Gerusalemme. Quello che avvenne quella sera è ripetuto da duemila anni nella preghiera eucaristica che viene recitata in ogni Messa:

•- "Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito (1 Cor, 11,23), prese il pane, rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Prendetene e mangiatene tutti. QUESTO E' IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO per voi". Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Prendete e bevetene tutti. QUESTO E' IL CALICE DEL MIO SANGUE, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI". Fate questo in memoria di me".

Ogniqualvolta un sacerdote - sia esso Padre Pio o un prete uguale a Giuda - pronuncia queste parole, cessa di operare come sacerdote e inizia a operare nella persona di Cristo ("in persona Christi"), rendendo "realmente presente" il Corpo e il Sangue del Salvatore.

Quando diciamo "realmente presente", diciamo che la presenza di Cristo è reale. E non diciamo che è reale NEL pane e NEL vino. Diciamo che IL pane e IL vino hanno cessato di esistere come tali e si sono "sostanzialmente mutati" nel Corpo e nel Sangue del Signore.

San Tommaso d'Aquino - innamorato cantore dell'Eucaristia - ha meravigliosamente compendiato tutto questo con una parola: TRANSUSTANZIAZIONE. Al momento della consacrazione non c'è trasformazione degli ACCIDENTI del pane e del vino (colore, sapore, forma), ma c'è TRASFORMAZIONE DELLA LORO SOSTANZA NELLA SOSTANZA DEL CORPO E SANGUE DI CRISTO. NOI NON VEDIAMO UN REALE CAMBIO DELLA FORMA, MA CREDIAMO IN UN REALE CAMBIO DELLA SOSTANZA.

Di fronte a questo mistero, la ragione umana sperimenta tutta la sua piccolezza.

Come scrive - infallibilmente - Papa Paolo VI nella "Solenne Professione di Fede" del 30 Giugno 1968:

•- "Ogni spiegazione teologica che tenti, in qualche modo, di penetrare questo mistero, per essere in accordo con la Fede Cattolica, deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino, dopo la consacrazione, hanno cessato di esistere, e da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù a essere realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino".

I discepoli presenti quel Giovedì sera nel Cenacolo capirono quello che il Messia stava facendo? Ovviamente, no. Ma noi, a duemila anni di distanza, lo capiamo? Cosa fece davvero il Signore durante l'Ultima Cena?

La teologia ci dice che Cristo, con la sua preghiera consacratoria, ANTICIPO' SACRAMENTALMENTE gli eventi che costituiranno la sua Passione.

Come scrive magistralmente Giovanni Paolo II all'inizio del primo capitolo dell'enciclica:

•- "QUESTO SACRIFICIO (OSSIA LA SUA PASSIONE N.d.R.) E' TALMENTE DECISIVO PER LA SALVEZZA DEL GENERE UMANO CHE CRISTO HA VOLUTO DARCI IL MEZZO PER PARTECIPARVI COME SE VI FOSSIMO STATI PRESENTI".

Questo mezzo per essere presenti alla Passione è proprio l'Eucaristia. Ogni credente che assiste alla Messa accede al Sacrificio Redentore non solo con un ricordo pieno di fede, ma anche con un contatto attuale, perché PASSATO-PRESENTE-FUTURO IN DIO COESISTONO IN UN ETERNO PRESENTE.

In parole più semplici, dal momento della Consacrazione, quasi come in una macchina del tempo spirituale, siamo trasportati nel Cenacolo e lì assistiamo a Cristo che consacra, che predice il tradimento e il rinnegamento, che lascia la stanza, che scende con i discepoli fino al torrente Cedron (come ci dice il Vangelo di Giovanni), fino a giungere nell'Orto degli Ulivi.

In quell'orto ci sono alberi molto antichi. Forse ebbero lo specialissimo privilegio di assistere all'angoscia (inenarrabile secondo i grandi mistici) del Salvatore - quell'angoscia che provocò lo scoppio dei capillari e il conseguente sudore di sangue di cui parla il medico Luca (Lc 22, 44). Il sangue del quale Cristo aveva parlato ANTICIPITAMENTE nel Cenacolo, solo qualche ora prima, cominciava ad essere versato...

Subito dopo l'agonia del Getsemani, vediamo Gesù arrestato dopo aver ricevuto il bacio del traditore, processato davanti ad Anna e Caifa, imprigionato prima di essere condotto da Pilato, flagellato, incoronato di spine, caricato della Croce, preso a calci e sputato senza pietà durante la Via Crucis, e via fino alla Crocifissione sul Golgota con la sublime immolazione finale. Tutto questo è l'Eucaristia.

QUEL PEZZO DI PANE, UNA VOLTA CONSACRATO, DIVENTA, PIU' ANCORA CHE IL VERO CORPO E SANGUE DI CRISTO, LA PASSIONE STESSA DEL SALVATORE.

Nelle magnifiche parole di Giovanni Paolo II:

•- "Cristo, nel Cenacolo, non ci disse semplicemente "Questo è il mio Corpo", "Questo è il mio Sangue", ma aggiunse, rispettivamente, "OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI" e "VERSATO PER VOI". Il Signore, con le sue parole, espresse IL VALORE SACRIFICALE dell'Eucaristia. In forza di questa SIMBIOSI con il Golgota, l'Eucaristia è sacrificio in senso proprio, non in senso generico - inteso come un semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli".

In parole più accessibili, LA PASSIONE (FISICA E MORALE) DI CRISTO E IL SACRIFICIO DELL'EUCARISTIA SONO IL MEDESIMO SACRIFICIO. L'UNICA DIFFERENZA E' CHE NELLA MESSA IL SACRIFICIO NON E' UN SACRIFICIO CRUENTO COME QUELLO CHE EBBE LUOGO TRA LA NOTTE DEL GIOVEDI' SANTO E LE TRE DEL POMERIGGIO DEL VENERDI' SANTO.

A questo punto, uno si potrebbe domandare: ma allora, in ogni Messa, Cristo compie un'altra volta il suo Sacrificio? La risposta è no. Cristo ha salvato il mondo una volta per tutte quel Venerdì a Gerusalemme. Sull'altare NON SI RIPETE, MA SI RIPRESENTA, IN UN MOMENTO DIVERSO DELLA STORIA, QUELL'UNICO SACRIFICIO CHE MERITO' AL MONDO LA SALVEZZA. La Messa rende presente - teologicamente diciamo che "attualizza" - il Sacrificio della Croce; non vi si aggiunge e non lo moltiplica. Quello che si ripete è la celebrazione memoriale ("memorialis demonstratio") dell'immolazione della Vittima Divina:

•- "Noi sacerdoti offriamo ogni giorno il medesimo Agnello, e non oggi uno e domani un altro. Noi offriamo sempre la stessa vittima, che quel giorno fu offerta e che mai si consumerà" (San Giovanni Crisostomo).

Subito dopo la Consacrazione e l'inchino adorante, il sacerdote proclama:

•- "Mistero della Fede!"

A questo punto, l'assemblea risponde:

•- "Annunciamo la tua Morte, o Signore. Proclamiamo la tua Risurrezione".

La Risurrezione! Poveri noi se l'Eucaristia fosse solo "memoriale della Passione e Morte del Salvatore" - come molti sacerdoti dicono. La fede cristiana è - anzitutto - fede nella Risurrezione.

E l'Eucaristia è anche la Risurrezione. Perché quando Cristo consacrò il calice del vino non disse semplicemente "sangue versato", ma disse anche "IN REMISSIONE DEI PECCATI". E Cristo ci ha dato la remissione soltanto la sera della Domenica di Pasqua, quando RIAPPARVE, A PORTE CHIUSE, PIU' VIVO CHE MAI, NELLO STESSO LUOGO DOVE ERA INIZIATA LA SUA (APPARENTE) SCONFITTA.

