La presenza di "The Enterteiner" in un Cd dedicato a Scott Joplin é ormai quasi obbligata. Quella che potremmo definire la renaissance del più grande autore e interprete di rag-time, risale a una trentina di anni or sono e cioè al momento in cui gli schermi di tutto il mondo decretarono il successo del film "La Stangata". Il brano di Joplin, pezzo forte della colonna sonora, quasi si identificò con il film, e di riflesso riesplose la popolarità del pianista afro-americano che aveva illuminato gli albori del jazz negli anni a cavallo tra XIX e XX secolo.

Considerato ciò, nel suo disco "Black Baby" (il titolo è quello di un brano in esso contenuto e che, al contrario dell'altro, rappresenta una vera e propria prima esecuzione moderna) Alessandra Celletti proprio non poteva sottrarsi all'esecuzione di "The Entertainer". Si tratta pur sempre d'altra parte di un ascolto piacevole, all'insegna del ritmo e dello slancio, come nel caso di un altro rag, "Maple Leaf", il pezzo più celebre di Joplin quando l'autore era ancora in vita e in attività, e il più richiesto, o di "Original Rag", una pagina che vive del contrasto fra le idee melodiche e quelle ritmiche ed è cronologicamente la prima in assoluto della serie jopliniana, anche se l'editore Stark la pubblico solo nel 1899, convinto dal clamoroso successo di Maple Leaf.

Ciò che tuttavia più convince nel disco di Alessandra Celletti è l'interesse dimostrato nei confronti di quello che potremmo definire il filone classico della produzione di Joplin, un musicista che non si basava esclusivamente sull'istinto sanguigno e sulla facilità improvvisativa, ma conosceva anche i fondamenti dell'armonia e tutte le forme della musica colta praticata in Europa, melodramma compreso. Non è un caso che il lavoro di cui egli più andava fiero fosse l'opera lirica "Treemonisha" di stampo romantico e ottocentesco, come non è certamente un caso che in questo disco venga proposto "A Real Slow Drag", vale a dire la canzone che è anche il finale di Treemonisha. Il pianismo evoluto e ispirato della Celletti valorizza altri temi come "Bethena" e "Pleasent Moment" (entrambi in tempo di valzer, più nostalgico il primo e più cadenzato l'altro), ma anche l'anima contrappuntistica che affiora da un "Weeping Willow" o gli slanci e le modulazioni tonali di "Magnetic Rag", una pagina in cui Joplin volle dedicare il tempo scrivendo di suo pugno in apertura, alla maniera dei classici, "allegretto ma non troppo".

Carico i commenti...  con calma