Il fine-vita, come piace chiamarlo ora. L'eutanasia, la morte assistita. Sicuramente un tema più che attuale, in tutto il mondo. Il progresso tecnologico ci ha messo di fronte a dilemmi inconcepibili solo pochi anni fa. Dilemmi morali dei quali, con ogni probabilità, non troveremo mai una soluzione definitiva.

"Mare Dentro", film del 2004 di Alejandro Amenabar, narra la vicenda di Ramon, un tetraplegico che chiede la possibilità di morire per sottrarsi alla sua agonia, indolore solo fisicamente. La storia (tratta da eventi realmente accaduti) è tutta incentrata su questo tema: sin dall'inizio del film Ramon ha già preso la sua decisione e niente può farlo desistere dal suo scopo. Ci prova Rosa, che va a fargli visita e gli ricorda quanto la vita sia bella, interessante e meritevole d'esser vissuta, causando in Ramon altro dolore che si manifesta in un ovvio accesso d'ira. Dopo la prima visita, Rosa tornerà a trovarlo, non tenterà più di convincerlo a non chiedere l'eutanasia e anzi nel finale diverrà un po' il deus ex machina della vicenda.

Come sempre, anche la Chiesa dice la sua sull'argomento, tramite Padre Francisco, tetraplegico anche lui. In una scena del tutto tragicomica, Ramon dalla sua camera al piano di sopra di casa parla e si scontra verbalmente con il sacerdote al piano terra, che non è potuto salire perchè la sua carrozzina non passava per le strette scale. Una scena tragicomica dicevo, perchè anche se in un primo momento fa certamente ridere, si può scorgere la rappresentazione dell'enorme distanza che c'è fra due visioni completamente diverse del problema. Non ci può essere punto di contatto tra chi sostiene che "una vita che elimina la libertà non è vita" (Ramon) e chi invece che "una libertà che elimina la vita non è una libertà" (Padre Francisco).

Dagli altri personaggi della storia è possibile cogliere aspetti magari un po' nascosti di situazioni come quella del protagonista. I familiari, per esempio. Ognuno di loro ha un modo diverso di rapportarsi nei confronti di Ramon: il nipote Javier che sotto sotto gli vuole bene ma che cerca di non farlo vedere, probabilmente per quella sorta di pudicizia adolescenziale che considera come deplorevoli manifestazioni d'affetto; il fratello Josè, assolutamente contrario all'eutanasia di Ramon e che fino alla fine si batterà, non certo con l'atteggiamento giusto, contro la decisione dell'amato fratello. E poi il padre, uno dei personaggi meglio riusciti del film. E' un vecchio padre che in silenzio soffre, non si scompone, non si adira, accetta la decisione di Ramon. Ma ne soffre, perchè "c'è solo una cosa peggiore per un padre di vedere un figlio morire, avere un figlio che vuole morire". "Mare Dentro" è anche un film femminile, oltre alla già citata Rosa importantissima la figura dell'avvocato Julia, anche lei affetta da malattia degenerativa, che si innamora di Ramon ma che, all'ultimo momento, si rifiuta di ucciderlo come gli aveva promesso. E poi Manuela, moglie del fratello di Ramon che con pazienza e abnegazione si prende cura di lui senza mai farglielo pesare. Un'umana tragedia, dolce e malinconica, triste ma non retorica, né banale. Una tragedia d'un uomo incatenato che vuole alzarsi dal suo letto, e volare.

 

Non credo nella sacralità assoluta della vita. Non per posizione anticlericale a priori, ma per motivazioni di carattere logico oltre che morale. "Assoluto" deriva dal latino "ab solutus" ("sciolto da tutto"). Nel Novecento si è affermata definitivamente la teoria della relatività: tutto è relativo, nulla è assoluto, neanche la sacralità della vita, quindi. La società umana s'è evoluta, e chi non si adegua cade in anacronismo. Ma non è per cieco amore del progresso che viene sostenuta l'eutanasia, ma per un inevitabile percorso mentale dell'uomo. La mentalità umana muta, quello che in passato era sbagliato ora è giusto e viceversa. Non è decadimento dei costumi. Non è neanche perdita dei valori, non in tutti i casi comunque. E' un inarrestabile mutamento cui è folle opporsi, perchè è antiumano, è inumano. L'eutanasia va legalizzata, entro certi termini è ovvio, perchè è la società che lo richiede, è l'uomo stesso.

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