Un'altra trasformazione.
Sono passati tre anni da quando ACO rilasciò il suo album Irony, anni in cui visse a Berlino, collaborando con vari artisti. Intitolare il suo nuovo, breve minialbum "Mask" ha la sua spiegazione: ACO cambia ancora direzione musicale indossando appunto una "maschera" nuova. Non c'è traccia dell'elettronica minimale e raffinata di "Irony", nè del dub bizzarro di "Material" e tantomeno del trip hop "bristoliano" di "Absolute Ego".
I collaboratori sono vari e dotati: i genietti dell'elettronica giapponese Aoki Takamasa e Taeji Sawai, KJ del gruppo hip-hop Dragon Ash, il chimicho musicale Yoshinori Sunahara e infine i francesi DAT politics. Il disco in questo modo diventa una mini collezione di pezzi uno diverso dall'altro. Si apre con "ya-yo!" con influenze Jpop alla YUKI, si prosegue con "Guilty", dal deciso sapore R&B, è il momento della cover "i know what boys like" condita da suoni elettronici in stile Coco Rosie, si va avanti con "rikunoritou" soave ballata elettro-sinfonica, fa capolino lo stile recente dei Goldfrapp in "cover grrrl" e si conclude con l'irriconoscibile self cover "fuan nano" che con un graffiante ritmo elettronico ci fa pensare a William Orbit e Mirwais.
Insomma una piccola collezione per tutti i palati che funge da antipasto ad un futuro (e speriamo non troppo lontano) album completo. Riusciremo mai a scoprire l'identità di ACO?
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