Arrivato alla stazione di Helsinki, un uomo viene derubato e pestato da un gruppo di balordi. Dato per spacciato all’ospedale, si risveglia e scappa, trovando rifugio presso una comunità di derelitti che vivono in container. Quando riprenderà coscienza, scoprirà di non ricordare più nulla e dovrà ricominciare una nuova vita.

Inizia così il 13° lungometraggio dello schivo regista finlandese che ha abituato i giornalisti a divertenti interviste con birra in mano e immancabile sigaretta tra le labbra.

"L'uomo senza passato" è permeato del suo spaesato humour che fa da contrappunto alle umili vicende dei protagonisti e all’improbabile ma dolce storia d'amore tra lo Smemorato e un’inerte volontaria dell'Esercito della Salvezza. Kaurismaki è per tradizione regista dallo stile asciutto, che più che i dialoghi ama far parlare le scene, e questo film non fa eccezione; le parole che scambiano i personaggi non servono ad approfondirne la personalità... da dove vengono, cosa facevano prima, in cosa credono. Anche la recitazione è volontariamente trattenuta nella gestualità, nella mimica e nei movimenti. Come dice il regista stesso "nei miei film nessuno corre o ride".

Eppure il film nella sua dolente ironia strappa più di una risata (a partire da Hannibal, il "temibile" cane del guardiano del deposito di container) e parla di cose pesanti senza appesantire il cuore; più che "lieto fine" c’è un "lieto procedere", perché nonostante la marginalità dei protagonisti, nulla ne scuote l’innocenza che deriva dal non aver commesso alcun torto e di non avere alcunché di cui vergognarsi, meno che mai della propria indigenza. C'è del Chaplin qui, come la trovata della bustina di té riposta dopo l'infusione in un astuccio ad uso futuro.

Ottimo per chi vuole avvicinarsi a Kaurismaki.

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