Dave Pajo è stato uno dei musicisti più influenti ed attivi degli anni ’90: basti dire che è stato uno dei membri fondatori dei rivoluzionari Slint e che ha collaborato negli anni con diversi gruppi del circuito indipendente. Band del calibro di Tortoise e For Carnation, tanto per citarne un paio.

Aerial M è lo pseudonimo che Pajo ha usato in quest’occasione per dare alla luce uno dei suoi innumerevoli progetti da solista.

Un disco intimo e scarno (nonostante nei crediti siano citati circa una decina di collaboratori) dove la tecnica chitarristica minimale e pigra di Pajo permea tutto il lavoro. I pezzi sembrano intessuti con l’aria e ci portano senza fretta in una dimensione introspettiva caratterizzata da un forte grado di consapevolezza.

L’iniziale “Dazed and Awake” , dove si fanno strada svolazzi di un organo liquido che saltella e si insinua tra gli arpeggi di chitarra, è forse la più melodiosa del lotto (seppur di una melodia minimalista). Si prosegue poi con l’andamento indolente e svogliato di “AASS” per arrivare a quella che pare una calmierante filastrocca ripetuta in loop: “Wedding Song no.2”.

Gli accordi sgranati della brevissima “Rachmaninoff” fungono da intro per “Skrag Theme” dove ci avvolge un senso di plumbea incombenza, ma un’incombenza che tende a disattendersi e che viene troncata improvvisamente.

Compassion for M” inizia con una struttura elettronica che sembra quasi il timer di quella “macchina della memoria” che è il resto del pezzo, dove fanno capolino vorticosi frammenti di un flashback vago e continuo.

L’album si chiude con la deliziosa “Always farewell”, dove alla fine facciamo nostro un piccolo, ma brillante e lucido momento di illuminazione.

Un disco dal minutaggio davvero ridotto (poco più di 30minuti), ma che è nella sua essenza, un gioiellino effimero e prezioso.

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