Due amici, uno si sta per sposare, l’altro è separato da anni ma ancora perdutamente innamorato.
Il contesto: la Napa Valley, regione vinicola della California, una Disneyland del vino.
Il pretesto: un addio al celibato lungo un weekend tra vigneti e cantine.
Lo scopo: riannodare un’amicizia? Provarne la consistenza? Oppure una semplice fuga, seppure con ritorno forzato? Oppure, più probabilmente, solo ed esclusivamente quel meraviglioso e adolescenziale “nulla, nessun dove, nessun quando”, in cui tutto diventa speciale perché irripetibile.
Capita così che quello che si deve sposare scopra in sé più di un dubbio e ceda a più di una tentazione, e che l’altro sfiori con le dita la possibilità di una nuova vita, una nuova donna, per poi lasciarsele scappare entrambe.
Fa da sfondo a tutta la leggerezza di questa trama il vino, di cui uno dei due amici è appassionato conoscitore. Il vino come meta del viaggio, come metro di misura delle persone (chi lo assapora e chi lo tracanna), come consigliere e amico fidato, quello che ti fa capire se lei è quella giusta (“Lei, intesa come l’ex moglie, sapeva distinguere persino fra i mille vini italiani”), il vino come persona, con carattere, difetti, virtù. E che, proprio come una persona, attraversa le fasi della vita, la nascita in un anno preciso, la giovinezza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Sta a noi ascoltare la sua storia, e la storia di chi lo ha accarezzato nella vigna, cullato nella botte, mandato, una volta adulto, per il mondo. Tra noi.
Esiste allora l’uomo Cabernet, colui che, come l’uva omonima, a tutti i luoghi e a tutte le situazioni si adatta, non ha grosse pretese, non necessita di grandi attenzioni, cresce e basta. E’ affascinante, roboante, riempie gli spazi così come stordisce la tua bocca e i tuoi sensi. Ma non è capace di cambiare, non evolve, non cresce, non matura, non sorprende, e dopo poco tempo stanca, e lo abbandoni.
E poi esiste l’uomo Pinot nero, un uomo difficile, esitante, che ha bisogno di precise condizioni per dare il meglio di sé. Servono “strade secondarie” per conoscerlo e usa “strade secondarie” per mostrarsi. Può apparire d’impatto gracile e scarno, timido e impacciato, ma quando avrà trovato il “suo” posto allora sarà forte e generoso, seducente e incantevole, grande già a dieci anni, maturo e saggio a venti, maestoso e austero a cinquanta. In ogni sua età sarà un piacere ascoltarlo e assaporarlo.
Facile indovinare ora chi dei due amici incarna che cosa nel film.
Ma tu, ti sei mai chiesto che vino sei?
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