Gli Acqua Fragile sono un gruppo di progressive nato nel 1971 composto da Bernardo Lanzetti (voce, chitarra), Gino Campanini (chitarra), Maurizio Mori (tastiere), Franz Dondi (basso) e Pier Emilio Canavera (batteria, chitarra acustica).
Il loro primo album (omonimo) risale al 1973, e risulta cantato interamente in inglese da Bernardo Lanzetti (in seguito voce della PFM), che ricorda per il vibrato Roger Chapman dei Family e a tratti anche Peter Gabriel. Evidenti sono le somiglianze con gruppi d'oltremanica quali Genesis e Gentle Giant.
La prima traccia è "Morning Comes", con la caratteristica voce di Lanzetti adagiata alla perfezione su chitarra acustica e tastiera che ci accompagnano fino al fulcro della canzone, con organo in evidenza e ottimi fraseggi di chitarra elettrica. Pezzo maestoso che apre l'album in maniera perfetta. Segue "Comic Strips" canzone più spigliata e altrettanto bella, che ricorda molto lo stile dei Giant per la sezione cantata che ripete perfettamente ciò che gli strumenti suonano. "Science Fiction Suite" è invece più pacata grazie ai cori posti sulla bellissima chitarra acustica che suona fino alla fine del pezzo, che risulta particolarmente armonioso e spensierato, senza perdere in atmosfera.
Segue "Song From A Picture" che potrebbe benissimo sembrare una canzone uscita da 'Nursery Crime'. Come al solito molto evocativa e dai toni delicati. "Education Story" ci fa tornare di nuovo in mente i Gentle Giant, grazie agli ottimi dialoghi tra chitarra elettrica e organo. Voce sempre limpida e squillante, che interpreta alla perfezione il tema, spezzato da dei piacevoli intermezzi di chitarra e organo. Viene poi "Going Out" che rappresenta in maniera emblematica lo stile dei musicisti, con una canzone sempre dalle atmosfere gioiose e placide. L'onere di chiudere il disco è affidato a "Three Hands Man", e riesce a farlo in maniera perfetta. Ottimo il cantato che esalta ancor di più la parte strumentale, la più movimentata di tutto l'opera.
Opera che troppo facilmente viene dimenticata quando c'è da parlare di progressive italiano, che nonostante non spicchi per intuizioni particolarmente originali, vede al suo interno canzoni suonate in maniera straordinaria, esaltando i caratteri di quello che viene definito rock sinfonico.
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