Prima di cominciare, forse è meglio togliersi subito dai piedi le obiezioni più ovvie:
A) Non è musica.
Be’, dai, questa è fin troppo banale. Potete fare di meglio.
B) Le canzoni sono tutte uguali.
Già meglio. In effetti le canzoni sono difficilmente distinguibili l’una dall’altra, inoltre sono brevissime, in media meno di un minuto e anche questo non aiuta certo. Sono però dell’idea che questo genere di lavori vada gustato come un unicuum compatto; è necessario lasciarsi andare all’impatto frontale e semmai affrontare dopo l’analisi puntuale. In questo trovo molte similitudini con la ambient: anche lì i singoli brani hanno un valore relativo, più importante l’atmosfera generale, le sensazioni suscitate, il clima ex post.
Non mi è mai capitato che qualcuno mi dicesse: “Cazzo, quel pezzo di Vidna Obmana spakka tutto”. Allo stesso modo affrontare un disco grindcore come questo equivale un po’ a calarsi in una jacuzzi a diecimila atmosfere caricata ad acqua Perrier; lì per lì ti frastorna, poi esci fuori, metti accappatoio e ciabattine di spugna e ti senti rivitalizzato. Oppure hai voglia di farla finita, le sensibilità son le più diverse. Comunque questo disco l’ho ascoltato un sacco e posso anche dirvi che la mia preferita è 'Crap Cannon', quella che fa "aaaaaaarggghh tumtumtumtumtutumtum aaaaaaa aaaaaaaarggghhh tumtutmtumtumtumtutututututututut tutututtuttu chugga chugga chugga chugga chugga chugga aaaaaaaaaa aaaaaarrrrrrrrrgh".
C) Ascolti ‘sta roba per darti un tono.
Vanità delle vanità, tutto è vanità, dice l’Ecclesiaste. Perché negare il compiacimento di ascoltare e apprezzare quel che è considerato “estremo” ? Ciascuno ha le orecchie tarate a modo suo, in tutta franchezza mi garba poter ascoltare e valutare qualunque cosa senza dover mai dire: “Ė troppo”. E poi quale tono?
D) Sono malati, scurrili, volgari, sessisti e bestemmiano dio.
Viste le foto e le biografie, non posso escluderlo a priori, di certo però sono ironici, inoltre cosa vi aspettate da un disco dove i pezzi finiscono prima che abbiate fatto in tempo a leggere tutto il titolo? E poi, se non vi va bene, ci sono sempre i gruppi di rock cristiano...
Questo "Frozen Corpse Stuffed with Dope" non è il loro esordio per la benemerita Relapse ma segue una serie di split Ep con gruppi beniamini dei giovani tra i quali Converge e Halo, un ellepì, "Honkey Reduction" (Relapse) e un settepollici, "PCP Torpedo". Ho deciso di recensire questo perché mi pare il loro lavoro più a fuoco, quello dove emergono meglio le caratteristiche peculiari del gruppo che lo distinguono dal resto della “scena grind”.
La drum machine, innanzitutto. Pena una certa staticità dei pezzi (non rara però in questo genere di musica), la velocità dei blastbeats è totalmente fuori dal mondo, e ci vogliono ben tre vocalist/grugnitori per tener testa a tanta apocalisse percussoria.
Il chitarrista, anche negli ottimi Pig Destroyer, fa del suo meglio per lacerare quel che resta del tessuto connettivo degli ascoltatori con enormi riff sporchi ma puntuali. Fa capolino anche l’elettronica soprattutto in chiave noise, ma nel complesso la componente di sperimentazione è abbastanza contenuta e il gruppo rimane con i piedi ben saldi nella tradizione “roots” del grind anni novanta di scuola Earache, non per nulla il chitarrista e produttore Scott Hull viene dagli sfortunati Anal Cunt. Il tutto portato all’estremo però.
Molto buona la produzione, ma d’altro canto Scott Hull ha messo mano a gran parte dei dischi usciti per la Relapse e come produttore è molto considerato. Se vi gusta la sperimentazione in campo grind dovrete invece prendervi il nuovo lavoro "Altered States Of America": 100 pezzi in un cd da tre pollici con vocalizzi e grugniti sub umani mischiati a sample elettronici, rumorismi varii, blastbeats oltre la soglia della percezione e chitarra sparata a mille.
Insomma, come avrebbe detto una mia vecchia fiamma amante dei giudizi tranchant, trattasi di baccano, ma baccano organizzato e pianificato per deliziare gli uni.
Per gli altri c’è sempre Michael Bolton che reinterpreta Sinatra.
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