Seguo Agghiastru ormai da anni, e ho visto e raccontato la genesi del suo lato solista/intimista, espresso per la prima volta nella mia Catania nel 2006, crescere e affermarsi.

La data di stasera, a Palermo, conferma il talento di quest'artista unico, e la sua straripante creatività. Infatti, è dalla fine dello show che intendo iniziare questo report live, momento nel quale il cantastorie si intrattiene con un pubblico di fedelissimi appena fuori lo Zsa Zsa. Occorre dire che il Nostro aveva in corpo una quantità di vino rosso che facilmente poteva essere confuso col suo sangue, in sede di trasfusione... Agghiastru, tuttavia, è un fiume in piena. Racconta, dilata le sue storie, intrattiene, muove le mani e gli occhi con sapienza tipica di un incantatore di serpenti. Il confine tra palcoscenico e strada diventa inesistente. Agghiastru porta fuori dal locale il mondo onirico descritto tra le canzoni espresse nel concerto, e contenute nel suo debut-cd 'Incantu'. Forse comprendo che Agghiastru è così come ci appare sul palco. Disinibito nei confronti della vita, delle vicende che racconta, al di là dell'arte stessa che mette inscena. In fondo a pensarci bene, ricordo distintamente alcuni versi dall'album 'Viogna' del progetto INCHIUVATU dicevano: "semu pupi in un teatrinu, e inscenamu la vita, la nostra recita". Non credo occorra traduzione. Infatti, è questo che fa Agghiastru; recita, ma paradossalmente, tale 'recita', ha l'intensità di apparirci come vita reale, dal palco o dalla strada che sia, anzi, egli è reale più che mai, sempre!
Andiamo all'inizio dello show ora. Bellissima la scenografia che riprende i motivi del video 'L'Incantu', ossia tutta una serie di lampadine che piovono sulla testa del cantastorie, spacciate come stelle artificiali. Dice di averne bisogno, giusto per rivolgere ad esse qualche desiderio che puntualmente rimarrà inespresso... E intanto beve, dice... per dimenticare. Il pubblico non dimentica invece. Gode ogni momento dello spettacolo, ogni intermezzo teatrale tra una canzone e l'altra. Da dietro il piano è un continuo spuntare di carillon, rose, lenzuoli, teschi, coppole siciliane e ogni altro 'attrezzo' di scena, per meglio descrivere l'atmosfera del brano. C'è molta ironia sul palco del nostro menestrello, si fanno sorrisini amari tipicamente siciliani. Agghiastru rivolto al pubblico con fare serio, dice "voi pensate che io qui mi stia divertendo... è solo un modo più economico per evitare di andare in analisi". Insomma è un continuo approfondimento nelle viscere di un uomo arso dal sole siculo, e posseduto dal deserto, ma ci mette dentro anche visioni lunari di travolgente passione. E' il caso di 'Rosa',
'Tintatu', 'La Stanza'. Potrei citarvi tutta la scaletta, ma alla fine il ricordo che resta più impresso, è la completezza che si ha tra le emozioni provate e la volontà di Agghiastru e soci di farcele arrivare.

maddalena van hausen

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