Il nome Andrea Braido ai più non dirà nulla. Qualche attento ascoltatore lo collegherà, invece, ad uno dei musicisti che accompagnava Vasco Rossi nello storico live "Fronte del Palco".

In realtà questo simpatico chitarrista trentino ha prestato la sua preziosa “ascia” a vari nomi del panorama musicale italiano, tra cui Patti Pravo, Mina, Zucchero, Raf oltre a varie trasmissioni televisive tra cui "Il Laureato" di Enzo Jannacci e Paolo Rossi. Ma probabilmente la sua performance più famosa resterà proprio quella di "Fronte del Palco" in cui non si limitava a risuonare i pezzi di Maurizio Solieri, ma donava ad essi una nuova luce, una nuova vita sprigionata dalla sua sapiente chitarra.

Cresciuto come autodidatta e poi borsista al famoso Berkley di Boston ha saputo fondere nel suo stile la passione per l’hard rock d’annata, primi su tutti i grandi Jimi Hendrix e Richie Blackmore e l’amore per il jazz di Al Di Meola, Miles Davis, John Coltrane, nonché una passione per il blues che lo vedrà un vero e proprio innovatore del genere.
Se la sua attività di turnista nonché di coverista (famose le sue band dedite alle cover di Hendrix e Deep Purple) è decisamente ricca altrettanto non si può dire dei suoi lavori solisti, probabilmente a causa dei numerosi impegni ma, soprattutto della scarsa considerazione in Italia per il fenomeno dei guitar-hero.

"Le bizzarre avventure del Dott. Kranius", suo secondo lavoro, è un contenitore in cui trovare tutte le molteplici sfaccettature della musica di Braido nonche le sue numerose influenze. L’opener "Spingi" dal titolo lascia già presagire il tutto: le spinte sono così violente che la chitarra di Braido grida dal dolore in un hard rock dalle tinte funky con gli amplificatori a manetta e con suoni hendrixiani impazziti. Nella successiva "My childe age" i toni diventano soffusi con un caldo tema jazz/blues e le emozioni sprigionate dalle corde. "Vecia Vulpis Blues" ed "Un cowboy quasi simpatico" sono due lunghe jam blues in cui l’avvicinamento ad un grande come Scott Henderson diventa decisamente palese. La capacità di innovare il genere è strabiliante, più di un quarto d’ora di blues rock che non annoia e non sa di già sentito.
Ancora feddback impazzito nella breve "War" per passare ancora alle soffuse melodie di "Relax in the world". Improvvisazione in Swingando con il classico trio jazz (le parti di batteria sono suonate da Davide Ragazzoni mente del basso se ne occupa lo stesso Braido). "In Sensazioni" nel tempo atmosfere tipicamente methenyane, con un accattivante bossanova accompagnata dal cantato di Braido.

"Metal Samba", dopo un inizio ancora sudamericano sfocia, nella parte centrale, in un lungo solo strappato direttamente dagli anni d’oro del genere. "Country fuga" è il classico pezzo che vi farà saltare dalla sedia, grandioso come accompagnamento in un rodeo vede i nostro cimentarsi addirittura con un infuocato country. Ancora jazz/rock in "Libertà accordata", mentre le conclusive "Intervallo" e "Presentazione" sono un po’ di cazzeggio in cui Braido si diverte a prendersi in giro da solo.

Un signore chitarrista, come pochi. Uno che suona con il sangue e con il cervello.

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