Gli Anberlin sono il classico gruppo che anche se scrivesse un disco epocale, rimarrebbe snobbato dai più. Per inciso, di dischi epocali la band di Stephen Christian ne ha scritti ben 2 ("Dark is the Way, Light is a Place" e " Never Take Friendship Personal"), e nonostante ciò ancora non godono di quella fama mondiale di cui godono band che non dico che fanno schifo, ma che sono meno meritevoli - questo sì. "Vital" arriva a 2 anni precisi dal precedente (e già citato) "Dark is the Way, Light is a Place", disco semplicemente perfetto, nonchè manifesto della maturità artistica del combo del Florida. Con questo album si fa un piccolo passo indietro al sound elaborato di "Cities" (altra gemma di disco), con chitarre graffianti, singoli micidiali, ballad strappalacrime e tante altre contaminazioni del suono rock di base, che non stonano mai e che si inseriscono perfettamente all'interno del sistema-Anberlin. Se "Vital" fosse una casa, sarebbe una di quelle ville da ricconi, elegante e accogliente ma con un'anima aggressiva, varia nel suo arredamento ma essenziale nel suo essere. Parlando di esempi più concreti, il trittico iniziale rappresenta alla perfezione quello che si può trovare all'interno del disco: "Self Starter" è la devastante opening track che Stephen Christian e soci sono soliti a regalarci ad ogni loro lavoro, "Little Tyrants" è il classico brano super rock, mentre "Other Side" è la ballad romantica che fa da spartiacque tra un cazzotto e l'altro. Il livello generale del disco, già dopo solo 3 tracce, è elevatissimo. Il resto dell'ascolto vede un susseguirsi di brani più tirati e altri più lenti e calmi. Forse i secondi sono gli episodi migliori, vista la delicata voce di mr. Christian che si adatta alla perfezione in tutte le circostanze, ma che raggiunge il suo apice di bellezza in episodi come "Innocents" (che vede la presenza di una soffice base caratterizzata dall'uso pesante di tastiere) e la magnifica "Type Three" (ballad in crescendo che nella prima metà ricorda vagamente "The Unwinding Cable Car"). Per quanto riguarda i brani più rock, da sottolineare ci sono indubbiamente, oltre alle canzoni già citate, la belissima "Desires" (dal ritornello tutto di potenza) e l'epica "Modern Age". Altre gratissime sorprese arrivano da "Intentions", mid-tempo rock che poggia su un'azzeccatissima base electro che ricorda i Depeche Mode, e "Orpheum", un brano piano-rock tirato che ci ricorda che l'influenza degli Anchor & Braille, il side-project del cantante, si è fatta sentire eccome. Rimane da citare solo la conclusiva "God, Drugs & Sex", che non è altro che la solita eccellente chiusura che gli Anberlin ci regalano ad ogni disco. Per farla breve: se avevate già precedentemente amato gemme come "(*fin)" o "Dance, Dance Christa Paffgen", questa nuova canzone è pane per i vostri denti. Da segnalare anche la presenza di una voce femminile (si tratta di Christie DuPrée degli Eisley), che conferisce calore e sdolcinatezza al brano. Passando al lato tecnico delle canzoni, la differenza più evidente tra "Vital" e il predecessore "Dark is the Way, Light is a Place" riguarda i ritornelli: infatti ora i refrain sono tornati ad essere cantati come in passato con delle frasi vere e proprie, a differenza del precedente disco dove il titolo della canzone veniva ripetuto più volte, come accadeva per esempio in "Closer", "We Owe This to Ourselves" o "You Belong Here". Sembra impossibile, ma è migliorata ulteriormente anche la qualità dei testi più politicizzati e 'sociali' (leggasi il ritornello di "Little Tyrants"), mentre i brani più emotivi ci regalano alcune delle citazioni più belle degli ultimi anni (tra tutti, in "Type Three" spicca il verso "Maybe I just wanna hold something that was never meant to be mine. I look to Heaven to save me! And you call me naive. Rather be a hopeless lover, then cursed with disbelief"). Volendo riassumere il tutto in poche parole, "Vital" è senza dubbio un disco fenomenale, un lavoro che dovrebbe continuare la consacrazione degli Anberlin nell'olimpo delle charts (processo già partito qualche anno fa con la rimasterizzazione di "Feel Good Drag" contenuta in "New Surrender"), grazie a un manipolo di canzoni strepitose che sapranno conquistare dopo svariati ascolti anche gli ascoltatori più scettici. Ecco, forse l'unico limite degli Anberlin è la voce di Stephen Christian, voce particolare e riconoscibile tra altre mille, ma che proprio per questo può piacere e non piacere. Questo nulla togie all'efficacia di "Vital", in lizza con Mumford & Sons, Spector, Fun. e Hot Chip per la palma di miglior album del 2012. Almeno per il sottoscritto. VOTO: 9 (su 10)
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