Andy Timmons nasce 42 anni fa nell'Indiana e già all'età di 4 anni inizia a suonare la chitarra elettrica, si trasferisce in Texas e alla fine degli anni '80 entra a far parte dei Danger Danger, uno dei tanti gruppi pop/metal che tanto furoreggiavano all'epoca. Intraprende la carriera solista e nel 1994 fa uscire l'album "Ear-X-Tacy".

Il disco è interamente strumentale e qui Andy mette in mostra oltre che la sua tecnica invidiabile, soprattutto il suo tocco fenomenale, a tratti da bluesman consumato, in altri casi da rocker sanguigno, per arrivare a vere e proprie sfuriate shred. Come avrete dunque capito ci troviamo di fronte ad un chitarrista molto versatile che passa da uno stile all'altro con massima disinvoltura e sempre mantenendosi a livelli eccelsi (Timmons è, tra le altre innumerevoli collaborazioni, anche il chitarrista di Oliva Newton John). Prendiamo ad esempio "Electric Gypsy" (titolo che forse fa riferimento ad Hendrix), una ballata in cui Andy sfodera una prestazione piena di passione, accompagnata dal suono strepitoso e molto texano del suo ampli; la sua propensione verso il blues viene fuori in "Remember Stevie", esaltata in tutta la sua durata dal fraseggio prima dolce e sognante, poi degno delle cavalcate più impetuose del mitico Stevie, insomma una dichiarazione d'amore nei confronti di questo genere. Segnalo in questo senso l'album con i Pawn Kings, in cui, oltre alle canzoni di più classico blues, trova spazio la sua cover di "Little Wing" che non esagero a definire al livello della versione di S. R. Vaughan.

Tornando a "Ear-X-Tacy", è doveroso evidenziare anche il suo aspetto più rock, come nella potente "Turn Away" o nell'iniziale ed esuberante "Carpe Diem", canzone che tra l'altro riprende molto lo stile di Satriani, pur conservando la freschezza stilistica timmonsiana. Ora però è il momento del capolavoro forse più splendente dell'album, la ormai celebre (tra i chitarristi) e ineguagliabile "Cry for You", esempio sorprendente della capacità di Timmons di tessere trame melodiche toccanti e complesse; comunque è meglio ascoltarla che parlarne, per cui vi invito a farlo al più presto. Tra le altre song, tutte molto gustose, vale la pena menzionare degli episodi che sono più che altro dei divertissement: la divertente e fulminea "Farmer Sez" che non può che far pensare ad una scenetta esilarante di inseguimento tra contadini e ladri in aperta campagna e che contiene una prestazione notevole di Andy, nonchè la altrettanto breve "This Time for Sure" in cui si esibisce alla slide sempre con molto successo.

La chiusura è affidata alla malinconica "There are no words", canzone che su una chitarra pulita fenomenale costruisce un'atmosfera unica dovuta alle doti di Andy, ma anche ad un suono che ha davvero pochi rivali.

Carico i commenti... con calma