Jeff Waters è un gran paraculo.

Mi ha fregato ancora, mi ha fatto credere un'altra volta che c'era una remota e lontana possibilità che potesse tornare quello di una volta. Ma andiamo con ordine. "Never, Neverland" (1990) e "Alice In Hell" (1989), due album che erano riusciti a dare una scossa enorme al movimento Thrash, i quali mostravano una potenza sapientemente unita ad una tecnica inaudita da parte di Jeff Waters, chitarrista dalle grandissime capacità musicali, che in soli due anni era riuscito a dare alla luce due prodotti musicali che avrebbero influenzato centinaia di band a venire. Peccato che si fermò già tutto lì.

Nel 1993 viene dato alla luce "Set The World On Fire", album che virava verso un Thrash più morbido, con pezzi più cadenzati e di facile ascolto, alcune ballad, ma lo stile chitarristico di Waters c'era ancora, e fu per questo che sia nell'anno dell'uscita dell'album sopracitato, che negli anni a venire, i fan non voltarono completamente le spalle agli Annihilator... anche se gli sono sempre stati molto vicini a farlo.

"Dentro di me so che non riuscirò più a tirar fuori un album che abbia le stesse caratteristiche di Alice In Hell o Never, Neverland. Cerco di guardare al futuro."

Queste le parole di Waters a un sito di recensioni americano, parole forse nostalgiche, in ricordo di anni che non ritorneranno più, ma sicuramente coraggiose. Che gli Annihilator non abbiano mai realmente mollato l'osso è chiaro, alternandosi fra album più che buoni ("Criteria For A Black Widow, King Of The Kill, Waking the Fury) con altri sul limite dell'osceno (All For You, Remains, o l'orrendo Metal). Diversi stile sono stati provati e riprovati nella loro ormai quasi trentennale carriera, fra l'Industrial, sonorità vicine al Metalcore, e altre che richiamavano lo Speed degli anni 80'. Di questo do merito agli Annihilator, ma sopratutto a Waters, di aver sempre continuato su ciò che volevano fare, all'infuori se fatto male o bene, ma di averci comunque provato, per un risultato che avrebbe soddisfatto in primis la band, e in secondo piano i fan.

Dopo una certa stabilità in formazione con Dave Padden al microfono, presente dal 2004, e uscite finalmente di ottima qualità, prima l'omonimo "Annihilator" nel 2010, e "Feast" nel 2013, il cantante canadese decide di abbandonare poiché amareggiato dallo stare così a lungo lontano dalla famiglia durante i tour. Waters decise allora, dopo aver tenuto parecchie audizioni, di ricoprire lui stesso il ruolo di cantante, come successe nel 1994 con "King Of The Kill", album prodotto, suonato e cantato interamente dal leader degli Annihilator, fatta eccezione per la batteria. I risultati però non sono né quelli sperati, ma neanche così lontanamente nefasti. "Suicide Socitey" del 2015, è un lavoro che viene apprezzato generalmente, colpevole forse di sonorità troppo vicine all’heavy, ma soprattutto di suddetti plagi a "Ich Tu Dir Weh" dei Rammstein nel pezzo "Snap".

Perciò, l’annuncio nell’estate di quest’anno di "For The Demented" doveva servire come la conferma che gli Annihilator non avevano finito le idee, non ancora. Una cosa che ho sempre apprezzato del leader della band canadese è il fatto di non chiamare, come altri musicisti spesso e volentieri fanno, il loro ultimo album il migliore mai uscito, o il ritorno alle sonorità dei più famosi. Waters definì "For The Demented" come un album diverso, in cui saranno presenti molti stili diversi. La copertina non dava molta fiducia a riguardo, ma su questo ormai ci ho fatto l’abitudine. Mai giudicare un libro dalla copertina, si dice..

Sin dal rilascio dei primi singoli, avevo sperato in bene. "Twisted Lobotomy" è il classico pezzo tirato alla Annihilator, veloce, corredato da un ottimo riff, e da una struttura semplice ma immeediata, l'ideale da riproporre in sede live. "Pieces Of You" ricorda in maniera eccessiva i (troppi) lenti del gruppo canadese proprosti fra il 94' e i primi anni 2000, accompagnati da un video che non è poi tutto un bel vedere. "The Demon You Know" e "Not All There" invece sono canzoni che lasciano ben sperare per l'andazzo del disco, con la prima che riprende alcune sonorità più rockeggianti miste allo stile inconfondibile di Waters, e la seconda che, per la felicità di molti, sembra essere uscita da quell'ormai lontano "Never, Neverland", peccato solo per la durata. A dare la mazzata definitiva a tutte le speranze che si erano riposte nell'album però, ci pensano l'inutile "Dark", un intro evitabile e parecchio noiosa all'ascolto, e la successiva "The Way", pezzo che sembra essere uscito da un album dei Green Day più recenti da quanto è orecchiabile e tendente a sonorità più commerciali. E' risaputo che da parecchi anni a questa parte, Waters abbia cercato di unire il suo lato più thrash, mai perduto, con un altro più melodico, alcuen volte stati tirati fuori degli ottimi pezzi, altre volte no.

Sono del parere che chi ascolta ancora gli Annihilator, lo faccia in gran parte per i riff di Jeff, convinti che un giorno potranno forse riascoltare e riassaporare quelle composizioni musicali dei primi album. Il mastermind della band canadese di oggi è diverso purtroppo, e le innumerevoli correnti musicali che lo hanno influenzato nella sua carriera, oltre anche ai tantissimi cambi di formazione, hanno in un qual modo trasformato Waters, senza però fargli dimenticare le sue origini. "For The Demented" non rappresenta quindi un album di innovazione, ma neanche da dimenticare, ma è solo l'ennesimo disco di un gruppo che fra alti e bassi riesce ancora a dimostrare di non avero perso completamente la stoffa, seppur con qualche scivolone. Ma io sarò ancora qui con la speranza che Waters riesca a tirar fuori un gioiello come quelli che pubblicò nell'89'-90', quando un ragazzo di soli 24 anni riuscì a sconvolgere il mondo della musica in maniera decisiva... io ci spero ancora.

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