Gli All Shall Perish hanno giocato una carta rischiosa. Credo ne siano consapevoli, ma allo stesso tempo ritengo che fosse necessario introdurre un cambiamento rispetto a quanto di ottimo messo in mostra con i precedenti due lavori ("Hate.Malice.Revenge" e "The Price Of Existence"). Non perché il continuare lungo quella via (mescolanza di death metal e metal-core) non avrebbe garantito a noi (e a tutti coloro i quali li seguono) sicuro giovamento e appagamento sommo nel constatare come la devastazione sonora può essere piacevole, ma per il semplice motivo che così facendo scelgono di crescere come band e non solo come numero di album pubblicati.

Che poi non tutto sia ancora stato messo perfettamente a fuoco lo si può comprendere, d'altronde si tratta di un processo transitorio dove alle certezze si sostituiscono le incognite, e che magari sarebbe stato bene non includere un brano come "Memories Of A Glass Sanctuary", una sorta di ballata non significativa che con loro (non solo guardando al passato, ma anche per ciò che sono adesso) non centra davvero nulla, è un dato di fatto, però alla resa dei conti mi sento di approvare la scelta degli All Shall Perish.

Innanzitutto perché non si sono alleggeriti e neanche hanno cercato di piazzare ruffianate musicali tali da renderli più appetibili a un pubblico di altra natura e neppure hanno mutato troppo coordinate di suono (metal e hardcore nelle diverse forme contemporanee tuttora sussistono) e poi perché dimostrano di avere nel codice genetico le potenzialità per comporre buone canzoni, impreziosite da assoli di chitarra e da strutture maggiormente ricercate, diversificate e complesse.

La band di Oakland avrà una forza di impatto violento continuo inferiore a quanto si era soliti sentire, ma ha acquisito una consapevolezza nei propri mezzi espressivi superiore e con "Awaken The Dreamers" ha compiuto il primo passo verso un qualcosa che verrà completamente definito con la prossima release. Diciamo 3.5/5.

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