"Flux" è il secondo album da solista della cantante Alison Goldfrapp, famosa per essere la voce e il volto dell'iconico duo di musica elettronica Goldfrapp, insieme al produttore e compositore Will Gregory.
Alison è sulla scena da parecchio tempo: ha infatti iniziato la sua carriera negli anni '90 come vocalist per artisti del calibro di Peter Gabriel, Orbital e Tricky, prima di fondare i Goldfrapp.

Dal 2022 ha deciso di proseguire da sola e nel 2023 ha pubblicato il suo primo album da solista, "The Love Invention".

Se il precedente disco di Alison non aveva aggiunto nulla alla sua carriera, preparatevi perché questo "Flux", prodotto da Stefan Storm (membro dei The Sound of Arrows), Richard X e James Greenwood, non aggiunge nulla e forse meno di "The Love Invention", sempre prodotto da Richard X e James Greenwood.

"Flux" si apre con "Hey hi Hello", brano scelto come terzo singolo dai testi malinconici e dolci, in cui i synth vanno in direzione italo-disco e Kylie Minogue. Si tratta di un brano pop con un ritornello immediato, peccato però che "Hey hi Hello" ricordi "The Streets Where I Belong" di Annie, perché Stefan Storm ha prodotto il suo disco "Dark Hearts". Mi chiedo se la stessa Alison, che ha sempre fatto dell'originalità il suo punto di forza, si sia accorta di questa somiglianza, dal momento che nei suoi precedenti dischi con Will Gregory era lei a dettare legge in termini di ispirazione per molti artisti synth-pop. Ma andiamo avanti che siamo solo all'inizio.

Il secondo brano, "Sound & Light", vede Alison spingere sui synth vintage che ricordano quelli di "Voicething" da "Head-first" e "Moon in your mouth" da "Silver Eye", quasi che per un attimo Will Gregory sia tornato da lei, giusto per portarle dei synth decenti perchè nel suo studio non c'era più spazio.

Il secondo singolo "Reverberotic" è forse uno dei brani più interessanti di questo suo secondo lavoro: si tratta di un brano molto synth-pop, perfetto per il dancefloor (ma dai!), in cui Alison canta testi senza senso come un robot su una base synth fredda e ronzante. Secondo me, poteva fare molto di meglio. Per dimostrarlo, non c'è bisogno di andare molto lontano: basta prendere "Fever" dal suo precedente "The Love Invention" per notare il calo qualitativo di Alison. Però, magari sono troppo esigente, perché diversi in rete dicono che "Reverberotic" sembra uscita da "Supernature". Ma il sottoscritto consiglia a chi la pensa così di riascoltare "Supernature" o di smetterla di fare il poser dei Goldfrapp, perché "Ooh la la", "Number One", "Ride a white horse", "Satin chic" e tutte le altre canzoni di "Supernature" sono molto più originali di "Reverberotic" e non suonano per niente così. Forse, se proprio si vuole fare un paragone cauto, per via dei testi senza senso e dei synth freddi e sparati, è "Train" da "Black Cherry".

Arriviamo a "Strange Things Happen" e "Ultrasky", che sono i momenti migliori di "Flux", e l'inizio della comfort zone di Alison. Qui Alison si apre al suo lato più sognante, intimo, delicato e malinconico, sia nei testi che nelle melodie, tipici delle sue produzioni più sognanti. Per sottolineare il lato sognante, si possono ascoltare gli arrangiamenti degli archi di Davide Rossi, che ha suonato negli spettacoli dei Goldfrapp, da "Felt Mountain" a "Head First". La seconda parte del disco segue questa scia e i brani sembrano tutti uguali, ma per fortuna a rompere questa monotonia ci pensano il primo singolo "Find Xanadu", il solito brano synth da dancefloor e "Cinnamon Light", che riprende lo zucchero pop in stile italo-disco di "Hey, Hi, Hello".

Che dire, sono un grande fan di Goldfrapp e di Alison, ho tutti i loro dischi, ma con questo "Flux" mi tocca darle 3 stelle ed essere severo ma giusto per il suo bene. Sebbene la produzione sia elegante come al solito, "Flux" per Alison rappresenta il compitino fatto in classe, senza lode né infamia. Un passo falso dopo il precedente "The Love Invention", dove almeno ogni canzone suonava in modo diverso, evitando la monotonia.
Non so davvero cosa le sia successo per "Flux", è come se si fosse seduta intorno a un tavolo con il suo team e, nella fase di brainstorming, si fosse detta: "Ok, devo fare subito un disco per la mia etichetta, per cosa mi conosce la gente? Per la mia voce sospirata, a metà tra il sexy e il malinconico? Per i miei miagolii e ululati? Per i miei brani pop dance e quelli più sognanti? Ok bene, allora facciamo un disco così! (tanto ormai è meccanica la cosa)". Trovo assurdo che nessuno dei suoi 3 produttori le abbia fatto notare che in molte canzoni canta e suona allo stesso modo, e dopo un po' stanca.

Non lo avrei mai detto, ma la carriera solista di Alison Goldfrapp ha fatto rimpiangere il genio creativo di Will Gregory, rimasto in silenzio per 2 decenni, e adesso abbiamo la prova che era l'arma segreta del duo, perchè difficilmente con lui sarebbe accaduto una cosa del genere. Pertanto, Alison Goldfrapp non è Goldfrapp, ma Goldfrapp = Alison Goldfrapp + Will Gregory.


Spero davvero che si rimettano insieme (entrambi dicono di essere in buoni rapporti). Ormai è passato troppo tempo dall'ultimo disco, Silver Eye è del 2017, e penso che sia arrivato il momento per loro di ricongiungersi e mettere da parte le divergenze. Il duo Goldfrapp, secondo me, è un punto di riferimento nel mondo della musica elettronica, e per la carriera che hanno fatto meritano di non avere problemi a girare il mondo per portare la loro musica dal vivo. Inoltre, mi dà fastidio vedere Alison ridotta a fare dischetti e a chiudersi nella sua zona di comfort, ormai sembra la parodia di se stessa sospesa in salsa italo-disco. Penso che sia la cosa più grave che possa accadere a un artista che ha fatto del cambiamento radicale la sua cifra artistica.

Dai Alison richiama Will!

Elenco e tracce

01   Hey Hi Hello (00:00)

02   Sound & Light (00:00)

03   Reverberotic (00:00)

04   Strange Things Happen (00:00)

05   UltraSky (00:00)

06   Play It (Shine Like A Nova Star) (00:00)

07   Find Xanadu (00:00)

08   Cinnamon Light (00:00)

09   Ordinary Day (00:00)

10   Magma (00:00)

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