Diventa sempre più arduo per una band agli esordi creare composizioni che non siano derivative. Ormai il refrain delle note che sono sette e che ormai la musica non inventa più niente penso sia chiaro a tutti. Chi scrive recensioni si diverte poi a demolire il gruppo hype di turno, WolfMother? Roba già sentita... Black Mountain? Progressive in pillole e riff rubati ai Black Sabbath.
Poi ti saltano fuori questi Alberta Cross e vedendo il nome ti chiedi se non sai la solita cantautrice dalla voce prossima all'orgasmo e tutti i suoi ricamini chitarristici rigorosamente unplugged. Per la cronaca gli Alberta Cross sono un quintetto fondato dallo svedese Petter Ericson Stakee (voce e chitarra) e dall'inglese Terry Wolfers (basso).
Ok, diamo inizio alle danze: Traccia 1: "Song Three Blues".. e che palle stò blues, mi chiedo. Ma poi la voce.. cazzo ricorda The Band o Neil Young.. e un blues è più una roba malata con riff deliziosamente alt country e rock sgraziato. Andiamo avanti... con "Atx" si fa sul serio, una slide guitar tagliente a metà strada fra i Floyd e i Radiohead periodo "The Bends".. minchia, qui si fa sul serio. E a testimoniarlo anche una esecuzione della stessa che campeggia fiera fra i video di You Tube. "Taking Control" ha qualcosa degli Smashing... ma non vi voglio rovinare la sorpesa di scoprirli da soli, vi dico solo che il mood di base ha riferimenti roots americani, qualcuno, per rimembrare sempre chi ama i paragoni, li associa ai Black Crowes o alla tradizione di rock classico. Io aggiungerei che il sapore europeo si sente, che il gruppo dimostra di saper mischiare le carte in tavola dando vita a un sound robusto, con chiaroscuri e aperture melodiche, una miscela che mette d'accordo i nostalgici a chi cerca nuova linfa a un rock che piano piano, con realtà ormai consolidate come i Racounters, Wilco, kings of Lion.
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