Il metal e l’alternative tricolore è ormai arrivato a livelli tali che non ha più (quasi) nulla da invidiare a quello proposto da scene rinomate come quella statunitense e britannica ad esempio. A ricordarcelo, oltre ai nomi noti/in voga ci pensano poi moltissime nuove, come i sardi Acts Of Tragedy (che poi giovincelli non sono, visto che sono in giro dal 2012) e questo nuovo album “Left With Nothing”. La loro proposta si è evoluta nel corso del tempo, passando dall’essere devota al metalcore più tradizionale a sonorità math-core di grande impatto che spesso e volentieri vanno ad abbracciare groove metal e suoni distorti al limite. Come si può facilmente intuire dai due singoli attualmente in rotazione (“Under The Stone” e “The Man Of The Crowd Pt.I”) la band ha puntato tutto sull’impatto frontale, attraverso un cantato in your face e un sound energico irrobustito da un ottimo lavoro svolto in chiave ritmica attraverso continui stravolgimenti di tempo. Il disco prende la forma di un concept legato alla drammaticità di come vizi e dipendenze portino l’essere umano alla deriva, un tema per certi versi difficile da descrivere e che spesso porta a conclusioni fuorvianti, cosa che qui non accade grazie alla scelta di non calcare più di tanto la mano in fatto di giudizi personali. Un lavoro di sicuro non immediato e che inizia a fare il suo dovere solo dopo qualche ascolto, un aspetto abbastanza comune vista l’alta percentuale di particolari posti in ogni brano math oriented. Unica nota che ho apprezzato in parte è la lavorazione dei suoni, svolta da Jay Maas (per chi non lo conoscesse ex membro di Defeater nonché loro produttore e già al lavoro con Bane, Somos e molti altri) e fin troppo pulita a mio avviso. Suoni più grezzi avrebbero forse dato ancor più quella sensazione di “selvaggio” tanto cara a dischi del genere. Ciò nonostante nulla da eccepire: “Left With Nothing” è un ottimo prodotto, contraddistinto tra l’altro da uno stupendo concept grafico ad opera di Mirkow Gatsow.

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