L’estremo limite dell’angoscia è stato raggiunto.

Una nuova, brutale sperimentazione di tormento prende forma dall’esperienza depressiva, che, svuotata della sua componente malinconica e decadente, rivela finalmente la devastante ira autolesionista che la pervade. Il dolore perde il suo significato filosofico ed emozionale per divenire solo l’ultima, crudele sensazione fisica apprezzabile. L’ultimo contatto rimasto con il mondo sensibile passa per la lama di un rasoio, troppo affilata perché possa eludere la sofferenza, troppo poco perché possa porle un fine. Le piaghe che incidono la pelle come fiori purpurei serbano nella loro cancrenosa cavità le ultime vestigia della vita… una vita trattenuta solo a mezzo della tortura della carne, e che senza di essa, si spegnerebbe o colerebbe via con il sangue.

Questo è il contenuto del manifesto degli Antaeus “Cut Your Flesh And Worship Satan”; questo il significato di un singolarissimo Raw Black Metal la cui furia non ha, e non avrà per molto tempo, pari in tutta la scena mondiale; questo il messaggio che risiede nel complicato, fittissimo geroglifico di “stigmate” che ricoprono le braccia del cantante MkM. Seppure costretti a destreggiarsi tra session members e drum machine, label fallimentari e demo inghiottiti dall’insondabile underground francese, i due membri fondatori del progetto (Set e MkM) sono riusciti ad esprimere al meglio la lucida follia di questo full lenght, che si manifesta attraverso tempistiche grind-brutal inumane, da scuola americana, le quali si fondono ad un mostruoso riffing black, cupissimo, aberrante sublimazione di incubi autolesionistici.

La perfetta produzione, atrocemente nitida, non risparmia all’ascoltatore un singolo, devastante colpo di doppia cassa o una lancinante nota di chitarra. Il martoriante blastbeat che imperversa per tutto l’album è apprezzabile in ogni sua battuta, così come gli spasmi del basso. La spaventosa tecnica del vocalist permette variazioni da febbricitanti tonalità scream, a growl abissali, i quali, seppure di breve durata, nulla hanno da invidiare alle prestazioni di colleghi più esperti che militano in formazioni death. E’ percepibile, durante tutti i cinquanta minuti e mezzo di durata complessiva dell’album, un’alone di pazzia, un’atmosfera da ospedale psichiatrico, di cui sono responsabili principalmente i brevi ma inquietanti preludi, caratteristici di quasi tutte le canzoni, delle quali sono parte integrante. In essi è accennato, in tinte oniriche, il massacro sonoro che segue.

E’ il caso dell’opener “Inner War”, introdotta da un silenzio fluido, disturbato da sgraziati lamenti, in cui si avverte con chiarezza insopportabile la disperazione di una mente malata chiusa in se stessa. La composizione del pezzo si discosta leggermente dalla tipologia di struttura adottata per le altre tracks, ma non per questo essa è da considerarsi di minor valore. E’ invece uno dei punti salienti di questo “Cut Your Flesh and Worship Satan”, quello che, pur rimanendo sempre entro i limiti del Black Metal, più deve alle strutture brutal-death che tanto influenzano la chitarra di Set. La voce stessa risente di queste contaminazioni, miscelando scream e growl in passaggi dal sapore “deicidiano”.
Se il clima è lo stesso per “Specimen 23”, è anche vero che questo pezzo è molto più strettamente legato alla concezione di BM, che rimane comunque personalissima, trattandosi degli Antaeus. Un’intro caratterizzata da uno sfondo di quelle che sembrano essere interferenze elettromagnetiche vede il ripetersi di una frase incomprensibile, pronunciata da una voce inumana, robotica e bestiale insieme. Sullo sfumare di questa interviene il grinding della batteria, che si tramuta immediatamente in un massacrante tappeto di doppia cassa, il quale trova però occasione di rallentare sugli inserimenti di un basso marcissimo. Il timbro di MkM diviene più secco, alto e sofferto, riverberato dal torbido e potente lavoro della chitarra, i cui riffs si alternano in strane successioni.

L’unico altro pezzo che toglie leggermente dalla brutalità per dare all’evocatività è “Bleeding Blasphemy”, i cui arrangiamenti sfiorano qualcosa di assimilabile alla melodia, che non si sarebbe creduta possibile in un disco come questo. Gli stendardi di battaglia del gruppo rimangono comunque canzoni come “Seventh Ceremony” e “Devotee”, la cui violenza si eleva una spanna più in alto delle produzioni di qualsiasi gruppo black. Ma l’inappellabile conferma di quanto appena detto arriva con rovinosa furia in “Those With No Eyes”. Una singola, angosciante sillaba, filtrata attraverso mostruose macchine terapeutiche, prelude allo svolgersi di questo capolavoro. Una sillaba che racchiude nel suo suono funereo una indicibile lega di rabbia e sofferenza. Una sillaba che esplode in un terrificante imperativo, prolungato e lacerante: “Kill!” . La batteria che si inserisce è una tempesta, un vento inaudito di orrori che annichilisce l’ascoltatore. La chitarra diviene un flagello che apre ferite insanabile, le cui note sono taglienti come rasoi. MkM ruggisce il suo furore sovrastando il tutto, tiranno su un regno in balia del Caos.

Questa è la sublimazione di “Cut Your Flesh And Worship Satan”: la negazione della vita. Non un attimo di tregua, non la possibilità di un respiro in questo vortice di ferite autoinflitte. “Non mi è rimasto nulla da mutilare

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