Una intro e quattro canzoni per facciata che filano via in poco più di mezz'ora. Come quei dischi che si facevano una volta. Dove ci trovi frustate chitarristiche piene d'energia abrasiva e ritmi veloci, alimentati con scosse turbinose dal retrogusto 'bluesy' e un po' garage. La grazia di una indie band che sa unire con gusto raffinato quel romanticismo un poco scuro di certo rock alla resa sporca, immediata e lasciva del garage.
Come un combo spaventoso tra Velvet Underground e Modern Lovers: ovvero un rock'n'roll semplicissimo, aggrappato a quattro bicordi suonati con pennate della mano frenetica e sudata, occhi chiusi ed un cuore grande così.
Ecco a voi gli American Death Ray, gente che può permettersi di parlare di se stessa in terza persona. Perché? Molto semplice. "The New Age" e "Sycophant" aprono il disco con un uno-due da knock out immediato: puro Lou Reed strappato alle cose più rabbiose dei Velvet Underground e mandato a 45 giri, la voce ruvida e "avulsa", una batteria-metronomo incastrata alla perfezione tra chitarre che viaggiano a mille all'ora. E a valanga "Blue Cars", un potente shoegaze chitarristico che fonde il rhythm'n'blues alla propulsione di frequenze basse spinte ai limiti del funk. "New Commotion" è uno sguaiatissimo rifferama, veloce e scarno, che polverizza in due minuti e quarantuno secondi tutte le pretenziose velleità di fighette come gli Strokes (spiegandoci pure perché il mercato va da una parte ed il rock'n'roll dall'altra).
Siediti, fatti un drink che non stai in piedi, ti vedo pallido.
"Push And Pull" è ancora una perla di velluto; una filiazione bastarda dove puoi riconoscerci tutti i segni lasciati da un disco come "Loaded" sull'indie-rock dei nostri giorni; "What The Girls Say", un soul stomp tutto giocato con ritmiche danzereccie e tribali sui tom della batteria, per mettere insieme nella stessa stanza gli Stooges con i Gun Club.
"Oh! Libertine!" arriva come un'esclamazione di gioia epidermica (sì, la bestemmia rivolta a chi proprio non ha capito un cazzo!) che testa l'efficacia (l'efficacia!) delle casse del tuo stereo.
E che si fottano gli Strokes, i Libertines e chi per loro. Che si fottano tutti quelli che puntualmente si bevono la "next big thing" strombazzata dalle riviste specializzate.
Che si fottano quelli incapaci di cercare anche solo più in là del palmo del proprio naso e che s'accontentano di quello che passa il convento. Che si fottano soprattutto quelli che non riescono a distinguere tra la musica costruita a tavolino come un prodotto per coprire un brand, un target, un cazzo di "genere" o una moda, da chi invece lavora nell'ombra come un buon artigiano costituzionalmente incapace di piegarsi alle logiche di mercato.
Fottetevi tutti. Gli American Death Ray vi mangiano a colazione.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma