L'Independent Days ritorna... e che ritorno ragazzi! A fronte di gruppi pomeridiani tutt'altro che indimenticabili, gli headliner regalano una serata di emozione pura! Ma andiamo con ordine.
Puntualissimi salgono sul palco, per primi, i Petrol di Dan Solo. Il gruppo propone uno stoner molto d'impatto e viscerale, più che buono come inizio. Seguono i Billy Talent, quartetto hardcore la cui forza nel live act proveniva in gran parte dal carisma e dalla carica trascinante del cantante. Da sotto il palco si sente buona energia, ci si diverte ma non vedo nessuno pogare...strano.
I Trail Of Dead fanno una performance senza danno e senza lode... Molto energici, ma molti anche i passaggi troppo lenti, non riescono a fare presa come dovrebbero sul pubblico. In alcuni pezzi il gruppo ha suonato servendosi di due batterie, ma sinceremente non ne vedevo la necessità, poichè i due batteristi eseguivano bene o male la stessa cosa. Sugli Hot Hot Heat preferirei non pronunciarmi, li ritengo decisamente il peggior gruppo della giornata: concerto lungo e noioso, nessuna canzone accattivante, potenza sonora pari a zero e soprattutto un genere musicale che scimmiotta i vari Strokes, Editors, senza risultare mai personale. Bocciati.
I Maximo Park chiudono la sezione supporters con un bello show. Il gruppo dimostra di avere ormai buona esperienza e travolge tutta l'arena con energia e divertimento. E quando scendono dal palco, ormai tutti fremono per l'avvento dei due gruppi che hanno segnato gli anni '90.
La tensione è palpabile, ed in perfetto orario Danny, Maynard, Justin e Adam salgono sul palco accolti da un boato liberatorio da parte del pubblico. I Tool cominciano il concerto. Ops, volevo dire spettacolo lisergico...Perchè è di questo che si tratta. Schermi, luci, laser, musica da sabba e un popolo, i loro fan (numerosissimi) che li venerano quasi fossero dei. Tra qualche canzone da "10.000 Days" e qualche vecchio successo (nessuno da "Undertow", e manca inoltre "Aenima") regalano una settantina di minuti nei quali si viene travolti, assorbiti, inghiottiti dalla lugubre atmosfera creata dal quartetto. Maynard sembra un impossessato, sembra una alieno per come si muove, pose plastiche e movimenti tribali a gettare... Un dio insomma... Purtroppo la voce viene amplificata male e spesso sovrastata dei ragazzi che cantavano tra il pubblico (me compreso). L'apice emotivo dello show si raggiunge con l'attacco della parte finale di "Rosetta Stoned", quando viene rivelato un enorme telo raffigurante lo psichedelico artwork di "10.000 Days". Durante l'esecuzione di "Lateralus", sono ospiti sul palco persino i due battersti dei Trail Of Dead. Niente di trascendentale, suonano le loro percussioni egregiamente, ma Danny è veramente un altro pianeta al confronto. Maynard esibisce ai due ospiti dei cartelli con dei voti (6, 8) e a Danny mostra un bel 2! Anche simpatico è! Alla fine, il concerto soddisfa tutti, e ci si prepara al vero evento.
I NIN salgono sulle note dell' intro di "Year Zero", e danno inizio ad un concerto indimenticabile. Potenza sonora, precisone nell'esecuzione, coinvolgimento emotivo...Vent'anni di rock escono dalla bocca di Trent Reznor. Le fanno tutte, da "Only" a "Gave Up", da "Terrible Lie" a "Closer". Da ricordare l'intermezzo in cui i nostri suonano davanti ad uno schermo, veramente molto bello. I cinque musicisti brillano per un ora e mezza, perfetti, ma è Trent la star. Veramente un grande intrattenitore, sembra il Freddie Mercury dell'industrial. Sulle note di "Head Like A Hole" i nostri salutano l'arena, non dopo aver scassato con forte violenza il 60 percento dell' attrezzatura sul palco. Mr. Trent ritorna, da solo, e davanti ad uno sfondo stellato intona "Hurt". Mi sono commosso come mai in vita mia per un concerto. Vedere un'arena da migliaia di persone, metallari (e non) di tutte le età che si stringevano commossi in silenzio religioso, ad ascoltare la rockstar più dolce e violenta allo stesso tempo... Un'emozione indescrivibile.
Si torna a casa veramente soddisfatti. E' di tutti la consapevolezza di aver assistito a qualcosa di veramente unico: tre ore da non dimenticare mai, tre ore che ti fanno comprendere l'essenza vera della musica, del rock, di quanto possa cambiarti la vita. Grazie Maynard, grazie Trent.
PS: Scusate la lunghezza, ma era necessaria.
PPS: Sono andato lì fondamentalmente per i Tool, ma i NIN (che amo un po') meno dei Tool hanno fatto un concerto indimenticabile... Spero si evinca dalla recensione.
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