La Telecaster è una chitarra leggendaria, il suo suono tagliente è unico ed inconfondibile ed ha attraversato 60 anni di musica senza mostrare i segni del tempo, diventando parte integrante dell'iconografia legata in particolare al blues e al rock.
In questi 60 anni innumerevoli artisti hanno legato la propria immagine alla Telecaster, basti pensare a Muddy Waters, Bruce Springsteen, Keith Richards, io, veri e propri miti della musica, ma solo uno si è guadagnato il titolo di "Master of Telecaster": Albert Collins.
Per comprendere il motivo di tale soprannome bastano le 8 tracce contenute in questo "Ice Pickin'", in cui Albert Collins dimostra a tutti come non si diventa "The Master of Telecaster" per caso...
Il suo è uno stile personalissimo, non fa uso del plettro, ma aggredisce la chitarra in maniera tale da tirarne fuori un suono affilato, che ti investe come una scarica elettrica, quando esegue i suoi bending infiniti pare volerti prendere per il collo e soffocarti... Viene da sè che la chitarra più adatta per un sound simile non possa che essere la Telecaster...
Il disco in questione, uscito nel 1978, è quello della sua definitiva consacrazione, da qui in poi Albert Collins diventerà, insieme a Stevie Ray Vaughan, il più grande interprete del blues revival degli anni '80 e si guadagnerà un posto nell'olimpo del blues, insieme ai più grandi.
Pezzi come "Honey, Hush!", "Ice Pick", "Too Tired" trasudano un groove contagioso, caratteristica fondamentale nel sound del nostro, e quando la tensione si allenta vengono fuori "Cold, Cold Feeling", uno slow da pelle d'oca, e "Conversation With Collins", un talking in cui Collins dialoga alternativamente usando la propria voce e la propria chitarra... E quest'ultima è ovviamente la protagonista assoluta del disco, ogni assolo che Collins ne tira fuori è un godimento per chi ascolta, il connubio fra strumento e musicista è perfetto, quasi fossero uno il prolungamento dell'altro.
Un disco prodotto in maniera tale da catturare la straordinaria carica che Albert Collins era capace di trasmettere quando suonava dal vivo, da sempre la dimensione più consona per il blues, e farla assaporare all'ascoltatore.
Un disco che ogni amante del blues (e non solo) che si rispetti e, dirò di più, ogni chitarrista degno di tal nome dovrebbero avere, senza mezzi termini.
Carico i commenti... con calma