Iniziamo con il toglierci di torno quei dati marginali e al contempo  paradossalmente necessari per avere una visione d'insieme completa dell'opera in questione. "L'ombra del dubbio" è un film del 1943 scritto da un'eccellente equipe di sceneggiatori (tra i quali figura anche Lady Hitchcock, Alma Reville) capitanata dallo scrittore Premio Pulitzer Thornton Wilder. Il thriller appartiene al cosiddetto "periodo americano", un punto di riferimento nella vasta filmografia del regista inglese che non è sinonimo di spersonalizzazione culturale, ed Hitchcock lo prediligeva particolarmente al punto da definirlo come il suo miglior film. In effetti riscosse un ampio consenso ed nel 1991 è stato inserito nel Nation Film Registry della Biblioteca del Congresso U.S.A. a fini di preservazione. La figura del protagonista è basata su E. Nelson, uno fra i più celebri strangolatori vissuto negli Stati Uniti durante gli anni '20. E adesso parliamo delle cose importanti.

La giovane Charlotte Newton vive a Santa Rosa, piccola cittadina della California, insieme ai genitori, alla saccente sorellina e al fratello minore. Il piatto tenore di vita viene scosso dall'arrivo dello zio Charlie, fratello della signora Newton. Il parente si presenta come un ricco uomo d'affari e tutti sono ammaliati dal suo charme. Tuttavia il suo comportamento suscettibile e paranoico mette in guardia la nipote la quale scopre con disgusto e sofferenza la verità sullo zio: Charlie ha ucciso alcune vedove per poi appropriarsi delle loro ingenti ricchezze e si nasconde in casa della sorella per depistare le ricerche. Charlotte riferisce allo zio quanto scoperto ma il caso viene rapidamente archiviato e la ragazza per evitare che scandalo si abbatta sulla famiglia decide rimanere in silenzio. Zio Charlie però non si fida e prova ripetutamente ad uccidere Charlotte ma durante una colluttazione sul treno che dovrebbe riportarlo in città i ruoli si capovolgono, viene defenestrato da Charlotte e muore schiacciato da una locomotiva.

La scelta di Wilder alla sceneggiatura non è casuale. La celebre opera teatrale (poi anche al cinema) "Our Town" risalente al 1938, tratteggiava la vita e le abitudini di una piccola comunità del New Hampshire ricreando l'ambientazione che Hitchcock voleva per "L'ombra del dubbio" che è appunto girato in una cittadina di provincia. La scelta non è fine a sé stessa ma presenta delle rilevanti ripercussioni  sulla trama e sulla psicologia del personaggi. D'altronde Charlie si difende dalle accuse della nipote sostenendo la sua inattitudine alla comprensione di determinate scelte ed idee perché condizionata dalla mentalità di un microcosmo e non è un caso se la ragazza viene dipinta nelle prime sequenze in uno stato di profonda apatia dovuta alla sua permanenza in un luogo dove, come si è soliti dire in riferimento ai paesi di provincia, "non accade mai niente". E' proprio per movimentare la vita della famiglia che Charlotte si reca ad inviare un telegramma allo zio allo scopo di invitarlo nella loro casa e mentre sta per inviarlo scopre che Charlie ne ha già inviato uno nel quale riferisce il suo imminente arrivo.

Si introduce un ulteriore concetto che ricorre numerose volte nel film: la coincidenza. La protagonista non riesce a levarsi dalla testa un motivetto che si scopre essere, guarda caso, "Il valzer della vedova allegra" di Franz Lehar, i poliziotti che indagano sull'assassino si spacciano per dei delegati del governo ai quali è affidato il compito di redigere un dossier sulle famiglie tipo americane e, riguarda caso, scelgono proprio i Newton, la signora Newton si chiede come mai Charlotte sia stata più volte in poco tempo vittima di due incidenti domestici, etc.... Il peso della coincidenza e la funzione attribuitale nel determinare alcune svolte all'interno della vicenda, elude l'ipotesi (tra l'altro già scartata a priori data l'esperienza e la maestria del regista) che si tratti di un semplice espediente casuale per motivare il sorgere nell'anima di Charlotte del sospetto verso Charlie, quell'angoscia percepita a causa del timore di non poter più guardare lo zio negli occhi e macchiare l'eccelsa considerazione da sempre nutrita verso la sua nobile condotta. L'ombra del dubbio (appunto) viene quindi presentata allo spettatore attraverso gli occhi della protagonista, nasce dalla diffidenza verso lo strano atteggiamento di Charlie, raggiunge il culmine nella suggestiva scena della biblioteca, ha il suo naturale seguito nella lotta interiore della scelta fra la denuncia e il silenzio, la liberazione e la cessione al ricatto e muore nel rancore provato verso chi ha minato la serenità della famiglia.

Hitchcock si accosta alla regia con un approccio da navigato studioso del crimine, aspetto palese non soltanto nelle simpatiche conversazioni fra Mister Newton e l'amico Herbie Hawkins, entrambi appassionati di cronaca nera e spassosamente alla ricerca del "delitto perfetto", ma anche nel delineare il profilo dell'omicida. Charlie non uccide per sete di denaro ma per ferma convinzione ideologica: le vedove sono esseri ignobili, creature marce che dilapidano il patrimonio dello sposo defunto accumulato dopo una vita di sacrifici e il mondo non è altro che un inferno. Ne ricostruisce attraverso le parole della sorella le tappe essenziali della sua crescita quasi a voler rintracciare il motivo della sua deviazione mentale; una sorta di tocco naturalistico (artificioso supporre una critica nei confronti delle nefandezze nazi-fasciste della  II guerra in atto?).

Un film perfetto sotto tutti i punti di vista. Per una migliore visione sarebbe consigliabile guardarlo in lingua originale, magari con sottotitoli, considerando che il pessimo doppiaggio inficia se pur superficialmente l'ottima interpretazione di un cast alle stelle.

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