Gli anni '90 per i Parsons non più Project proseguono con una certa continuità di produzioni. Il livello non scade più di tanto, malgrado l'impossibilità di riavere la stessa visibilità dei fasti ormai passati.

Dopo il "Try Anything..." seguirà un live ufficiale del tour che metterà finalmente allo scoperto i musicisti, sino ad ora topi da studio d'incisione. Rinfrancati da tutto ciò ecco che nel 1996 viene pubblicato questo "On Air". Il primo vero concept album dopo "Gaudi", dove si tratta a tutto tondo una tematica con ambientazione precisa. Indubbiamente è il loro mangime creativo da dove sono usciti i loro capolavori estetico-tecnlogici. Il volo umano nelle sue fasi, la distanza colmata dalla velocità, e perchè no, anche la scoperta dello spazio. Insomma un omaggio all'aviatore, pre e post-pioneristico.

A livello di composizioni la fa da padrone Ian Bairnson, il chitarrista. Alan Parsons fa da supervisore del cantiere e poco più. Dirige i lavori come da progetto. Grida dalle impalcature e fa suonare la pausa pranzo. Ormai gli "operai" sanno cosa fare. Sembra evidente che tutta l'opera sia dedicata ad un amico del Bairnson scomparso poco prima, pilota militare appunto. Il brano "Brother up in Heaven" è specifico con dedica. Musicalità nostalgica e triste, un saluto. Il volo parte da un pezzo intro tipico ma non strumentale, "Blue Blue Sky". Suono di uccellini e chitarra acustica. Una cantatina con la spiga in bocca di neanche un minuto che sfuma con "Too Close to the Sun". Il sè il brano regala una bella atmosfera rilassata ma è senza idee particolari a passa via senza gloria. È quello che vorresti sentire da loro. Superclassico. Più interessante "Blown by the Wind" che non esce di un millimetro dallo stile ma fa sognare un pò. Chitarra più presente, un lento evocativo. "Cloudbreak" arriva con un bel rumore di monomotore a elica e decollo. Strumentale sempre inconfondibile con un bel tempo dritto dell'Elliott, chitarrona semi-cattiva di Bairnson che tiene su tutto. Sempre pane per chi ha già i Parsons in memoria. Ti viene voglia di alzare il volume, va ascoltata alta. Nel suo genere è molto riuscita. Suoni sempre curatissimi.

"I can't look down" sembra anonima all'inizio ma poi svela un'anima piacevolmente rock. Alla loro maniera, semplice. Passata la "dedica" al pilota "Fall Free" è un'altro esempio di pop-rock Parsoniano corale e arioso. Per i patiti del tech made in Alan ecco "Apollo". Un pezzone elettronico strumentale da 5 stelle. C'è anche il discorso di Kennedy sul programma spaziale della Nasa. Evvai!! Tutto a cannello. Un pò MammaGammico nel loop, ma che arrangiamenti. Sembra di stare su un Jet militare volando a bassa quota con il panorama, (a scelta), che scorre velocissimo. Ed ecco il gioiello... uno dei più belli... Cristopher Cross con la sua magica voce. "So far Away" è bellissima. Ascoltatela. Ti porta via. Ottimo livello. Si finisce in bellezza con l'eterea "One day to Fly" con cadenza Beatlesiana, ricorda Ammonia Avenue poi sfociando nella seconda parte di "Blue Blue Sky". È un reprise riuscito che diventa un'apoteosi di archi. L'impressione è di stare in mongolfiera. Veramente meravigliosa fino alla fine. Chiude in bellezza questo "On Air". Concept album che riprende il "progetto" come era nato con i dovuti limiti e possibilità. Attenzione.. non manca niente. Orchestra etc etc. Sempre una grossa produzione. Voci maschili eccelse. Se dovete fare un bel viaggio in auto o aereo questo lavoro vi accompagnerà benissimo senza stancarvi.

Classico, non innovativo, estetico. È quello che vogliono i fan affezionati. Spaghetti al ragù ma fatti come si deve. Joe Cavalli.

Elenco tracce testi e video

01   Blue Blue Sky (01:39)

02   Too Close to the Sun (05:04)

03   Blown by the Wind (05:26)

04   Cloudbreak (04:39)

Instrumental

05   I Can't Look Down (04:37)

06   Brother Up in Heaven (04:02)

07   Fall Free (04:22)

08   Apollo (06:05)

09   So Far Away (04:07)

10   One Day to Fly (06:19)

11   Blue Blue Sky (04:25)

Carico i commenti...  con calma