Fu lì che alitò sui discepoli, dicendo:

•- "Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi. A chi non li rimetterete resteranno non rimessi". (Vangelo di Giovanni, capitolo 20)

SENZA RISURREZIONE NON C'E' REMISSIONE DEI PECCATI. Ecco perché San Paolo, il grande Apostolo che trovò la Risurrezione a Damasco, scrisse:

•- "Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede e noi cristiani saremmo ancora nei nostri peccati". (Prima Lettera ai Corinzi)

Quindi il pane consacrato è Cristo in un doppio stato: in stato di Vittima e CONTEMPORANEAMENTE in stato di Risorto. Lo stato di vittima e lo stato di risorto possono coesistere contemporaneamente perché - come detto all'inizio - in Dio gli eventi temporalmente distinti coesistono tutti in un eterno presente, e quindi la Morte e la Risurrezione di Gesù sono, dal punto di vista soprannaturale, eventi contemporanei.

Così quel pezzo di pane azzimo rotondo rende bene l'idea dell'Eucaristia come due facce della stessa medaglia: da una parte Cristo crocifisso; dall'altra il Cristo glorioso risorto a vita immortale.

Il nostro AMEN, al momento della Comunione, è la nostra fede nell'evento A DOPPIA FACCIA che ha salvato il mondo.

•- "Ecce lignum Crucis in quo Salus mundi pependit. Venite adoremus".

•- "Surrexit Dominus de sepulcro, qui pro nobis pependit in legno. Alleluia".

Padre Pio

Ho un grande desiderio di farvi conoscere ed amare uno dei più grandi capolavori della Misericordia di Dio - sperando che quello che scriverò spinga qualcuno di voi (che si trova in un momento difficile) ad invocarlo, e magari ad andarlo a trovare a San Giovanni Rotondo.

Uno dei più grandi santi della storia della Chiesa, diventato santo vivendo una vita di estrema semplicità - una vita scandita da una tremenda e quasi irreale monotonia.

Sveglia alle 3 e mezza del mattino, per prepararsi alla Messa (che iniziava alle 4: 45 e durava anche un'ora e mezza); mezza tazza di caffè alle 6:00 e via nel confessionale fino a mezzogiorno. Poi un pranzo inesistente (un po' di verdura cotta e dei ceci abbrustoliti). Un'oretta di riposo nell'orticello a raccontare barzellette ai confratelli. Poi di nuovo in confessionale (dalle tre alle sei e mezzo), prima della benedizione eucaristica. Poi cena, anch'essa inesistente, e infine rientro in cella a pregare fino alle undici. Poi quattro ore di sonno, prima della nuova giornata. Così per 52 anni (1916 - 1968). Un ritmo folle e incomprensibile (umanamente parlando...) per un uomo che ingeriva non più di 100 calorie al giorno.

Una fedeltà così eroica all'ordinario che meritò al padre gli innumerevoli doni straordinari di cui tutti noi abbiamo sentito parlare. Poniamo l'attenzione su alcuni di essi.

•1. Le stimmate

La mattina di Venerdì 20 Settembre 1918, dopo la Messa, Padre Pio, come suo solito, si trovava nel coro della chiesa, per il ringraziamento. Durante la preghiera, chiese al Signore di fargli conoscere una parte dei dolori che aveva provato sulla Croce. Dal crocifisso, il frate udì una voce:

•- "Ti rende parte della Passione".

A quel punto il padre vide un angelo - un serafino - che lo punse con "ferite d'amore" nelle mani, nei piedi e nel costato (sinistro).

Le stimmate. Mistero di dolore inconcepibile, ma anche di dolcezza ineffabile:

•- "Mio Dio, tiranno crudele. Hai messo il tuo amore infinito in un misero corpo finito. Sono pazzo di amore per Dio e per il prossimo" (Dall' Epistolario).

All'inizio, Padre Pio non riuscì ad accettare il dono. Nei giorni successivi, prego in tutti i modi il Signore di levargli le piaghe:

•- "Ti prego, lascia il dolore! Anzi, aumentalo! Ma, ti prego, togli i segni visibili!"

Ma Gesù non volle soddisfare la richiesta del suo eletto. Capito questo, il nostro pronunciò il suo "fiat!".

Da quel momento, Padre Pio divenne, suo malgrado, "lo stimmatizzato del Gargano" (l'unico sacerdote stimmatizzato della storia della Chiesa).

In un'apparizione successiva, il Signore gli fece capire che le stimmate visibili facevano parte di "una grandissima missione" (parole sue) che avrebbe dovuto portare avanti:

•- "Figlio mio, porterai per 50 anni esatti questi segni che attireranno innumerevoli anime in questo convento. Poi verrai da me".

E così fu. Durante la sua ultima Messa, celebrata Venerdì 22 Settembre 1968, i confratelli che lo assistevano, videro che le piaghe alle mani erano scomparse. Avevano esaurito lo scopo per cui gli erano state donate.

Venerdì, Settembre 1918 - Venerdì, Settembre 1968.

•2. La sua Messa

La Messa di Padre Pio. Che mistero insondabile. Ma non è la Messa di Padre Pio il vero mistero. Il vero mistero è la Messa stessa.

La Chiesa ci insegna che la Messa è la "ripresentazione del Sacrificio compiuto dal Redentore duemila anni fa".

Sono molti i santi che hanno rivissuto la Passione del Signore. Quello che rende speciale Padre Pio è il fatto che Cristo gli concesse di rivivere il Suo Sacrificio ogni mattina durante la celebrazione eucaristica.

E così chi si trovava lì poteva vedere il padre piangere, ansimare, e cadere per terra in mezzo a tremende smorfie di dolore. Chi ebbe la fortuna di assistervi, ricorda uno spettacolo indimenticabile.

Atei incalliti e bestemmiatori di professione, vedendo il padre in quello stato, scoppiavano in lacrime come bambini e, finita la celebrazione, correvano a confessarsi dopo decenni di peccati gravi.

Ecco le risposte che Padre Pio ha dato ai suoi figli spirituali che volevano capire meglio quello che vedevano ogni mattina:

D: Padre Pio cos'è la messa?

R: Tutto il Calvario. Tutto quello che il Signore ha sofferto per noi.

D: Lei partecipa alle sofferenze del Signore?

R: Sì, senza alcun mio merito e solo per la sua immensa bontà.

D: Cos'è l'offertorio?

R: E' il momento in cui l'anima è separata dal profano. (Davvero difficile capire il significato di queste parole, N.d. R.)

D: Cos'è la consacrazione?

R: Lì avviene una mirabile distruzione e creazione.

D: Lei soffre la coronazione di spine?

R: Sì, altrimenti l'immolazione non sarebbe completa.

D: In quale momento soffre la coronazione?

R: Dall'inizio alla fine della celebrazione, ma particolarmente dopo la Consacrazione.

D: Soffre la sete e l'abbandono?

R: Sì. Dopo la consacrazione.

D: Quali sono i momenti di maggiore sofferenza?

R: Dalla consacrazione alla comunione.

D: Soffre al momento della comunione?

R: In quel momento la consacrazione la sofferenza raggiunge il punto culminante. In quel momento la Vittima Divina esala il suo ultimo respiro.

D: Soffre anche dopo la comunione?

R: Sì, ma da quel momento le sofferenze sono amorose.

D: Dove venne deposto il Signore?

R: Nelle braccia di Maria Santissima.

D: Dove viene deposto lei?

R: Nelle mani di San Francesco.

D: Padre, non sente dolori ai piedi mentre celebra?

R: Durante la celebrazione io non sto in piedi. Io sono appeso.

Queste risposte ci dicono chiaramente l'inconcepibile grandezza mistica del padre, e soprattutto ci dicono con quale attenzione dovremmo assistere alla Santa Messa.

