Trentotto anni ci separano dalla tragica notte in cui Luigi Tenco perse la vita, eppure la sua musica e le sue parole oggi sono vive e non solo nei ricordi di chi lo ha conosciuto. Molte canzoni del suo repertorio sono difatti entrate nella memoria musicale collettiva e appartengono un po’ a tutti. Forse perché brani come "Mi sono innamorato di te", "Un giorno dopo l'altro", "Vedrai vedrai" sono ancora capaci di conquistare all’istante chi li ascolta grazie alla loro chiara sincerità e semplicità solo apparente. In altre parole, credo che il mondo poetico e musicale di Luigi Tenco sia oggi più che mai attuale, anche perché è costruito intorno a tematiche profonde ed universali come l’amore, la nostalgia, la rabbia e mostra la convivenza di naturali contraddizioni o le comprensibili amarezze di un uomo che guardava il mondo con occhi speciali.
Negli ultimi anni diversi musicisti si sono avvicinati alla sua musica, molti appartenenti al jazz: Tiziana Ghiglioni gli ha dedicato un intero album, mentre Stefano Bollani, Danilo Rea ed Enrico Rava hanno trasformato la sue canzoni in veri e propri standard, una possibilità quest’ultima che, a parere di chi scrive, non è stata ancora sfruttata adeguatamente. Il pianista Enrico Pieranunzi e la cantante Ada Montellanico ugualmente avevano già eseguito la sua musica in chiave jazz, oggi, però, aggiungono a questo percorso un nuovo e significativo capitolo con queste "Storie di Tenco". Un progetto singolare che risulta di grande interesse soprattutto perché presenta quattro testi inediti del cantautore, accuratamente custoditi per decenni dalla famiglia Tenco. I testi sono stati affidati ai due musicisti che hanno composto delle musiche originali. In particolare Ada Montellanico ha composto le musiche di "Danza di una ninfa sotto la luna" e "Da quando", mentre "Mia cara amica" e "O me" sono toccate ad Enrico Pieranunzi. Si tratta, dunque, un’operazione coraggiosa, difficile e rischiosa, ma sostanzialmente riuscita, perché i due si sono avvicinati alle parole di Tenco con grande rispetto, cautela e sensibilità, consentendoci di apprezzare ancora le sue doti poetiche.
È così possibile riconoscere l’anima di Tenco nelle parole di "Danza di una ninfa sotto la luna", che da un inizio fiabesco precipita sulla terra in "perché" senza una risposta, riscoprire il suo romanticismo ora malinconico in "Da quando" ("Da quando / ho perso il tuo sorriso / ho perso anche il mio"), ora disincantato in "Mia cara amica" ("Mia cara amica mi sono accorto / che ti ho voluto soltanto bene / ma per poter restare assieme / bisognerebbe fingere di amarti"). La musica si lega con estrema naturalezza alle parole, dando attraverso l’interpretazione vocale un grande respiro ai contenuti espressi nei testi. Ada Montellanico è, infatti, in grado di porre egregiamente l’accento nei passaggi giusti, non cadendo nel tranello di ripetere in modo pedissequo lo stile del cantautore. Si appropria della poesia e della musica di Tenco in un modo originale insomma. Enrico Pieranunzi, invece, elabora dolcemente queste melodie con il suo raffinato e personalissimo tocco pianistico, che si pone in continuità con quello di Bill Evans. Accompagnati da grandi musicisti come Paul McCandles ai fiati, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Bebo Ferra alla chitarra, Michele Rabbia alla batteria e Piero Salvatori al violoncello, oltre gli archi dell’Arkè String Quartet, Ada Montellanico ed Enrico Pieranunzi hanno completato questo lavoro interpretando alcune delle canzoni più belle del cantautore, partendo dalla toccante incertezza di "Mi sono innamorato di te", all'emotività di "Ho capito che ti amo" e fino all'impressionismo di "In qualche parte del mondo".
Alla fine risulta un disco che probabilmente non presenta sussulti e sorprese, riuscendo comunque ad essere sempre estremamente raffinato e a tratti molto affascinante, capace però di lasciare un soffio di amarezza. Infatti, quando qualcuno ci lascia troppo presto, spesso ci si chiede cosa avrebbe potuto ancora regalarci. Questo disco risponde solo in parte a questo interrogativo, ma tanto basta per accrescere il rammarico di un'assenza.
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