Quando esce "Tre uomini e una gamba" il trio Aldo, Giovanno e Giacomo è già abbastanza affermato, ma con questo film fanno un salto di qualità.
Raccolgono tanto dell'eredità che la precedente esprienza ha lasciato loro, spesso attingento direttamente da alcune battute ben rodate, mettendo su un film straordinario.
La trama è semplice eppure richiedere che ci si ponga attenzione: dei cialtroncelli mantenuti dal ricco datore di lavoro (nonché padre delle mogli) sono i protagonisti. Giacomo sta per sposare la terza figlia ma - per farla breve - una fiamma si metterà tra lui e la promessa. Una fiamma che è una vera e propria metafora: e qui si giunge al punto che rende questo film geniale di suo ma anche distinto dal resto dalla filmografia del trio. Negli altri film loro sono - in modi diversi - tre poveracci o disgraziati, che alla fine trovano una loro spensieratezza, una loro allegria. In questo no: è vero, trovano nel loro viaggio cose divertenti, esperienze allegre, ma per lo più vivono di frustrazioni (Manch'er telefono sanno usà!), umiliazioni, episodi tragici (Ringhio!!!) e situazioni assurde di cui sono vittime e artefici (Mezzogiorno? Topi morti?). Non sono poveracci allegri. Poi certo, è una commedia, fa ridere, ma "fa ridere" non vuol dire mai "la butta in caciara". È un film che fa ridere con un po' di malinconica consapevolezza. Non una malinconia che ti guasta la visione, ma quella di cui ti rendi conto dopo averlo visto un po' di volte e avere visto anche gli altri film. Cogli questo aspetto e pensi "Eh beh...".
Anche perché il film è sospeso tra l'atemporale e la precisa posizione storico-geografica. La ragazza di cui si invaghisce Giacomo è una metafora, fa rendere conto ai tre - con la sfrontata consapevolezza del nullatenente - che quella vita vogliono rifiutarla. È una dichiarazione di orgoglio, matura e disillusa, espressa appunto attraverso il geniale e calzante escamotage del matrimonio. In questo senso il messaggio è abbastanza generale. Ma poi si riempiono le scene di riferimenti alla cultura pop o all'Italia dell'epoca di cui, a dirla tutta, le loro scene sono sempre più piene di quanto si pensi. Personalmente gradisco molto la ricostruzione sociale che hanno messo su i tre, spaziando dall'ironia delle maschere con cui derubano una capanna di immigrati fino alla "crudezza" con cui inizialmente una signora descrive la posizione dei protagonisti, passando per la gag del tram.
E infine una nota per gli attoroni di questo film, Aldo, Giovanni e Giacomo. Giovani: Giacomo non ha ancora "snaturato" la sua aria intelluttualoide, Aldo fa il coglione non più del necessario e Giovanni fa buon uso della sua versatilità. Un film che non è paragonabile ai grandi capolavori del cinema, ma che a suo modo ha fatto scuola. Il trio darà vita a altri lavori molto belli, ma questo è il loro capolavoro. Voto: 93/100.
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Altre recensioni
Di M.Poletti
«Finalmente si pagava il biglietto sapendo che non si sarebbe maledetto cast e produzione all’uscita dalla sala.»
«’Tre uomini e una gamba’ pur nella sua semplicità e nel suo non essere eccezionale, resta un film burlescamente eccezionale.»