Della Santa Messa, il nostro diceva semplicemente:

•- "Il mondo potrebbe stare anche senza il Sole, ma non senza la Messa. Senza lo scudo della Messa, Dio avrebbe già distrutto il mondo per le sue iniquità".

•3. Padre Pio confessore

È nel confessionale che Padre Pio trascorse gran parte della sua esistenza. Ore e ore ad ascoltare i fratelli (due milioni di persone confessate in cinquant'anni) e a ridare loro la vita con la sua indimenticabile assoluzione.

Ma come la Messa del padre era unica, altrettanto unica era la sua confessione.

Torniamo per una attimo alla sera della Domenica di Pasqua, quando il Signore risorto pronunciò queste parole nel Cenacolo:

•- "Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi. A chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Vangelo di Giovanni, capitolo 20)

San Giovanni ci dice che Cristo diede ai discepoli anche il potere di "non" rimettere i peccati. E Padre Pio - aiutato dal dono mistico della "scrutazione delle coscienze" - questo non lo scordava mai. Quando non c'era vero pentimento, non c'era assoluzione.

Una volta una persona si confessò così:

•- "Padre, io ho commesso solo delle sciocchezze"

•- "Cosa? Tu hai fatto questo, questo, e questo..." (e il padre fece una lista di peccati gravi)

•- "Appunto... sciocchezze"

•- "Sciocchezze offendere Dio? Vattene via!"

E per quel giorno non ci fu modo di fargli cambiare idea.

Ancora più terribile con gli ipocriti:

•- "Padre, sto attraversando una profonda crisi spirituale..."

•- "Ma quale crisi spirituale! Tu hai l'amante e ora Dio è in collera con te. Vattene!"

Un giorno, un giudice corrotto lo prese sotto braccio e gli disse con sguardo malizioso:

•- "Padre, io, ogni tanto, mi vendo i processi"

•- "Come sarebbe?!"

•- "Con le bustarelle..."

•- "Prendi questa bustarella, mascalzone..."

E Piuccio il terribile gli diede uno spintone che lo fece quasi ruzzolare per le scale del convento.

Ma il fraticello non aveva ancora finito:

•- "Ora portami in tribunale, giudice. Ma so che non lo farai, perché sei solo un vigliacco".

Un profeta dell'Antico Testamento con gli ipocriti; dolce come una madre con i peccatori pentiti. Un uomo si trovava a San Giovanni Rotondo per confessarsi. Nell'attesa del suo turno, nacque un dialogo con un sacerdote lì presente:

•- "Lei è qui per confessarsi?"

•- "No"

•- "Come no?"

•- "Vede, io sono stato in America per 40 anni e lei non ha idea delle colpe che ho commesso. Io non posso credere che quello che ho combinato possa essere perdonato se lo racconto ad un prete. Ecco quello che dirò a Padre Pio".

Quando arrivò il suo turno, quell'uomo esordì così: "Padre Pio, io non credo...". Ma Padre Pio, che conosceva tutto per luce soprannaturale, lo interruppe all'istante:

•- "Figlio mio, quante ne hai combinate in questi 40 anni. Lo sai che ne hai combinate di tutti i colori. Ma ricordati, I TUOI PECCATI, PER QUANTO NUMEROSI E GRAVI, SONO LIMITATI. LA MISERICORDIA DI DIO E' INFINITA".

I canonici quattro minuti. Poi l'assoluzione. Quell'uomo uscì dal confessionale raggiante. In un'intuizione celeste, capì che i suoi peccati non erano altro che un piccolo secchio di acqua sporca in un oceano splendente.

A tutti coloro che dubitano della bontà divina, ecco le poetiche e commoventi parole del nostro amato padre (forse il più grande confessore della storia della Chiesa):

•- "Il Signore può rigettare tutto in una creatura. Ma non può rigettare, in nessun modo, IL DESIDERIO SINCERO DI AMARLO. Anche se avessi commesso tutti i peccati del mondo, oggi Gesù ti dice: "Ti sono perdonati i tuoi peccati perché hai tanto amato"".

•4. La devozione alla Madonna

Cristo è il ponte tra noi e Dio. La Madonna è il ponte tra noi e Cristo. Questo ci insegna la Chiesa.

La devozione di Padre Pio per la Madre di Dio è diventata parte della leggenda. Ecco alcuni suoi aforismi:

•- "Con la Madonna vicino a noi, il nostro desiderio di crescita spirituale diventa certezza".

•- "Con la preghiera a Maria, nessuno rimarrà somaro nella vita spirituale".

•- "Butti il tempo a leggere questi teologi da quattro soldi invece di immergerti in quell'oceano di luce che è la Santissima Vergine".

•- "Resterò sempre attivo fino alla fine perché mi nutro della grazia della Vergine".

E così fu. Attivo fino a qualche giorno prima di morire. Recitando senza posa il Rosario - il suo mantra. Solo in Cielo sapremo il numero preciso di Ave Maria recitate dal padre - capace di fare qualunque cosa senza mai smettere di pronunciare interiormente la sua invocazione.

•- "Padre, qual è il suo testamento?"

•- "Amate e fate amare la Madonna. Recitate e fate recitare il Rosario. Satana cercherà in tutti i modi di ridicolizzare questa preghiera e farla dimenticare. Ma non ci riuscirà mai".

Quando gli chiesero di descriversi, usò queste semplici parole:

•- "Sono solo un frate che prega".

•5. Dopo la morte

Padre Pio venne canonizzato nel Giugno del 2002, 33 anni e 8 mesi dopo la sua morte. Innumerevoli i miracoli compiuti in vita; innumerevoli quelli compiuti dopo la morte. Innumerevoli i devoti in vita; innumerevoli i devoti dopo la morte.

Tra questi, Madre Teresa, e soprattutto Giovanni Paolo II, che nel Maggio 1987, in occasione dei cento anni dalla sua nascita, si recò a San Giovanni Rotondo, inginocchiandosi sulla sua tomba (quando Padre Pio non era nemmeno venerabile!) riconoscendone, de facto, la santità.

Qualche giorno prima di morire, il santo frate disse:

•- "Quando andrò in cielo, mi metterò davanti alla porta del Paradiso e non entrerò finché non sarà entrato l'ultimo dei miei figli spirituali, presenti e futuri".

Padre Pio sapeva anche questo.... Sapeva che insieme ai figli spirituali, ci sarebbero stati anche i nipoti spirituali. I nipoti spirituali hanno il diritto di chiamarlo "nonno" - è stato lo stesso Padre Pio a permetterlo (come hanno raccontato alcuni figli spirituali). E. si sa, i nonni amano più i nipoti dei figli.

La Summa Teologica

di San Tommaso d'Aquino

In appena quarantanove anni di vita, Tommaso dei Conti di Aquino (1225 - 1274), ci ha lasciato un'opera di immensa vastità e di inaudita profondità. Si parla di ventimila pagine in formato A4: metafisica, teologia dogmatica, teologia morale, commenti alla Sacra Scrittura e commenti (molto originali) ad Aristotele.

Intimamente convinto che "ogni verità, chiunque sia a pronunciarla, viene dallo Spirito Santo", San Tommaso amò disinteressatamente la verità, cercandola dovunque potesse essere trovata. Questa sincera, appassionata e costante ricerca "permise alla sua mente di arrivare a vette che l'umanità mai avrebbe osato pensare di raggiungere" (Papa Leone XIII).

Assetato di verità, ma altrettanto desideroso di rendere più accessibili (si fa per dire...) i suoi risultati - il suo motto era "Contemplata aliis tradere" - sette anni prima di morire, il grande frate domenicano iniziò a dettare ai suoi allievi quella cattedrale del pensiero passata alla storia come "Summa Teologica".

