Vendono un fumetto, che poi, di fumetto, ha solo la
forma.

Compri un fumetto, che poi, lo compri solo perchè, in copertina c'è "Moore".
Ma mai, mai, l'hai sentita nominare,
'sta luce.

E Moore pensata l'aveva
come saggio,
e monologo,
ma senza immagini che poi
probabilmente
comoplice il guadagno qualcuno ha deciso di mettere,
E se non sempre l'operazione riesce, qui c'è da dir grazie a dio:
che alcune tavole da sole giustificherebbero la spesa.
Ma questo poi, perchè
prima,
c'è da sudare.

Leggi le prima tavola, giri pagina e affronti la seconda.
Prima di girar lo sguardo a destra e cominciare la terza, riavvolgi il nastro, rigiri la prima, e riconminci.
E lo fai un'altra volta.
E un'altra.
E alla terza o quarta volta che ricominci a leggere le prime due pagine maledici la tua spesa, il nome di Moore, e ti arrendi all'incomprensione entrando nel labirinto sintattico della terza.

Poi, come per magia, sul flusso di coscienza del Bardo di Northampton finisce che ti accordi e intuisci.
Poi capisci e
infine
supponi. "'sta cosa dev'esser stata scritta così":

Il Bardo, cena di pizza con funghi, psilocibina grondante a sazietà, in un appartamento prigione svuotato da umani orpelli simulacri e testimonianze, viaggia di spazio/mente pensier di fronte ad un televisore spento.
Riflessioni su aulica soap, prigioni del tempo catodicizzate in quattro terzi di vetri curvi, elettromagnetiche onde tumorali distribuendo tsunami di inutile sapere viaggiano nell'aere invisibili.
Tubodiplastica scrivente alla mano, l'autore, con droghe e depressioni rimbalzoflipper nel cervello tutto butta su carta e fiero si compiace. Di se, per se, solo con lui.

E poi basta perchè io non sono Moore, e voi non siete me che leggo Moore. Ma Moore continua. Lo fa meglio, ma continua.

Districarsi nel dedalo costa fatica, ma premia.
Nessuna nuova verità a fine lettura, nessuna avventura vissuta, nessuna principessa salvata, nessuna calzamaglia sgualcita da eroica impresa.

Solo la parola, che insegue un'idea. La raggiunge e la fa sua fino a superarla, e porta la stessa a diventar predatrice mentre lei si trasforma in preda. Sfuggevole, sfuggente, irraggiungibilmente chiara nel suo mistico dilemma.

Si odia o le si sacrificano capretti.

Non è un fumetto, non è letteratura, non è il solito Moore, non è niente. E alla fine è tutto. "Il" "Tutto", L'Onniscente Padre parla, non puoi cambiar canale.
Chiuso il volume, a termine comunicazione, fuori dall'eterno cosmo/eden, voce verbo e luce di Dio, torni a vivere, telecomando alla mano, le tue pubblicità.

Abbiate pietà di queste poche righe, più veloce e facile sarebbe parlarne come fa il l'inclinato grassetto che qui a destra segue: E' una di quelle cose che, dopo, te sei una cosa diversa, mentre lei resta li, in attesa che tu la riprenda, per esser trasformato in altro ancora. Quando vuoi, come vuole lei; dicendo tutto quel che dovreste sapere in una banalità che qualche volta è anche l'unica possibile verità.
Ma ieri ho visto il verbo; chi di voi sa, capirà. E quindi, che mostri pietà.


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