Una domenica sera torno a casa giusto per "Hell's Kicthen", il mio programma preferito dedicato al metal. Era dai tempi di Sgrang che non c'era un programma così in televisione per un metallaro duro e impuro... peccato solo che vada in onda su Viva Polska e non si capisce un cazzo di quel che dice il conduttore (ma non è un dramma!). Ed ecco che passa in onda un video dedicato agli Acid Drinkers: forte questa giovane band anglosassone. Mi informo e scopro che mai impressione fu più sbagliata!
Gli Acid Drinkers sono un gruppo metal polacco ed hanno pubblicato il loro primo album nel 1990. Inutile dire che in Italia non ho trovato nulla, ad eccezione di questo "The State Of Mind Report" del 1996. Non avrei mai immaginato di provare interesse per un gruppo del genere. L'album, sinceramente, non è molto originale, ma merita di essere ascoltato e recensito perchè contiene almeno un paio di perle.
Dopo il buon pezzo d'apertura "Private Ego", tocca a "Two Be One" degna, quasi, degli Exodus (a cui secondo me i nostri polacchi si ispirano parecchio): la voce di Titus (ignoto cantante/bassista) è davvero potente, con dei coretti accattivanti, mentre la batteria di Mangood pesta duro. Poi un altro bel pezzo "24 Radical Questions": la musica è compatta, ma condita con alcuni assoli davvero prevegevoli. Una segnalazione per il testo, connotato sin dal titolo da un sapore vagamente politico, il cui ultimo verso recita, in maniera disincatata, "If I'm a politicain/Do I steal like the ones before". Quindi si passa ad un altro brano da cui traspaiono le marcate influenze dei nostri bevitori, intitolato "Solid Rock I"; e, in effetti, la canzone è molto solida e pesante, personalmente al primo ascolto mi sembrava di sentire qualche gruppo metal americano degli anni '90 incrociato con i Lynyrd, ma il pezzo acquista credibilità ed una propria fisionomia ad ogni ascolto, confermandosi come uno dei migliori dell'album. Dopo "United Suicide Legion", un pezzo certamente ben suonato, anche se è quello ad entusiasmarmi di meno, si arriva ai due brani migliori dell'album: "Pump The Plastic Heart", cinque minuti particolarmente ricchi, anche se sotto il profilo canoro Titus, pur valido, qui non mi convince (troppo ripetitivo!), e la fantastica "Maximum Overload". Questa canzone è caratterizzata da riff potenti ed incalzanti, grande impatto della coppia batteria-basso, mentre il singer riesce a dare il meglio senza voler strafare; da segnalare poi un paio di assoli davvero eccellenti. Dopo così tanta potenza i nostri si mantengono su buoni livelli, ma segnano il passo quanto a fantasia, con "Solid Rock II" e "Wild Thing", il primo brano è la ripetizione della canzone precedente anche se suonata in versione diversa, mentre il secondo è un buon pezzo strumentale. Infine l'album si chiude con "Walkway To Heaven", dal testo una classica lovesong, che, tuttavia, non risente dell'inflazione che oramai colpisce il genere ballad in maniera cronica, grazie ad una musica particolarmente accattivante.
Insomma questo, pur non essendo di certo quello che i critici seri definiribbero un album seminale (o sperminale boh?), è un buon lavoro onesto, pur con alcuni alti e bassi, di una ex cover band, affiatata e dotata di buona tecnica che ha realizzato ottime canzoni, ma, lo si ribadisce, pecca in alcuni punti quanto ad originalità.
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