Una cattedrale in quattro navate:

•- La prima parte (teologia dogmatica), che analizza Dio in se stesso (Padre - Figlio - Spirito Santo) e poi come causa efficiente della creazione invisibile (l'aldilà e gli angeli) e visibile (l'universo e l'uomo);

•- La prima parte della seconda parte (teologia morale generale), che analizza la volontà umana, e la sua tendenza al bene (le virtù) e al male (i vizi);

•- La seconda parte della seconda parte (meglio nota come "secunda secundae") (teologia morale particolare), che analizza in modo molto dettagliato le virtù teologali (fede-speranza-carità) e quelle cardinali (prudenza-giustizia-fortezza-temperanza), insieme ad un'analisi dei vizi che si contrappongono a queste virtù;

•- La terza parte (cristologica) che si concentra sul mistero di Cristo.

Ogni parte è divisa in "trattati" (che oggi potremmo chiamare "libri"); ogni trattato è diviso in "articoli" (che oggi potremmo chiamare "capitoli"); ogni articolo è diviso in "questioni" (che oggi potremmo chiamare "paragrafi").

Ogni questione viene sviluppata secondo il "metodo scolastico", in voga nelle università medievali. Si parte da una domanda. Si danno più risposte in un certa direzione (i cosiddetti PRO, dette anche "obiezioni"). Poi si enuncia un parere opposto (il cosiddetto CONTRA), e si dà la dimostrazione ragionata in questa direzione. Alla fine si risponde alle obiezioni alla luce della risposta ragionata. Un metodo molto preciso, ma che, effettivamente, oggi appare un po' datato.

Della Summa Teologica esistono due versioni in Internet (entrambe in PDF ed entrambe gratuite):

•- La versione italiana di Padre Tito Centi (trascritta in forma e-book da Padre Angelo Belloni);

•- La versione inglese (visivamente splendida) contenuta nella "Christian Classics Ethereal Library".

Tuttavia, leggere la Summa originale può risultare difficile per le persone prive di preparazione in metafisica dell'essere ed etica filosofica. Per venire incontro a costoro, Padre Giacomo dal Sasso e Padre Roberto Coggi hanno composto un bellissimo "Compendio" (per le Edizioni Studio Domenicano), contenente tutte le asserzioni della Summa originale, senza entrare nei dettagli delle dimostrazioni alle varie questioni. Un gioiellino da avere assolutamente. Leggibile e accessibile (circa 30 euro).

Una nota finale. La Summa si conclude con un piccolo "Supplemento" scritto da autore ignoto, a causa della prematura morte del santo. In realtà, Tommaso poteva tranquillamente completare la sua cattedrale - se sei mesi prima del trapasso, non avesse improvvisamente smesso di dettare. Un allievo, rattristato, gli chiese il perché. E Tommaso:

•- "Non posso più. Davanti a quello che mi è stato rivelato nella preghiera, quello che ho scritto è solo paglia da bruciare".

Fortunatamente per noi, la sublime paglia non venne bruciata. Ma, forse, il capolavoro incompiuto è lì a dirci che nessuna opera umana - nemmeno la più grande - può abbracciare tutto il mistero. Al mistero non può essere messa la parola "fine". È per questo che sarà necessaria l'eternità per contemplarlo.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica

Il 25 Gennaio 1985, per commemorare i 20 anni dalla fine del Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II convocò, in Vaticano, un Sinodo straordinario dei Vescovi.

Nel corso dei lavori, alcuni vescovi proposero al Santo Padre l'idea di redigere un moderno compendio dell'immutabile dottrina cattolica - un compendio che fosse, al contempo, accessibile e completo.

Il Papa accolse con entusiasmo l'invito, vista la ben nota ignoranza di noi cattolici in materia di fede, e vista la subdola propaganda dei mass-media (in mano a giganteschi potentati anti-cattolici) che tentano di togliere al credente la prospettiva dell'eternità e spingerlo alla filosofia del "cogli l'attimo".

Il risultato - che richiese sette anni di duro lavoro - è un gioiello assoluto. Per forma e contenuto. Un testo imprescindibile per ogni cattolico che desideri conoscere la ragione della speranza che lo anima.

Quattro parti; ogni parte due sezioni; ogni sezione divisa in capitoli; ogni capitolo diviso in articoli; ogni articolo diviso in paragrafi.

Prima Parte (la professione della fede) - con la prima sezione dedicata alla pedagogia divina della rivelazione, e la seconda all'analisi (periodo per periodo) del Credo Apostolico (quello recitato in Quaresima).

Seconda parte (la celebrazione del mistero) - con la prima sezione dedicata alla liturgia e la seconda all'analisi dei sette sacramenti.

Terza parte (la vita del vero cristiano) - con la prima sezione dedicata alla teologia morale (passioni, vizi e virtù) e la seconda all'analisi dei dieci comandamenti.

Quarta parte (la preghiera) - con la prima sezione dedicata al combattimento spirituale, e la seconda all'analisi (periodo per periodo) del Padre Nostro.

Un'architettura davvero geniale a sostenere una magnifica sintesi di teologia dogmatica, morale, mistica, pastorale, con innumerevoli citazioni dei Padri della Chiesa, dei Dottori Medievali, e dei grandi mistici.

Nelle parole di Giovanni Paolo II, "la sinfonia della fede cattolica".

Assolutamente leggibile, e assolutamente accessibile (20 euro).

Grace

da "All That You Can't Leave Behind"

Teologia mistica in una canzone. Questa l'originale idea di Bono per il brano conclusivo di "All That You Can't Leave Behind". Ne vogliamo analizzare il testo.

Il tema è la Grazia divina, che ci è stata donata da Dio-Padre per mezzo della Morte e Risurrezione di Cristo.

"Grace, she takes the blame
She covers the shame
Removes the stain
It could be her name"

É la Grazia che prende su di sé la colpa e copre la vergogna del nostro peccato.

"Grace, it's a name for a girl
It's also a thought that changed the world
And when she walks on the street
You can hear the strings
Grace finds goodness in everything"

Grazia. Dietro questo nome di ragazza si nasconde un concetto che ha cambiato il mondo.

Quando la Grazia cammina per strada in una persona particolare, puoi sentirne le corde (lo splendore, la bellezza, il calore).

e con la Grazia riusciamo a trovare la bontà in tutte le cose.

"Grace, she's got the walk
Not on a ramp or on chalk
She's got the time to talk
She travels outside of karma
She travels outside of karma
When she goes to work
You can hear her strings
Grace finds beauty in everything"

La Grazia ci dà il tempo per parlare con il prossimo (a noi che andiamo sempre di fretta).

La Grazia non è soggetta al Karma - perché chi è in grazia di Dio non può compiere il male.

Ed è la Grazia che ci fa trovare la bellezza in ogni cosa.

"Grace, she carries a world on her hips
No champagne flute for her lips
No twirls or skips between her fingertips
She carries a pearl in perfect condition"

Quando nel tuo cuore c'è la Grazia di Dio, non hai bisogno di champagne sulle tue labbra per essere felice. È' la Grazia stessa a farti felice.

"What once was hurt
What once was friction
What left a mark
No longer stings
Because Grace makes beauty out of ugly things"

Le ferite del passato, o le esperienza che lasciarono una cicatrice nella nostra anima - con la Grazia non fanno più male.

Perché la Grazia riesce a tirare fuori la bellezza e il bene anche dalle esperienze più brutte.

Tutte le nostre scappatoie (sesso, alcol, droga) sono solo palliativi per la felicità. Solo la Grazia è definitiva.

