Ci sono persone che nella vita cambiano ed altre che restano sempre se stesse. Anche nella musica ci sono gruppi a cui piace sperimentare e cambiare ed altri che, trovata la loro strada si fossilizzano su un genere senza più distaccarcisi.

Gli Annalist band polacca, di Varsavia per essere più specifici, cominciarono nel lontano 1991 proponendo nei loro due demo “Over The Northland” ed “Ad Patris” della musica riconducibile per lo più al classico progressive death metal che in quegli anni viveva un momento particolarmente florido.

Già dal primo full lenght le cose però cambiano radicalmente, questi quattro ragazzi abbandonano di fatto il metal estremo per dedicarsi ad un più sobrio ed elegante progressive rock, nel quale affiorano qua e la delle reminescenze doom (da intendersi alla maniera dei Black Sabbath) e richiami al gothic metal per quanto riguarda le parti di tastiera.

Arrivando a questo primo disco, “Memories”, si nota come i nostri, pur essendo tutti in possesso di grandi qualità tecniche, preferiscano esprimersi come gruppo, non mostrando troppo di sovente le singole capacità, se non in brevi assoli che ci propongono di tanto in tanto.

Il platter è diviso in 10 episodi di durata variabile, con estremi dai 3 minuti e 5 secondi di “Thorn In The Heart” ai quasi 13 minuti della suite “Lunacy”, per un totale di 53 minuti di musica estremamente atmosferica e ricca di emozioni.

I momenti più significativi dell’album si posso ritrovare nella prima canzone, “Strange Voice From The Past” nella quale convivo le varie influenze musicali menzionate in precedenza, il tutto calato in un’atmosfera estremamente triste e grigia (mi ha ricordato in alcuni frangenti, con le dovute differenze, la bellissima Pioggia… January Tunes dei Novembre). Ancora da menzionare risulta essere la seconda “Falling Down” delicatissima traccia quasi del tutto acustica, che vede nella prima parte una tema di tastiera ripetuto a lungo, sul quale si muovono chitarre e la delicata voce di Robert Srzednicki. La seconda metà del pezzo, pur muovendosi su territori ancora estremamente rilassati, presenta tutti gli strumenti che proseguono la canzone fino alla fine. Ottimo il risultato finale.

Un altro highlight è, secondo mio personale parere, “Thorn In The Heart”, nella quale fa la sua comparsa un delicatissimo clavicembalo che smorza di molto l’atmosfera, questa volta decisamente più oscura dell’episodio citato prima. La voce di Robert si fa questa volta più bassa, preferendo un’interpretazione che comunichi inquietudine.

Un duetto basso/tastiere apre invece quella che secondo chi scrive è la migliore canzone dell’intero cd, mi sto riferendo ad “All Things Must Pass”, nella quale i musicisti mettono in mostra tutta la loro capacità strumentale, optando per ritmiche dispare, assoli complessi, il tutto però seguendo una linea melodica di grande gusto ed eleganza. Un ottimo strumentale che risulta essere uno dei valori aggiunti dell’album, assieme alla suite “Lunacy”, che sfrutta la sua lunghezza per cambiare continuamente ritmi, atmosfere e che permette alla band di esibirsi in acrobazie musicali di grande effetto. La traccia è sicuramente quella che maggiormente risente dell’influenza del progressive anni ’70, dal momento che fanno capolino molti cliché tipici del genere.

Il resto del disco scorre sempre piacevolmente, ma senza infamia e senza lode, accattivandosi i favori dell’ascoltatore ma senza far gridare al miracolo, eccezion fatta per la parte finale di "Isabel" in cui i musicisti si esibiscono in una jam dai forti richiami jazz specie per quanto riguarda il lavoro del piano.

Unico vero difetto del disco risulta essere purtroppo il mixaggio e la qualità di registrazione davvero pessimi, con suoni mai troppo chiari che rendono poco chiari alcuni passaggi strumentali che, se ascoltati ad una qualità migliore, avrebbero potuto fare elevare il platter ad ottimo prodotto; nonostante ciò è però impossibile non lodare gli Annalist per il lavoro svolto, augurandoci che il prossimo lavoro goda di una migliore produzione che gli permetta di esprimersi al meglio.

 

Tracklist:

1) Strange Voice From The Past

2) Falling Down

3) Spirit

4) The Farthest Shore

5) Thorn In The Heart

6) All Things Must Pass

7) Lunacy

8) The Eye Of Seracos

9) Forgive And Forget

10) Isabel

 

 

Line up

Robert Srzednicki - voce, chitarre elettriche e acustiche, piano

Krzysztof Wawrzak - basso chitarra, voce

Bartek Go³embnik – tastiere

Artur Szolc - batteria, percussioni

Elenco e tracce

01   Strange Voice From The Past (00:00)

02   Falling Down (00:00)

03   Spirit (00:00)

04   The Farthest Shore (00:00)

05   Thorn In The Heart (00:00)

06   All Things Must Pass (00:00)

07   Lunacy (00:00)

08   The Arrival (00:00)

09   The Castle (00:00)

10   The Underground Passage (00:00)

11   Old Remberance (00:00)

12   The Eye Of Seracos (00:00)

13   Forgive And Forget (00:00)

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