Questo scritto è frutto di una tentata disinfezione dalla "Zalonite Acuta" che in questi giorni ha colpito un po' tutto il suolo italico.

Lo confesso: Checco non mi è mai piaciuto. Detto da uno che ha patito i suoi primi tre film e dei quali ha apprezzato ben poco. Si salva per certi versi Cado dalle nubi. perché puntava il suo sguardo critico - ma poco convinto - verso l'omosessualità, il leghismo e alla crudeltà dei talent show. Peccato per il finale troppo pasticciato e ruffiano che andava a guastare le feste ad un po' tutta la sceneggiatura.

Degli altri due manco a parlarne: la denuncia sociale - verso il terrorismo per esempio - diventava critica di comodo e dunque, non più leggera ma banale, mentre la pellicola si trasformava in un insulso one-man-show dove i personaggi diventavano istintivamente pretesti in carne ed ossa che fungevano da spalla per le battute di Zalone, e al suo fare cabaret dietro la macchina da presa.

Personalmente credo che la ricetta della pellicola leggera e intelligente - formula con la quale sono riconosciute le confezioni cinematografiche del duo Zalone - Nunziante - si muova da tutt'altra parte. Ecco perché ho riscoperto Chiedimi se sono felice, senza bisogno di scomodare Paolo Villaggio o Totò, perché il trio Aldo Giovanni e Giacomo, con Massimo Venier alla regia, bastano e avanzano per rappresentare il "bel film per tutti".

Vero che Tre uomini e una gamba, resta il loro cult indiscusso, vero anche che questo è più maturo, più ricercato nella struttura, più cinematografico...più bello!

Il racconto spassoso e mesto di una rottura e di una riappacificazione, di un ossessivo salto tra passato e presente, della trasposizione palpabile di sentimenti umani con la A maiuscola (Amicizia, Amore, Astio, Amnistia); commedia e dramma, apparentemente remoti, ma che d'improvviso si toccano, fino ad esplodere in un minuto di angoscia inattesa, di pura tristezza, contrapposta alla serena malinconia delle biciclettate notturne per Milano, impressa in un gioco di luci ed ombre quasi magico, mentre la macchina da presa piroetta attorno ai corpi dei personaggi ed effigia emozioni che varcano lo schermo e raggiungono il cuore dello spettatore.

Può il racconto di una rottura essere soprattutto esilarante? Il marasma di citazioni comiche è lì a dimostrarlo, a partire dal "capitale immobilizzato"
delle famose 500 lire nel carrello, o al Cyrano de Bergerac "che poi sarebbe anche l'autore".

Il Cyrano che fa da sfondo alla narrazione, l'opera buffa che avvolge i protagonisti e le loro vite.

Zalone può attendere...forse per sempre...


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