Alcuni Aforismi

•- Sul diritto del concepito a vivere non c'è discussione. È un diritto inalienabile. È lo stesso diritto per il quale sono contro la pena di morte. Mi domando quale sorpresa ci possa essere nel fatto che un laico come me consideri un imperativo categorico l'asserzione "non uccidere". E mi stupisco che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di chiamare l'aborto omicidio. (Norberto Bobbio, Maggio 1981)

•- In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Gesù che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Gesù la bellezza che tanto vi attrae; è Gesù che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Gesù che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Gesù che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare; è Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna. (Giovanni Paolo II, Tor Vergata Agosto 2000)

•- Lo Stato non può cedere alla tentazione di guadagnare dall'uso della droga. La Politica (da "Polis Ethica" (Etica della Città)), non può mettere il guadagno davanti al bene e al male. Lo Stato deve reprimere in ogni modo il traffico di stupefacenti. Per chi usa gli stupefacenti, non c'è altro destino che la perdizione eterna. Uno stato che mette da parte i principi morali, prima o poi, diventerà uno Stato totalitario - apertamente o in modo mascherato. (Giovanni Paolo II)

Altro

Rispetto a quello che ho scritto sopra, quello che segue potrebbe apparire dissacrante. Ma non si può vivere di solo spirito, e ci sono anche tante cose "terrene" che meritano di essere contemplate.

Pelé

Nella serie: "I Miti del Calcio - Platinum Collection"

Non ci sono solo i geni dello spirito, della scienza e dell'arte. Anche i geni dello sport meritano di essere celebrati. E tra questi, chi più del più grande calciatore di tutti i tempi?

Quando Edson Arantes do Nascimento vinse il suo primo titolo mondiale (Svezia 1958) aveva 17 anni e 8 mesi. Nella stellare formazione nella quale militava (la "selecao meraviglia") c'erano campioni del calibro di Didì, Vavà, Zagallo, Nilton Santos e lui, Garrincha, la più grande ala destra di tutti i tempi, capace di tramortire chiunque con le sue gambe sbilenche e la sua ossessiva finta verso l'interno prima del cambio sull'esterno.

Il mingherlino Pelé partì come riserva ma fece in tempo a segnare sei gol (tra cui un' opera d'arte in finale) ed entrare anche nel cuore della gente quando, dopo il fischio finale, esplose in un pianto di commovente incredulità.

Se una persona normale avesse vinto un mondiale a 18 anni, avrebbe smesso di allenarsi e si sarebbe abbandonata a vizi e stravizi. Ma Pelé non era normale. Come scrisse nella sua autobiografia "My Life and the Beautiful Game" (1977), il mondiale svedese fu un inspiegabile dono del Cielo. Tutta la sua vita sportiva successiva non fu altro che un rendere a Dio quello che Dio gli aveva concesso, secondo lui inspiegabilmente, quel 29 Giugno 1958 nello Stadio Comunale di Stoccolma. E per la sua riconoscenza, il Padre Eterno fu molto generoso col ragazzino dal buffo nomignolo e dal disarmante sorriso.

I tre titoli mondiali vinti (1958, 1962, 1970), i 3 lustri di straordinaria carriera (1958 - 1973) e i 1300 gol segnati (700 nel Santos, 100 in nazionale e 500 in amichevoli in ogni parte del mondo) - lui che era una mezzala e non una prima punta! - hanno fatto di Pelé il massimo dei massimi, la "perla nera", l'unico calciatore che (per ora) non è possibile paragonare con nessun altro giocatore. Maradona gli era superiore nel controllo di palla; Zico nella velocità di ragionamento; Cruyff nella velocità con la palla al piede; Platini nelle punizioni; Di Stefano come universale; altri avevano un senso del gol superiore al suo. Ma Pelé aveva 9 in tutto. E il suo rendimento è il 10 assoluto. Quasi sempre da 6 in pagella:

•- "Potevo giocare male tecnicamente. Ma fisicamente ero sempre in ottima forma, perché vivevo da atleta e mangiavo solo cibi sani".

Il suo segreto? Ce lo rivela lui stesso:

•- "Quando ero bambino, mio padre mi disse: "Hai talento figliolo, e di questo devi ringraziare Dio. Se lavori sodo e con costanza, sempre con l'aiuto di Dio, diventerai un grande giocatore. Se invece non ti alleni, il tuo talento sfiorirà e presto comincerai a giocare come tutti gli altri". Sono tanto felice di avere ascoltato mio padre".

Per il piccolo Edson, il consiglio amorevole di papà Dondinho (un ex-calciatore) fu un "si deve!". Per 15 anni la vita del predestinato coincise con l'allenamento. Sul fisico e sui piedi. Ogni santo giorno. Non è mai nato un altro Pelé perché non è mai nato un altro calciatore che lavorasse così tanto in allenamento. Andate a vederlo su YouTube - digitando "PELE' TRAINING" - e deliziatevi.

A farlo perseverare per quindici anni nella sua missione fu la sua soprannaturale umiltà. Un'umiltà che lo portava a chiedere sempre più a se stesso, a non sentirsi mai arrivato, nonostante gli innumerevoli successi e le continue celebrazioni.

Una soprannaturale umiltà e una prodigiosa work-ethic che produssero i giochi di prestigio che potete vedere in queste affascinanti immagini in bianco e nero: tiri assurdi che mandavano la palla davanti al portiere che si tuffava ingenuamente sulla sfera che poi lo scavalcava ((4:12),(26:20)); gioco di sponda sulle gambe dell'avversario per poi riprendere la palla più avanti; "finto" allungo della palla a beffare l'avversario per poi superarlo con un tunnel (15:05); rigori con terzo passo "malignetto" per ingannare il portiere (17:16); sinistro praticamente identico al destro per forza e precisione (22:29); sterzate improvvise che facevano scivolare i marcatori fino ai cartelloni pubblicitari (27:14); stacchi in aria da cestista, nonostante i modesti 1,72 cm di altezza ((29:27) - contro l'Inghilterra, salvata da un prodigio di Banks) e (31:42) - contro l'Italia)); manifestazioni di puro genio (come la leggendaria finta di corpo al portiere dell'Uruguay Mazurkievich) (30:17); passaggi della serie "occhi sulla nuca" come quello a Carlos Alberto, nella finale mondiale contro l'Italia (34:08); cambio di direzione degno di un ballerino classico con la palla magnificamente controllata con lo stinco (la vecchia sigla di "Dribbling" con sottofondo "One of These Days" dei Pink Floyd). Pelé: quando il calcio diventa arte. Un'arte sorprendentemente calata in un gioco semplice ed essenziale, privo di gigionerie. Pelé non giocava per la platea; Pelè giocava per vincere.

Ma anche il Pelé-uomo merita di essere celebrato. Dotato di intelligenza straordinaria (e non solo in senso calcistico), sapeva tornare indietro - anche a marcare, se necessario. "O' Rei du Futebol", invece di fare la primadonna, per il bene della squadra, andava a fare anche il difensore.

Non solo. Per un anno intero giocò senza stipendio perché il Santos aveva problemi finanziari. Lui rimase fedele alla maglia, nonostante le offerte favolose di Real Madrid, Manchester United, Inter, Milan e Juventus. Romanticherie d'altri tempi.

Recentemente, quando gli hanno chiesto cosa si sente di dire ai giovani, senza la spocchia del maestro di vita, ha risposto con la sua solita profondissima semplicità:

•- "Amate il vostro lavoro, lavorate duro e state lontani dalla droga. E nei momenti difficili, abbiate fede in Dio. Con la fede in Dio tutto è possibile".

Non un eroe. Ma sicuramente più di un calciatore.

Una produzione Rai Trade (2005)

U2

Brani non apparsi nei dischi ufficiali

Voglio farvi conoscere alcuni brani degli U2 non apparsi nei loro album ufficiali. Non c'è bisogno di dire che molti di essi, avrebbero surclassato tanti pezzi ufficiali. Capire il perché della loro non inclusione è fuori dalla nostra portata.

