Accade spesso che termini nati per descrivere una caratteristica legata ad aspetti quali la qualità di incisione, i mercati di destinazione o la ricerca di fondi per ottenere uno straccio di risultato finiscano per identificare tutti quegli artisti che si trovano nelle medesime, povere condizioni. Alcuni, poi, diventano ricchi. Così "low fidelity" si stacca dall'idea originale per cui era stato coniato, se ne stava appoggiato sui nastri delle cassette partorite dagli anni 80, viene ristretto in "lo-fi" e finisce per identificare non solo tutta quella musica prodotta con mezzi di bassa qualità, ma tutte quelle band che suonano in un certo modo. Quale modo?

Ad esempio quello degli Airport Girl, gruppetto inglese nato sul morire dello scorso millennio, composto da Rob Price (voce, chitarra, armonica, e chi più ne ha più ne metta), Robert Perris (chitarra), Sean Price (basso), David Hill (tastiere), Richard Blackburn (piano elettrico) e Jon Troy (percussioni); ogni tanto, quando vengono invitati, compaiono anche Tom McClure (violino) e Rob Fleay (tromba).

Nel 2001, dopo un paio di singoli pubblicati su FortunaPop!, se ne escono con questo dischetto d'esordio "Honey, I'm An Artist" denso di sfumature Indie (sempre a proposito dei termini discussi poco fa), in cui l'alternanza di toni e generi la fa da padrone rendendo il prodotto più fresco, multicolore, piacevole. Pavement, The Pastels, Belle & Sebastian sono i principali riferimenti per capire cosa passi per la mente di Rob Price mentre canta "Power Yr Trip" in mezzo alle chitarre distorte o "I'm Wrong, You're Right" su arpeggi che vorrebbero farti addormentare scacciando gli incubi.

Una piccola vena nostalgica collega tutte le dodici tracce del disco, la si trova nelle lente ballate dall'ossatura acustica ("Love Runs Clean", "You Fill Me Up (I Lose)") così come in pezzi dall'andatura un po' più sostenuta ("Between Delta And Delaware"), c'è una spruzzata di polvere da saloon quando decidono di suonare un po' di sano Country ("Home On The Range"), c'è una vista aerea d'acqua ferma negli stagni e siepi ben curate quando suonano un più arioso e romantico Chamber Pop ("Frostbite"), c'è un graffio punk sul finire in uno sporco e rumoroso colpo di coda ("Surf #7 Wave").

Ma la cosa più interessante che si trova qui dentro è quella che farebbe storcere il naso agli snob per via del titolo chilometrico: "The Foolishness We Create Through Love is the Closest We Come to Greatness" si stacca un po' dalla filosofia indie del brano fulmineo, 3 o 4 minuti massimo, lei oltrepassa i 6 e se li gode tutti, tirando in mezzo tutti i musicisti del gruppo per ballare assieme.
Un Ep nel 2003 e un disco nel 2007 per i ragazza d'aeroporto, poco altro. Questo disco si apre con la piccola "This Could Be The Start Of Something Small"; sì, lo è stato.

Elenco tracce e video

01   This Could Be the Start of Something Small (01:34)

02   Power Yr Trip (02:50)

03   I'm Wrong, You're Right (03:25)

04   Home on the Range (02:42)

05   Frostbite (04:11)

06   Hey! Crayola (03:20)

07   Love Runs Clean (04:56)

08   Between Delta and Delaware (03:48)

09   The Foolishness We Create Through Love Is the Closest We Come to Greatness (06:04)

10   You Fill Me Up (I Lose) (02:03)

11   Surf #7 Wave (04:40)

12   Shine Like Stars (01:39)

Carico i commenti...  con calma