Visti di spalla ai dEUS, a Rimini e Milano: niente per cui esaltarsi, anzi... che due maroni!Un muro di chitarre e feedback troppo confuso, su cui si percepivano i lamenti mono-tono del cantante, più attento a sgualcire il ciuffetto biondo che ad emozionarmi. Ricordo che io e josi_ nell'ultima data, quella di Milano, sapevamo già le canzoni a memoria, bastava spalancare la bocca tipo rana e "Naanaaananaaa...". Tutte uguali. Cattivone che non sei altro, sarà l'acustica dei locali (che in effetti...). Scarico il disco (perché non sono poi così stupido come sembra) ed è la stessa solfa. La ricetta magica è: pop-rock infarcito di distorsioni, leggermente più pulito che dal vivo. Anche su disco però indugiano troppo sui momenti 'lenti', sembrano perdere costantemente il filo e... rompono le palle. Pensavo fosse una trovata per allungare il concerto, dilatare i momenti più noise, visto che hanno all'attivo solo un disco, invece mi ritrovo con i tre minuti e passa di 23 Jewels, una lentissima intro per il momento più gustoso del disco: la tripletta Venus In A Cancer, Eighty Eight e Wiper, che pur somigliandosi molto, mostrano il lato più vivido del quartetto inglese (sono di Nottingham). Salvo poi replicare, con sempre meno intensità e idee, la solita formulina per tutto il resto del disco. A partire dalla voce che non si 'sposta' di un millimetro alla faccia dell' estensione vocale, fino alla solita altalena di pezzi "quiete - tempesta" che sembra sempre più inutile e stantìa. Non basta pestare un pedale e tenere la testa bassa per onorare i My Bloody Valentine. Piacevoli, ma a piccole dosi. In sostanza: schivabili.
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