Anni 80

"Endless Deep" (1983). Uno strumentale composto da Mullen e Edge in un pomeriggio. Abbastanza ripetitivo, ma con una sezione ritmica davvero niente male. Avrebbe certamente aumentato il valore musicale di "War". Le parole che sentite sono di Adam Clayton. La sua voce non apparirà in una canzone degli U2 fino al 1995.

"Bass Trap" (1985). Un sognante strumentale scritto con la collaborazione di Brian Eno (da poco assoldato come produttore). Si chiama "basso intrappolato" perché The Edge prese un piccola sezione di basso suonata da Clayton, la campionò all'infinito - il termine tecnico è "looppare" - prima di sovraincidervi la chitarra supportata dall'organo etereo.

"Love Comes Tumbling" (1985). Un'outtake di "The Unforgettable Fire", completata in pochi giorni per essere inserita nell'inutile ma pecuniario "Wide Awake America". Si comincia con una falsa partenza. Poi le bacchette danno il la ad uno dei più bei arpeggi della storia del gruppo, con un ottimo supporto del basso. Al resto pensa Bono con una melodia scesa direttamente dal cielo e che, ovviamente, ebbe un ottimo successo radiofonico in Italia (la patria della melodia). Notevole il finale di oltre un minuto con la chitarra che varia sul tema senza mai annoiare.

"Deep in the Heart" (1987). Una buona melodia e un ritornello che sa creare emozione. Poi un assolo "grattato" che introduce un gradevole arpeggio jazz-blues (anche se chiaramente non limato). Bono l'ha descritta come un'improvvisazione jazz su tre accordi. Il potenziale non mancava; mancò la fiducia del gruppo per trasformarla in una grande canzone.

"Spanish Eyes" (1987). Composta in un solo pomeriggio nella casa di Adam Clayton, prima dell'inizio delle sessioni di "The Joshua Tree". Avrebbe certamente fatto parte dell'album più venduto della band irlandese se The Edge non avesse perso la musicassetta sulla quale l'aveva incisa. Il chitarrista ritrovò il nastro alla fine del 1986, quando il disco era ormai completato e non c'era più tempo di lavorare sul pezzo. Venne limato nelle "extra-sessions" del Gennaio 1987, giusto il necessario per farne una B-side. Un bell'intro in crescendo scintillante, una buona serie di accordi su cui ricamare sopra, e un Bono assolutamente magistrale. Un vero peccato sprecare un brano con una forza melodica così devastante.

"Luminous Times (Hold On to Love)" (1987). Tre accordi di organo e sue varianti che entrano subito in testa e rendono il brano memorabile dopo qualche secondo. Al resto pensa la stupenda melodia di Bono che canta una supplica alla sua dolce metà, in un momento difficile per il suo matrimonio. Il tutto in un crescendo musicale, vocale, ed emozionale tra i più notevoli della produzione dei dubliners.

"Walk to the Water" (1987). Inizio affidato ad un magnifico organo psichedelico che apre all'efficace arpeggio di The Edge, supportato da un ottimo Mullen. All'inizio Bono non canta, ma parla e, anche parlando, il grande cantante, sa emozionare, aiutato dallo splendido testo (uno dei suoi migliori) in cui racconta l'incontro e l'innamoramento dei suoi genitori. Da brividi la parte cantata che raggiunge il suo climax nell'urlo: "Let me love you. Let me!!!"

"A Room at the Heart-Break Hotel" (1988). Ottimo testo con un chiaro riferimento a Elvis (come si evince anche dal titolo) e un bel finale gospel. Non una grande canzone, ma assolutamente meritevole di essere inclusa in "Rattle and Hum".

"Slow Dancing" (1988) e "She's a Mystery to Me" (1988). Due brani scritti, rispettivamente per Willie Nelson e per Roy Orbison. La prima venne cantata dal gruppo durante il Pop Mart Tour e venne incisa dallo stesso Bono come B-side di "Stay" (Novembre 1993); la seconda venne cantata durante il "concerto sorpresa" sotto il ponte di Brooklyn nel Novembre 2004. Nessuno dei due brani è un capolavoro - in genere nessuno regala capolavori - ma entrambi sono eccellenti come canzoni melodiche.

Questi dieci brani costituiscono il settimo disco degli U2 nei ruggenti anni 80, quando i nostri produssero, probabilmente, il miglior mainstream di quel decennio.

Anni 90

Gli U2 degli anni 90 non sono stati quelli degli anni 80, ma anche in questo decennio non sono mancate le cose notevoli. E alcune di esse sono apparse, di nuovo, come (incomprensibili) B-side.

"Lady with the Spinning Head" (Extended Dance Mix) (1991). In origine si chiamava "Take You Down" e la potete trovare nei "Working Tapes" di "Achtung Baby". Anche se il succo della canzone definitiva è già lì, ascoltando la versione pubblicata come B-side di "Ultraviolet" (e chiamata UV I - I versione di "Ultraviolet"), si capisce chiaramente come non basta un'idea a fare una canzone. La versione "Dance Mix" (apparsa nel 1992) è un ulteriore - e notevole - raffinamento di UV-I, con un assolo di chitarra semplice ma davvero efficace. Purtroppo l'Extended Mix è tirato troppo per le lunghe - una sorta di autocompiacimento che toglie alla canzone l'impatto emozionale della versione originale. Bastava fare qualche taglio qua e là e quest'ultima versione poteva essere tranquillamente pubblicata su "Zooropa".

Laughing at the Face of Love" (Take 2) (1991). Un altro dei "Working Tapes" di "Achtung Baby". Un capolavoro melodico all'organo. Incomprensibile non lavorare su una melodia così toccante.

"Heaven & Hell" (1991). Un altro dei "Working Tapes" di "Achtung Baby". Un gioiello - puro e semplice. Delicato mix di organo e arpeggio di chitarra, a supportare la delicata e malinconica voce di Bono. Questo brano sarebbe stato, dopo "One", il singolo di maggior successo di "Achtung Baby". Venne pubblicato solo nella versione deluxe di "Achtung Baby" (2011). Non capire il valore di un brano del genere è inquietante.

"Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me" (1995). Un'ottake di "Zooropa" pubblicata nella colonna sonora di "Batman Forever". Niente di speciale musicalmente, ma con un testo notevole in cui Bono che ironizza sul suo status di rock-star: "Sei un mal di testa in una valigia. Se non sanno cosa stai facendo, vuol dire che è arte. Non sai come ci sei entrato, sai solo che vuoi uscirne. Credendo in te stesso almeno tanto quanto ne dubiti. Hai un successo enorme e lo porti come se fosse una piaga. Loro vogliono che tu sia Gesù e per questo si metteranno in ginocchio. Ma vorranno i soldi indietro se sarai vivo a trentatré anni".

"Your Blue Room" (1995). Pubblicata nel disco "Passengers", l'album strumentale del gruppo. Un delicatissimo lento all'organo, con un bel finale di basso, che avrebbe surclassato i diversi brani spazzatura presenti in "Pop".

"Two Shots of Happy, One Shot of Sad" (1995). Scritta per Frank Sinatra, che non la incise mai, venne, alla fine, registrato da Bono. Niente di che, ma comunque un pezzo d'atmosfera di grande effetto, perfetto per il suo testo introspettivo.

Anni 00

"Stateless" (2000). Piano e organo a ricamare un pezzo di classe, che avrebbe potuto trovare spazio in "All that You Can't Leave Behind".

"The Ground Beneath Feet" (2000). Testo affidato a Salman Rushdie, tratto dall'omonimo romanzo, ispirato al mito di Orfeo ed Euridice. Presente nella versione giapponese di "All That You Can't Leave Behind". Brano assolutamente eccellente.

"The Hands that Built America" (2002). Nella colonna sonora di "Gangs of New York", premiato nel 2002 col Golden Globe. Pezzo convenzionale, ma di classe, sprecato nell'orrendo "Best 90 - 00". Avrebbe fatto la sua figura nel radiofonico "How Dismantle an Atomic Bomb".

