Oluwatosin Ayoyinka Olumide Abasi (come se fosse antani, lo vedi che stuzzica, la sbiriguda?), detto “Tosin” per gli amici, è il leader e fondatore degli “Animals as Leaders” ed un chitarrista (e pure bassista) con un talento disumano.

Gli “Animals as Leaders” sono un trio che, non posso esimermi dal dirlo, dato che noblesse oblige, “spaccano il culo ai passeri” (nell’album di cui parlerò sono coadiuvati da Misha Mansoor al basso, tastiere e alla programmazione, Adam Getgood al basso, produzione e missaggio, entrambi dei “Periphery”, e da Diego Farias, chitarrista dei “Volumes”, alla programmazione e modulazione del suono).

“The Join of Motion” è, per me, il miglior tra i quattro album pubblicati dal trio guidato dal “nigeriano” di Washington.

Piccola parentesi: non ho capito, perché il precedente recensore li identificasse come australiani/aborigeni.

A fianco di Abasi ci sono il chitarrista/bassista (dal 2015, prettamente bassista) Javier Reyes ed un altro mostro uscito dal Berklee College of Music, ovvero Matt Gartska, origini polacchissime, ma di Hopewell, Virginia, posto abbastanza sperduto e nemmeno troppo vivace.

Le chitarre a otto corde di Abasi e Reyes sono le cantanti di questo disco prog-metal, mentre l’energia e le dinamiche di Gartska sono il carburante necessario per renderlo meraviglioso, dandogli un upgrade decisivo.

Veniamo all’album, che è cupo, ma non pesante, che è ricco, ma non strabordante, che è virtuoso, ma non eccessivo. Sono 12 brani, con una durata media di circa 4’30” che non annoiano mai, che ti tengono incollato all’ascolto, senza la tentazione di staccartene, nemmeno per i testimoni di Geova che ti suonano al campanello nel momento più inaspettato della giornata.

Comincio da un percorso iniziato, precisamente dalla nona tappa, che è “Para Mexer”, in cui la chitarra acustica di Tosin raggiunge livelli di sublime tecnica latin-sound sostenuta dal groove spettacolare di Gartska, il basso di Getgood è potentissimo e condensatissimo. Jazz, heavy, latino, ma che pezzo è? Sfolgorante tecnicamente, compatto e coinvolgente da strapparti le viscere!

Dal nove si va al dieci, non come votazione e nemmeno come banale dimostrazione del saper contare, perché in seconda battuta voglio parlare di “The Woven Web” (decima traccia). Cadi brutalmente nella tela tessuta da Web-Abasi, intontito ed ipnotizzato dalla sua chitarra, vieni tramortito dalle sferzate di Gartska e ti riesumi in totale confusione, “slappato” da Mansoor, con il sottofondo acquoso di Reyes.

Come si suol dire non c’è dieci, senza undici, mi viene facile parlare di “Mind-Spun”. Sweep picking a go-go per l’americano-nigeriano che a questo punto dell’album mette un po’ da parte gli aspetti più funky e fusion messi a spot qua nell’opera e là e riporta alla mente il primo album omonimo della band del 2009.

“Ka$cade” apre benissimo l’album, 10” di melodia, poi gran cassa e rullanti a manetta, effettistica e tecnica da manuale, assoli ed melodia riconoscibile in perfetta sintassi musicale. Tanta roba.

Un po’ di violenza nel drumming, con chitarre spesso pulite in “Lippincott” e “Air Chrysalis” con qualche stop & go di gusto. Francamente inaspettata “Another Year”, con influenze jazz, ma che tiene benissimo nel contesto dell’album i 3’51” dedicati.

In “Physical Education” grande spazio alla chitarra di Reyes che risulta melodicamente piacevole nelle parentesi metal creando una contrapposizione con la pulizia di Tosin; sul finale tema doppiato con gusto. Gran pezzo e video divertente.

Scelto come primo singolo, “Tooth and Claw” convince nelle intenzioni, ma non aggiunge molto alla già citata bravura degli Animali come Leader, sicuramente un brano fruibile, così come “Crescent”, mentre in “The Future that Awaited Me” gli incastri ritmici la fanno da padrone e rendono il brano squisitamente complesso, conseguentemente meno accessibile.

La conclusione con “Nephele” è lo sfogo solistico di Tosin, meritato.

Un album che giganteggia e non necessariamente “djenteggia”. Thumb up.

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