Gli Anekdoten sono gli unici sopravvissuti, musicalmente parlando, della triade svedese (completata da Anglagard e Landberk) che ha contribuito a rilanciare il movimento progressive agli inizi degli anni novanta.

Formati nel 1990 dalla mente del polistrumentista Nicklas Berg, hanno all'attivo cinque lavori autoprodotti e diversi live. E’ uscita tra l’altro nel 2009 l’antologia intitolata “Chapters”, che raccoglie il meglio della produzione della band, insieme ad alcuni brani rari ed inediti. Il disco che mi appresto a recensire invece è il live “Waking the dead” del 2005, prezioso documento dell’attività concertistica degli Anekdoten.
Le ragioni che mi hanno spinto a recensire quest’opera, oltre all’indubbio valore artistico dei brani presentati, sono l’incredibile resa dal vivo di questo gruppo e la produzione sorprendentemente pulita.
La registrazione è incentrata sui due precedenti lavori “From Within” e “Gravity”, probabilmente i migliori della loro discografia o perlomeno quelli della svolta, dove il gruppo riesce a maturare un sound più originale ed orientato verso la canzone, abbandonando le forti influenze dei maestri King Crimson presenti soprattutto nei primi lavori.

“L'abilità tecnica è qualcosa che ti aiuta ad esprimere le cose che vuoi dire attraverso la musica ed è senza valore di per se stessa”. Si può ben dire che gli Anekdoten hanno messo a frutto questo loro pensiero.

La musica proposta è un progressive rock che ben riesce ad amalgamare momenti duri ed aggressivi ad una certa psichedelia sospesa e visionaria. La peculiarità del loro sound si fonda sull’impasto sonoro di un basso spregiudicato e di chitarre distorte e dissonanti, mitigati dagli onnipresenti inserimenti del mellotron e di altri strumenti classici come il violoncello ed il flauto. Alla violenza di questi attacchi più elettrici gli Anekdoten sanno però mescolare anche atmosfere più riflessive ed ipnotiche, che giocano tra antico e moderno, ed evocano la natura selvaggia e sconfinata dei paesaggi nordici.
Il disco si apre con la dinamica “Monolith”, brano introdotto da un riff di chitarra in stile Sabbath e che prosegue impetuoso guidato da un giro di basso avvolgente. La successiva “From Within” è un altro pezzo che inizia con un devastante muro sonoro, che si ripeterà successivamente nel brano, ma che apre a passaggi meno aggressivi e più malinconici. Segue “Kiss of Life” che ripete con la stessa qualità la formula dei brani precedenti. Il quarto brano è “Hole”, uno dei capolavori della band, triste ed alienante ballata impreziosita dalle struggenti linee melodiche del mellotron. “SW4” è invece una canzone con un groove oscuro, condotta da un giro di basso ripetitivo e allucinato. “Moons of Mars” è il primo inedito, ma più che un brano è un intro di solo mellotron che apre allo splendido strumentale “The sun absolute”, pulsante e psichedelico. La traccia successiva “Ricochet” è quella che si avvicina di più ad un certo post-rock, tra  arpeggi elettrici di chitarra e un refrain sorretto dalle melodie disegnate dal mellotron.

Il disco continua con la ritmica e trascinante “Gravity” e le sue strazianti aperture melodiche. Uno dei brani più ispirati di tutta la discografia del gruppo, dove ogni strumento sembra incastrarsi perfettamente nelle melodie.
I pezzi che chiudono questo lavoro sono l’inedito strumentale “This time will pass” e la perla nascosta “Sad rain”. Quest’ultima in particolare è un lungo e variegato brano di grande intensità emotiva, bonus track dell’edizione giapponese del disco d’esordio “Vemod”.

Gli Anekdoten erano probabilmente il gruppo più derivativo della triade svedese e quelli che personalmente mi entusiasmavano di meno, sebbene stiamo parlando sempre di musica di alto livello. A differenza dei compatrioti però hanno saputo resistere al tempo ed elaborare un sound sempre più personale. In poche parole crescere. E questo disco, dal mio punto di vista, ne è la prova più lampante. Consigliato a tutti.

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