Una luna calante, o forse nascente, circondata ed avvolta da un mare di nuvole dense ed oscure; ma qualcuno potrebbe subito sostenere che si tratta di un'immagine del nostro sole. Non ha molta rilevanza questa ambiguità interpretativa che si ricava guardando la copertina di "Resonance 2", validissima raccolta che gli Anathema pubblicarono nel 2002. Quello che mi piace sottolineare dell'artwork è la forza evocativa che trasmette, insieme alla musica prodotta dagli inglesi: un qualcosa di avvolgente, che ti scalda e ti conforta.

Una band che ha continuato nella sua lunghissima carriera, si sono formati nel 1990, a crescere, ad evolversi, a spingersi sempre in avanti con la ricerca musicale; senza mai dimenticare il proprio passato. Una crescita che ancora non è terminata; ed attendo che entro breve possano dare seguito al loro ultimo disco in studio pubblicato nel 2014, quel "Distant Satellites" che ha visto il gruppo dei fratelli Cavanagh regalarci l'ennesimo grande album. Ma lasciamo da parte il presente ed occupiamoci della raccolta che va ad omaggiare il loro periodo più metallico.

I primi brani sono tratti dall'esordio sulla lunga distanza "Serenades"; un lavoro ancora grezzo, nemmeno troppo ben prodotto e suonato, che aveva come segno identificativo la primitiva voce semi-growl di Darren White. Death-Doom che ben addice ad una canzone come l'opener "Lovelorn Rhapsody" dalle asfittiche e sinistre movenze; un rallentato e pastoso suono nel suo lungo procedere. E' già tempo della versione riveduta ed aggiornata di "Sleepless 96", dove si incominciano ad intravedere quelle decise influenze Gothic-Dark che poi verranno evidenziate negli album a seguire.

Ed allora è giusto ricordare il loro primo capolavoro "The Silent Enigma", pubblicato nel 1995, e parlare della eterna "A Dying Wish": oltre otto minuti crepuscolari e visionari. Una notturna cavalcata che continua a salire di intensità emotiva, fino al tenebroso atto conclusivo scandito dal suono del basso di Duncan Patterson; la voce è passata nelle sapienti mani di Vincent Cavanagh. Canzone che rappresenta senza dubbio uno vertici di tutto il Gothic-Metal.

L'intenso pellegrinaggio di sontuose emozioni si ferma dalle parti di "Eternity", altro disco da massimo dei voti. La mia scelta cade sulla rocciosa e dinamica "Cries In The Wind", con quel suo finale dannatamente pinkfloydiano anche e soprattutto nelle parti vocali. E siamo così giunti al capitolo conclusivo di questa raccolta; chiudono il cerchio andando ad omaggiare il loro album, a mio parere, migliore: "Alternative 4" ultimo lavoro che vede la partecipazione a livello di scrittura di Duncan Patterson, che purtroppo lascerà subito dopo gli Anathema. "Fragile Dreams" è qualcosa di più di una canzone: un delicato e soffuso intro strumentale, che subito dopo esplode drammaticamente in un crescendo da brividi..."Maybe I always knew, My fragile dreams would be broken... for you".

Ad Maiora.

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