Agghiastru è un artista vero! Lo si può attaccare su tutto. Non è un buon cantante, né un grande esecutore, forse non sa neanche scrivere la sua poesia, e le registrazioni dei suoi album non hanno quel tocco professionale che strizza l'occhio al mercato. E lo confermerebbe egli stesso. Tuttavia Agghiastru da ben quindici anni è l'artista più originale che io abbia mai sentito. Capace di essere indipendente da tutto, giornali, recensioni, mercato discografico, ma sempre lì a fare da punto di riferimento per tutti quelli che annoiati, cercano vibrazioni nuove nella musica, ed espresse con smisurata lealtà. Incantu è un disco clamoroso. E' la testimonianza tangibile dell'operato di un artista e della sua creatività.

Lo sciamano siculo rantola la sua nenia fin dalle note iniziali de L'incantu, ballad pianistica vicina, come del resto tutto l'album, alle sonorità del Nick Cave degli ultimi anni. Prosegue in un mantra tribale sull'elettrica Sangu, canzone rabbiosa e carica di suoni scarni e atmosfere ancestrali. Ma ecco che nella track-list cambia umore, e su di un ritmo fuori dagli schemi rock, arriva La stanza. Questa e' la prima song cantata in italiano e non in siciliano. Dentro c'è di tutto. Chitarre marichi, contrabbasso, maracas, e il piano che crepusolare sorregge la sussurata cantilena di Agghiastru. Bellissima. Tra le mie preferite anche la successiva Carennu, e si ritorna su ritmi pacati e ipnotici, degno commento musicale per il deserto siculo del Nostro menestrello. Anche Rosa prepotentemente mostra tutta la sua malìa sicula. La canzone parla di una prostituta che per pochi spiccioli si prese la verginità di un ragazzino, ma sfiorita dalla sua vita senza amore, presto si suiciderà. Elegante l'arpeggio di chitarra classica, il basso isterico e il crescendo veramente acido. Altro giro di danza con un valzer che sa di umido, ci arriva con Ferru & Focu, altro brano cantato in italiano. I temi di Agghiastru sono ormai noti. L'amore, l'amore e sempre l'amore... andato a male però. Cose che possono ridurre un uomo ad un cretto arido e privo di fondo. Tintatu è una barocca composizione dove il basso la fa da padrone. C'e' un piano rhodes e il 'solito' altalenare della splendida melodia mediterranea. Più roccheggiante nei tempi di batteria Paria, musica di un carillon che arranca nel far girare la sua ballerina. Mi sembra superfluo dire che il disco è bello tutto, un po' pesante da ascoltare tutto d'un fiato, considerato poi che dura quasi settanta minuti, e che tutte le canzoni meriterebbero di essere approfondite. Bellissima ad esempio Amorte, un neologismo coniato dal cantastorie, voce e fisarmonica, o la nuova versione di Unia, molto desertica... e per concludere Vitti 'na Crozza. Agghiastru scava la fossa per il teschio ("Vitti 'na crozza" -tradotto- sarebbe "vidi un teschio") che non poté trovare degna sepoltura, e nel mentre la musica si fa scurissima, ma c'è grande ironia nell'aria, altro che 'trallalleru trallallà'. Fantastico, non ci sono parole, specie se poi si ha la fortuna di vedere lo show dal vivo. Un disco straordinario per il suo lato intimo, per le melodie siciliane, l'originalità e per il carisma di un personaggio unico.

Grazie Agghiastru.

maddalena vanausen   

 

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Di  yasha

 Ogni nota cantata e suonata esprime la sofferenza e il fascino di chi per una vita è stato, e sarà, in lotta con tutto.

 Sentirete le spine, i rovi, l’arsura del sole, scorticarvi la pelle.