Dopo una settimana trascorsa fra impellenze, doveri, stress e altro inizio ad intravedere la possibilità di una catarsi, di una purificazione spirituale e cerebrale. Si chiama Venerdì. E diluvia. La soluzione è delle più scontate: pizza, film e qualche amico per sentirsi squallido in compagnia. Ancora una volta ci troviamo a sfogliare il catalogo dei DVD facendo finta di non conoscere i titoli presenti, in realtà potremmo sciorinarli a memoria. "Ti voglio bene Eugenio". "La casa delle finestre che ridono". "La rosa purpurea del Cairo".... Alla fine l'occhio cade su "Frenzy". Senza ricercare alcuna connessione fra il cattivo tempo e le atmosfere lugubri di Hitchcock ha inizio la proiezione.
Ad onor di cronaca mi sembra giusto richiamare alcuni dati a proposito del suddetto film. "Frenzy" è la penultima pellicola del regista inglese ed è datata 1972. L'opera si basa sul romanzo "Goodbye Piccadilly, Farewell Leicester Square" di Arthur La Berne ed è sceneggiata da Anthony Shaffer, già alle prese con "Gli Insospettabili". "Frenzy" fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes, riscuotendo un buon successo di critica ma anche di pubblico. Una cospicua maggioranza di individui non conosceranno di certo gli attori che compongono il cast del lungometraggio. In effetti per alcuni di essi la partecipazione in "Frenzy" segnò l'apice della loro carriera che tese ad inclinarsi verso la televisione o il teatro, limitando la loro fama entro i confini del Regno Unito, ovviamente escludendo il più noto Jon Finch ("Macbeth", Roman Polanski) e Billie Whitelaw, musa di Beckett. Infine il film rappresenta il ritorno alla scelta di Londra come ambientazione delle sue storie, luogo che aveva abbandonato nel 1950 con "Paura in palcoscenico".
La città di Londra è terrorizzata da un serial killer che strangola diverse donne con una cravatta dopo averle violentate. Il protagonista, Richard Ian Blaney (Jon Finch) è un ex ufficiale della RAF che vive in condizioni precarie. Quest'ultimo viene accusato di essere "L'assassino della cravatta" in seguito al ritrovamento del cadavere della sua ex moglie, Brenda, e di una serie di prove che lo incastrano. In realtà il vero omicida è Robert Rusk, vecchio collega d'arme di Richard, che riesce a far ricadere le proprie colpe sul protagonista. Tuttavia uno scrupoloso membro di Scotland Yard si mette sulle tracce della verità e riesce a scagionare Blaney.
Fondamentale per l'interpretazione di "Frenzy" è abbandonare il presupposto per cui la pellicola sia un semplice giallo e che quindi conservi l'identità dell'assassino per l'epilogo. Hitchcock svela poco dopo l'inizio la sua vera identità facendoci comprendere il suo reale scopo: descrivere parallelamente la vita di due uomini, uno intento a soddisfare la propria mania omicida l'altro che si dibatte per dimostrare la sua innocenza e soddisfare il suo desiderio di vendetta contro i responsabili dell'incubo che si trova a vivere. Il tutto ha un minimo comune denominatore: il delirio. La scena in cui Rusk ricorda improvvisamente di aver lasciato in un sacco di patate insieme al cadavere di una vittima anche un indizio che ricondurrebbe a lui illustra alla perfezione l'angoscia che deriva dalle eventuali distrazioni di un omicida e lo pone in stretta relazione con il claustrofobico senso di smarrimento cui è soggetto Blaney.
Un ulteriore elemento peculiare è quello della quotidianità riscontrabile nell'ambientazione e nei personaggi stessi. Il cosiddetto "Periodo americano" (Da "L'altro uomo" a "Topaz") è segnato dalla presenza di personaggi leggermente patinati, ricchi di carisma, insomma classicamente hollywoodiani. In "Frenzy" non viene concesso spazio ad alcun ritocco della realtà che viene presentata attraverso i suoi aspetti più normali. Ci si alterna quindi fra cameriere da pub, segretarie, proprietarie di agenzie matrimoniali, uomini falliti. Rientra nello stesso concetto il ritratto della tipica coppia borghese che si realizza tramite due simpatici momenti che vedono il capo ispettore di Scotland Yard esporre alla moglie i suoi dubbi sul caso Blaney mentre lei gli offre per cena dei poco invitanti piatti francesi che lui finge di gustare, non trovando il coraggio per esprimere disappunto verso le scelte culinarie della moglie.
Un susseguirsi di straordinarie riprese che non appesantiscono l'azione scenica supportato da un buon cast e dalle grandiose capacità di un Maestro del genere, questo è "Frenzy".
Carico i commenti... con calma