"Windows in the Sky" (2006). Pubblicato, in forma abbastanza rudimentale, come singolo nel 2006. Nulla di trascendentale, ma un capolavoro melodico, con un finale catartico.

"Wave of Sorrow" (2007). Un'outtake di "The Joshua Tree", scritta da Bono durante il suo viaggio in Etiopia nell'estate del 1986. Si decise di non pubblicarla come B-side, vista la sua potenzialità. Gli U2 si presero venti anni per completarla. Tempo ben speso. Un magistrale brano al sintetizzatore, con una melodia assolutamente stupenda. Scandalosamente sprecato nella versione deluxe di "The Joshua Tree" (2007). Bisognava conservarlo per "No Line on the Horizon", dove di brani di tale classe si sente davvero la mancanza.

"Winter" (2009). Nella colonna sonora di "Brothers" e candidato al Golden Globe 2009. Pezzo ottimo (musicalmente e melodicamente), avrebbe elevato di molto "No Line on Horizon", dove siamo costretti ad ascoltare "Get on Your Boots".

"North Star" (2010), e "Every Breaking Wave" (2010). Suonati in forma "nuda" durante un concerto. Due capolavori melodici. Forse appariranno nel prossimo disco.

Tutti i brani su YouTube. Buon ascolto.

The Social Network

di David Fincher

•- "Sei ossessionato dai finals club. Hai un disturbo compulsivo da finals club. Dovresti farti prescrivere una cura. Anche se gli effetti collaterali dovessero includere la cecità"

•- "C'è una differenza fra l'essere ossessionati ed essere motivati"

•- "Si, infatti..."

•- "Dovresti darmi un po' più di sostegno. Se mi ammetteranno ti porterò alle feste, agli eventi e ti presenterò gente che altrimenti non conosceresti mai"

•- "Tu faresti questo per me?"

•- "Certo, stiamo insieme"

•- "Ok. Da questo momento non stiamo più insieme"

•- "Che vuoi dire?"

•- "Che non stiamo più insieme. Torno nella mia stanza"

•- "Ti prego, non andare"

•- "Devo andare a studiare"

•- "Dai, dai, non devi studiare. Se sono stato scortese, ti chiedo scusa"

•- "Ti credo, ma devo andare studiare."

•- "Non davo giudizi sul tuo aspetto. È solo che vai all'università di Boston. È un fatto"

•- "Devo andare a studiare"

•- "Non devi studiare"

•- "Perché dici che non devo studiare?!"

•- "Perché vai alla Boston"

•- "Mi dispiace se non sei soddisfatto del mio livello di istruzione!"

•- "E a me di non avere una barca a remi. Siamo pari"

•- "Ok. Probabilmente diventerai un mago dei computer - non mi stupirebbe. Ma passerai la vita a pensare che non piaci alle ragazze perché sei un nerd. Ma non sarà per questo. Non piacerai perché sei un grande str...".

Con questo splendido dialogo, David Fincher ci presenta la sua fatica dedicata a Mark Zuckerberg. Proprio lui: l'inventore di Facebook. Per molti un benefattore dell'umanità; per altri un genio del male.

Il regista di "Seven" non si schiera con nessuno dei due partiti. Lascia parlare i fatti. E lo fa con superba maestria. Primi sessanta minuti - per intensità e densità - da consegnare alla storia del cinema. Oscar per il montaggio - con i suoi epici ping-pong tra studi legali e flashback - e Oscar alla bellissima sceneggiatura di Aaron Sorkin.

Mark è un genio puro applicato ai computer. Ma la sua vita sociale non esiste. Allora mettiamo la vita sociale nei computer. È nato (The) Facebook. E l'idea non sarebbe neanche male - se il folletto non l'avesse rubata ai gemelli Winkelvoss: alti, belli, biondi, canottieri, futuri olimpionici e figli di papà.

E che il court-drama abbia inizio:

•- "Ci sono i vostri codici su Facebook? "

•- "Hai rubato la nostra idea"

•- "Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook".

Niente da dire: 30 e lode in logica, Mark. In etica, torna la prossima volta.

Sembrerebbe solo la storiella - magnificamente montata e sceneggiata - di un fenomeno destinato al Premio Turing (il Nobel per l'informatica) che ha preferito la gloria sociale e monetaria a quella scientifica. Ma col passare dei minuti, si capisce perché questa storiella merita una recensione.

Il gioiello di Fincher merita una recensione perché il suo protagonista non è un lui, ma una lei. All'anagrafe: voglia di rivalsa. La sirenetta manipolatrice che ci spinge a fare qualcosa di "over the top" da qualche parte, per esorcizzare la nostra inadeguatezza da qualche altra parte. Nella fattispecie, l'inettitudine sociale.

Ma la voglia di rivalsa non piace alle giurie. Questo, il genietto non lo sa. Glielo rivela la discreta assistente del suo avvocato - l'unica sana di mente in questa drammatica commedia dell'assurdo:

•- "Vogliono transare?"

•- "Si, e tu dovrai pagare qualcosa in più"

•- "Perché?"

•- "Perché firmino un accordo di riservatezza. Se diranno qualcosa di poco carino su di te, ti ridurranno in mutande"

•- "Sono io che ho fondato Facebook!"

•- "Sto parlando della giuria. Con una domanda, puoi perdere la giuria nei primi dieci minuti del processo. Sono esperta in selezione di giurie e le giurie non guardano i fatti, ma capelli, vestiti, stile del linguaggio, piacevolezza"

•- "Piacevolezza...."

•- "Pagali. Per come stanno le cose, è solo una multa per eccesso di velocità"

•- "Grazie dell'aiuto"

•- "Non sei uno str..., Mark. Cerchi solo ostinatamente di esserlo".

Chinatown

di Roman Polanski

Uno dei più grandi noir della storia del cinema. Sin dalla sua uscita (1974), nei primissimi posti delle classifiche dei più grandi film della storia della settima arte.

Al di là delle classifiche, una delle più belle sceneggiature mai scritte, meritatamente premiata con l'Oscar. Una sceneggiatura troppo bella per essere falsa. E in effetti, Robert Towne, nello scrivere la sua Divina Tragedia, prese spunto dalla vera storia di Bill Mulholland, l'uomo a cui è dedicata la Mulholland Drive, la strada in cui si trova la (vera) casa di Jack Nicholson (impagabile protagonista), e dove Roman Polanski (il regista) ebbe il presunto rapporto sessuale che lo portò all'esilio dagli Stati Uniti. Ecco dove è arrivato il caso.

Tema dell'immortale sceneggiatura: l'acqua. L'oro del XXI secolo - ma anche l'oro della Los Angeles degli anni 40.

Durante le cicliche siccità di L. A., tra i cittadini della città degli angeli e gli aranceti della valle, la precedenza spetta ovviamente ai cittadini. Allora, per abbeverare le arance nei tempi di magra, gli agricoltori invocano ad alta voce una diga. Ma l'ingegnere Hollys Mulray (alter ego di Bill Mullholland) non vuole esaudire la loro preghiera.

Non si adegua l'infame. E allora si dia il via alla macchina del fango. A questo scopo, viene assoldato il Jack Gittes, il migliore gossipparo in circolazione. Ma il suo incarico dura poco. Mulray viene trovato morto. È suicidio.

La storia sembra finita. Se non ci fosse un uomo trovato annegato in un ruscello asciutto come un osso. La logica è andata in vacanza? Gittes vuole la verità. Perché (in fondo) è un brav'uomo. Un brav'uomo e soprattutto un ficcanaso. E sapete cosa succede a certi ficcanaso? Succede che ci rimettono il naso. A tagliarglielo, un inquietante Polanski.

