Quando si recensisce un'artista così celebre, si rischia inevitabilmente di cadere nella trappola del "già sentito".

Nonostante ciò, il motivo per il quale credo sia il caso di raccontare un Lou Reed un po' inedito, sta nelle parole di Anthony DeCurtis.

Si intuisce che non si tratta del solito gossipparo alla ricerca del pezzo da stampare sulla rockstar maledetta di turno.

La biografia sul Reed però, non ha come scopo quello di mitizzare quest'ultimo, bensì, di tributarlo rendendo noti anche gli strafalcioni e i lati negativi del rock n' roll animal.

DeCurtis evidenzia come la tanto ostentata decadenza di I Can't Stand It Anymore e Rock & Roll tenda a mostrare un lato ottimista, seppur velato da un certo sarcasmo. Effettivamente, la frase "It's all right" è presente in maniera massiccia un po' ovunque tra i testi di Lou. Nella prima egli afferma che se l'enigmatica Shelly tornasse tutto si risolverebbe, mentre nella seconda che la piccola Jenny, nonostante i suoi grossi problemi, può ancora ballare ascoltando la radio.

DeCurtis conobbe di persona Lou Reed e Laurie Anderson in maniera del tutto casuale. Qualcuno li presentò all'aereoporto di Cleveland; il volo che avrebbero dovuto prendere tutti quanti per la grande mela era stato posticipato.

"Hai recensito New York qualche anno fa... quante stelle gli hai dato?"

"Quattro stelle su cinque."

"Avresti dovuto metterne cinque!" rispose Lou sorridendo.

Subito dopo gli chiese cosa ne pensasse dei lavori di Laurie; da qui si percepisce quanto a Lou importasse della moglie.

Anthony sottolinea come la stima reciproca tra i due fosse nata grazie alla loro conoscenza del tutto informale. Non furono mai intervistato e intervistatore; i ruoli non gli appartenevano.

Lou raccontò ad Anthony anche del suo problema a riascoltare Berlin. Quel disco faceva ancora male al cantautore, tanto che lo considerava il suo più grande tuffo nelle proprie emozioni. Un pericolo, insomma.

I personaggi del concept sono incapaci di amare come si deve; sono dei tossici alla continua mercé di loro stessi e della violenza domestica, degli abusi. E ci sono anche i bambini portati via, la prostituzione e l'inadeguatezza che impedisce di vivere felici. I personaggi non erano soltanto frutto della fantasia dell'autore, ma anche semi-biografici. Nello stesso periodo Lou e l'allora moglie Bettye Kronstad erano in balia della dipendenza e della stronzaggine dell'ex Velvet Underground. Continue promesse di cambiamento mai rispettate portarono inevitabilmente alla fine del rapporto.

La donna rimase sconvolta anche dal fatto che Lou avesse inserito nei testi dei riferimenti al rapporto della stessa con la propria madre.

Ai tempi della realizzazione (1973) Lou non era mai stato a Berlino; scelse come titolo il nome della città poiché apprezzava l'idea di "divisione"; era una metafora.

Causa eventuali spoiler, ho deciso di scrivere solo qualche aneddoto interessante su uno dei dischi per me fondamentali.

Gli aneddoti, le interviste, è tutto davvero ben svolto. Nonostante io non apprezzi particolarmente le opere postume di alcun tipo, mi sento di consigliare la lettura di A Life per la stesura di qualità che DeCurtis ha attuato.

Il libro è uscito in Italia con l'originalissimo titolo A Walk On The Wild Side: Vita e Opere di Lou Reed.

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