Che diavolo sta succedendo?

A questo punto, vi consiglio di smettere di leggere e andare a vedere l'inimmaginabile finale.

A Los Angeles non c'è bisogno di nessuna diga. Di acqua ce n'è in abbondanza per tutti. Se non fosse buttata ogni notte in mare. Senza l'acqua per gli aranceti, gli agricoltori sono costretti a vendere i loro terreni a prezzo da fame. Gli acquirenti? Trapassati o vecchiette di un ospizio.

Quando ci sarà la diga, gli aranceti torneranno ad essere abbeverati, e i prezzi dei terreni, acquistati per nulla, andranno alle stelle. Inoltre la diga unirà la valle con la città e anche Los Angeles si espanderà - con tutto quello che ne conseguirà...

È proprio vero. Accanto ai geni dello spirito, della scienza, dell'arte e dello sport, ci sono anche i geni del male. Il genio del male che ha architettato tutto questo, ha una risposta a tutte le domande. Ma non a questa:

•- "Cosa può comprare che non abbia già adesso?"

Una morale banale: l'uomo non adora la Santa Trinità, perché è troppo occupato ad adorare la trinità terrena: denaro, sesso, e potere.

Quarto Potere

di Orson Welles

L'inizio dell'immortale quadro di Orson Welles è affidato alle oziose discussioni del giorno dopo:

•- Un comunista!

•- No! Un nazista!

Nessuna delle due. Troppo intelligente e troppo superiore per abbracciare le idiozie genocide.

Troppo intelligente, ma anche troppo amorale per decidere di essere qualcosa.

Fu una sola cosa - suo malgrado: una vittima. Vittima di una madre incapace di dare amore.

Un monticello d'oro ereditato senza merito. Un pesante tesoro per un pesante senso di colpa. Un senso di colpa da vincere giocando la parte del Robin Hood dei giornalisti.

Se avesse avuto meno denaro per mostrare di essere generoso, sarebbe diventato quel grande uomo che sapeva di essere. Perché, in fondo, aveva una sua grandezza. Il punto è che la teneva solo per sé; agli altri dava solo le mance.

Più che dare si affannò a fare. Ogni giorno un nuovo progetto. Ma l'entusiasmo iniziale per una nuova impresa, si spegneva a contatto con la fatica quotidiana. Tutto, ma non la routine.

Ma aveva uno scopo l'insensato? Si. Quello che hanno tutti: l'amore. Ma lui non trovò mai. Perché trova l'amore chi lo sa dare. E lui non voleva darne a nessuno.

A dire il vero, amò qualcuno: la mamma. E allora cercò nelle sue donne quell'amore che la mamma non gli aveva dato. Ma l'amore della tua compagna non lo puoi pretendere di diritto come quello che devi pretendere da tua madre. L'amore della tua compagna te lo devi meritare. E meritare costa fatica. E soprattutto umiltà. E diamine, io sono Charles Foster Kane!

Un banale egoista. E lui, che aveva il cervello fino, lo sapeva bene. E allora cercò di mostrare al mondo di non esserlo. Ma il mondo non ci cascò. E allora il nostro si costruì un mondo tutto suo dove potersi amare in santa pace e potersi raccontare le favole.

Nessuno ebbe più idee di lui. Ma lui non credette in nessuna di loro. Credette solo in Kane. Un ego troppo grande per farsi da parte per fargli vedere la luce.

Ma un attimo. C'è Rosebud. Che cos'è Rosebud? Qualcosa che perse? Qualcosa che non riuscì ad ottenere? Niente di tutto questo. Semplicemente, il ricordo dell'ultimo momento felice della sua vita. E l'amore per quel giocattolo in quell'ora estrema, forse, gli salvò l'anima.

Infanzia rubata, generosità dettata dal senso di colpa, egoismo, megalomania, fino alla prometeica chiusura in se stesso. Temi pesantissimi calati in una storia godibilissima che non ci si stanca mai di rivedere.

Per non parlare del funambolico montaggio, e della rivoluzionaria "profondità di campo", con la quale il direttore della fotografia Greg Toland riuscì a rendere lo sfondo - inerte nel cinema precedente "Quarto Potere" - luogo di azione effettiva.

Forse, il più completo capolavoro della storia del cinema. Un soprannaturale equilibrio di forma e contenuto. In "Citizen Kane" c'è davvero tutto. Manca una sola cosa. Ma questa è un'altra recensione.

Otto e Mezzo

di Federico Fellini

Qualcuno lo ha definito "Quarto Potere - Parte Seconda". E in effetti il tema è quello: il ripiegamento di un uomo su se stesso. Ma la realtà è ben diversa.

Partiamo dall'inizio.

L'eroe della nostra storia non ha più un'idea. Perché non c'è solo il blocco dello scrittore; c'è anche il blocco del regista. E quando la mente non è più occupata, la conseguenza è sempre quella: la fine del pensiero e l'abbandono ai pensieri.

E l'effetto dell'abbandono ai pensieri è sempre quello: rimpianti, sensi di colpa, nostalgia dell'infanzia, confusione - fino alla completa perdita di fiducia in se stessi:

•- "E se fosse la fine di un bugiardaccio, senza estro né talento?".

Guido vuole cambiare. Vuole uccidere tutto quello che di morto c'è in lui. Ma come si fa a lasciare il dolce vizio per l'amara virtù quando c'è un harem di donne che ti adora?

L'introspezione ha portato il nostro tormentato cercatore della verità ad un passo dal buco nero - al prometeico destino di Kane.

A salvarlo, uno strano e provvidenziale incontro. Onirico? Reale? Poco importa. La verità (su se stesso) sotto le sembianze di una bella fanciulla:

•- "Hai una donna che può renderti felice e tu la rifiuti"

•- "Nessuna donna può rendere felice un uomo!"

•- "PERCHE' NON SAI VOLER BENE"

•- "Non riesco a concentrarmi su una cosa e dimenticare tutto il resto"

•- "PERCHE' NON SAI VOLER BENE"

•- "Non riesco a rinunciare a nulla"

•- "PERCHE' NON SAI VOLER BENE"

Dopo il massimo buio, c'è l'alba. E per Guido non è diverso:

•- "Ma cos'è questa gioia che sento dentro?"

Ma Guido non si sente solo felice. Ad avvolgerlo c'è una dolce leggerezza, che lo spinge ad una gigantesca ammissione:

•- "Al diavolo... Tutto quello che vorrei essere e non sono, tutto quello che vorrei capire ma che ancora non sono riuscito a capire - tutto queste cose non mi fanno più paura".

Sono solo una creatura - niente di più, niente di meno. La stessa banale verità a cui Ulisse giunse vedendo la sua nave scivolare su Itaca.

L'io del nostro (moderno) eroe è morto. Ed è una legge spirituale: quando l'ego(ismo) va via, l'amore occuperà il suo posto. Che cosa ho detto? Ecco cosa voleva dire quella dolce ragazza...

E c'è un'altra legge spirituale: chi sa affrontare il cuore della propria oscurità con l'umiltà, riceverà in dono la luce:

•- "Ecco il segreto della felicità. L'amore. Basta solo amare. E ora passano davanti a miei occhi tutte le persone che avrei potuto e dovuto amare in tutti questi anni. E ora i miei occhi incontrano gli occhi più belli: i tuoi occhi fedeli. Di nuovo sorridenti".

In "Quarto Potere" c'è davvero tutto. Manca una sola cosa: il potere dell'amore di farci uscire da noi stessi. E proprio qui che il mezzo film di Fellini (ed Ennio Flaiano) ha superato l'immortale (ma disperato) quadro di Orson Welles.

"Quarto Potere" : la titanica uscita dall'Eden.

"Otto e mezzo": il suo umile rientro.

Semplicemente, "il" capolavoro.

Saluta con gioia!

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